In vista della gara contro l'Empoli di sabato, abbiamo intervistato Daniele Balli, doppio ex della sfida e assoluto protagonista del biennio 1997-99 che ha visto la promozione in serie A della Salernitana e la successiva, sfortunata, retrocessione.

Cosa pensa dell'andamento della Salernitana attuale? Si può sognare in grande, o la questione della multiproprietà è un ostacolo?

"Sono molto positivo, la squadra ha inanellato una serie di risultati importanti e questo è il primo segreto per vincere. Spero solo che nelle partite "calde", come quella contro l'Empoli di sabato, si faccia trovare pronta e che l'ambiente aiuti, come Rossi che ci fece da parafulmine per tutta la stagione. Per quanto riguarda la multiproprietà, non credo che sia una questione che possa incidere sul risultato del campo. I giocatori, soprattutto in posti come Salerno, pensano solo a vincere e a fare bene, giocare all' "Arechi" non capita tutti i giorni per cui qualsiasi giocatore dà sempre il 100% e non pensa a ciò che succede fuori dal campo."

Empoli e Salerno: due parti importanti della sua carriera, cosa hanno in comune?

"Sono state due esperienze diametralmente agli antipodi. A Salerno sono legatissimo, ci è nato mio figlio, ho vinto il campionato di B e ho vissuto quello di A in una piazza magica. La A a Salerno non è come la A ad Empoli, non solo per una questione ambientale; l'Empoli, infatti, si è anche un po' abituato a campionati importanti tra A e B, mentre Salerno, che ha potenzialità immense, non riesce a trovare la strada giusta e ciò si traduce in un'adrenalina particolare quando si vince."

Dopo la retrocessione dalla A fu rottura, come mai?

"Dovreste chiederlo a Pavone. La verità la sa solo lui. Ero così legato a Salerno che pur di non allontanarmi feci le vacanze a S. Maria di Castellabate, avevo ancora un contratto in essere. Mi fu detto che ero bravo, capace, uomo spogliatoio, ma purtroppo "vecchio" (31 anni), fatto sta che dopo presero Lorieri che divenne il mio preparatore ad Empoli subito dopo... Purtroppo nel calcio la gratitudine non esiste, anche ad Empoli e Terni mi fu dato il benservito dopo annate positive. Non è tutto in mano ai calciatori, anzi..."

Ha qualche aneddoto simpatico da raccontarci? Qualcosa che le è rimasto nel cuore?

"Sì, assolutamente, due cose su tutte. Per prima cosa ricordo con piacere la simpatia e la qualità del lavoro di Claudio Grimaudo (poi ceduto, n.d.a.) nel ritiro di Tenna. Rossi ci sfiniva, ma lui lavorava con impegno e gioia, cercando anche di alleggerire il lavoro con delle trovate scherzose, come delle secchiate d'acqua gelida. La sua persona teneva alto il morale nonostante fisicamente fossimo allo stremo. Inoltre ricordo con molto piacere la prima in casa in A, Milan - Salernitana. Con il pullman, dal Parco Arbostella, abbiamo impiegato 40 minuti per raggiungere lo stadio! La gente festante ci ha scortati fino allo stadio, una cosa assolutamente incredibile! Quella retrocessione fu un peccato, Oddo ci trasmise una mentalità più guardinga ma meno propositiva, che stava però dando i suoi frutti."

Infine, cosa ne pensa del duo dei portieri Radunovic - Adamonis, entrambi giovani e capaci. La competizione deconcentra?

"Assolutamente no. Anzi, è un'ottima cosa se gestita bene. Il dualismo dei portieri, quando c'è "fame" è sempre una cosa positiva, soprattutto a Salerno dove ognuno cerca di fare bene per guadagnarsi l'affetto e la fiducia dei tifosi. Non è vero che la competizione destabilizza i portieri; io mi sono ritrovato da terzo a titolare e da titolare a riserva. Serve, invece, per non fare adagiare il titolare sugli allori."

Che progetti ha per il futuro?

"Da quando ho saputo che la Salernitana si allena al "Volpe" tornare a Salerno ad allenare le giovanili è diventata un'ambizione. In quale altro campo si può lavorare potendo ammirare la Costiera Amalfitana?"

Sezione: Esclusive TS / Data: Gio 26 ottobre 2017 alle 21:00
Autore: Enrico Volpe
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