.

La spiaggia, quella di Cagliari che può essere l'ultima. La dirigenza granata scelga adesso cosa vuol fare da grande

di Lorenzo Portanova

"Cerchiamo sempre di dare il massimo, crediamo nella salvezza. Cagliari? Andremo lì con la bava alla bocca perché sappiamo cosa ci giochiamo, lavoreremo in settimana per arrivare pronti": così, dopo il crac (l'ennesimo) contro la Sampdoria, Cedric Gondo. Beh, verrebbe da dirsi che è il minimo che la Salernitana si presenti al confronto con i sardi con la bava alla bocca; anzi, servirebbe anche il veleno negli occhi, il fuoco nel sangue e tutte quelle retoriche frasi che facciano però capire bene quale deve esser lo spirito con cui va affrontata la prossima partita. O meglio, le prossime partite, da qui fino a fine campionato, o almeno fino al primo giro di boa, quello di gennaio, che deve necessariamente cambiare le carte in tavole: alla salvezza non basta più crederci, si deve iniziare a fare qualcosa (quello che evidentemente finora non è stato fatto) per raggiungerla. A tal proposito, una premessa è necessaria. La squadra, effettivamente, si impegna, dà il massimo per quel che è nelle sue corde, anche se alle volte pecca di inesperienza: fisiologica e comprensibile. Però da inizio stagione è cresciuta, dei buoni spunti si sono visti.  Sia con Stefano Colantuono che col suo predecessore Fabrizio Castori; che non sono comunque esenti da colpe, qualche situazione rivedibile nella loro gestione c'è. Almeno dall'esterno, senza però sapere nel dettaglio lo svolgimento della settimana e secondo la teoria per cui fare l'allenatore in poltrona e nel post partita è sempre più facile. "Eh, ma doveva giocare X piuttosto che Y", facile dirlo quando Y non segna e l'arbitro ha già mandato tutti negli spogliatoi. Non sono quindi queste le situazioni sulle quali mi soffermerei.

Entrerei semmai più a gamba tesa sulla società, che ora non deve più aver l'alibi del ritardo del passaggio di proprietà, e sull'operato del Ds Angelo Fabiani, che avrebbe dovuto magari pescare un Franck Ribéry in più. Non penso che i calciatori della Salernitana siano scarsi, anzi, penso che siano poco pratici della Serie A, che è cosa ben diversa: qualche innesto in più sul mercato serviva, esperienza e conoscenza della categoria sono sempre necessarie, ai tanti giovani andavano affiancate figure che facessero quasi da insegnanti. Questo è stato l'errore, che non riguarda appunto né i calciatori in sé né i tecnici che devono fare di necessità virtù, sfruttando il materiale a disposizione. La società rifletta, tracci una linea e stavolta ci dica cosa vuol fare da grande.

A cura di Claudia Marrone (TMW)


Altre notizie
PUBBLICITÀ