.

Salernitana-Torino, l'analisi del match: Nicola sbaglia tutto nel secondo tempo

di Roberto Sarrocco

Sconfitta inaspettata quella della Salernitana, che non sfata il tabu interno contro un avversario nettamente alla portata. Nonostante il cambio di modulo e lo solita buona partenza, gli uomini di Nicola subiscono il solito goal per disattenzione e non riescono a riprendere le fila della partita.

Partiamo come sempre dalle statistiche: possesso palla superiore agli avversari, nonostante l'inferiorità numerica per 12 minuti, con una percentuale pari al 52,7%, quasi il doppio dei tiri verso lo specchio, 14 a 8, anche se nello specchio sono solo 3, rispetto ai 5 del Toro. Equilibrio nelle linee di passaggio effettuate (249 a 247), mentre nettamente a favore dei padroni di casa il numero di corner (9 a 2), di cross (29 a 8) e di dribling riusciti (15 a 9).

Passiamo ora alle scelte tattiche: per la prima volta da quando siede sulla panchina granata, Davide Nicola schiera la difesa a tre, arretrando Radovanovic nel terzetto in posizione centrale, come nelle ultime stagioni a Genoa con Ballardini, e facendo scalare Fazio sul centro sinistra, con Gyomber sul centro destra. In mediana la coppia titolare Coulibaly-Ederson per garantire maggiore densita li nel mezzo, mentre Mazzocchi e Zortea posizionati come quarti di centrocampo. Davanti Verdi sul centrosinistra e Bonazzoli sul centrodestra pronti a fare da collante con la punta Djuric.

Solito approccio alto ed aggressivo, tipico marchio di fabbrica di Nicola che produce tanto possesso palla e recuperi a qualche occasione da rete, come la deviazione sul palo di Berisha, sulla volee di Verdi. Poi solito svarione difensivo, sempre di Fazio, e rigore procurato, con annesso vantaggio di Belotti. La Salernitana ha una buona reazione fino alla mezz'ora ma poi cala di intensità e il Torino prende le misure, non rischiando fino al fischio d'intervallo. Nel secondo tempo non c'è stato il cambio di ritmo previsto: Verdi che nella prima frazione aveva dato linee di passaggio e imprevedibilità è calato vistosamente come di consueto e il cambio con Ribery non ha prodotto nulla di buono, col francese evidentemente in stato di arretratezza fisica e tattica.

A differenza delle partite precedenti l'assalto finale non è stato efficace, soprattutto per l'assenza di Djuric che dopo lo scontro con Buongiorno ha perso lucidità mentale ed è stato costretto ad abbandonare il campo a venti minuti dalla fine. Mikael, entrato al suo posto, ha confermato la poca adeguatezza al campionato italiano, non garantendo né fisicità li davanti né profondità, e riducendo drasticamente le chance di ripresa della squadra di Nicola.

In conclusione, il passaggio a tre dietro, nonostante gli errori di Fazio ha garantito maggiore solidità, riducendo al minimo i rischi per la retroguardia e permettendo anche una costruzione dal basso proprio con Radovanovic che usciva spesso per dare il via alla manovra. È mancato il cambio di marcia nel secondo tempo che i subentrato, Ruggeri, Ribery, Bohinen e Mikael non hanno saputo imprimere. 


Altre notizie
PUBBLICITÀ