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SALERNITANA: calo di spettatori, andava meglio in D senza simboli

di Gaetano Ferraiuolo

"Marchio, colore, denominazione" cantavano i tifosi nel 2011-12, un tormentone che ha accompagnato il primo anno della gestione Lotito-Mezzaroma utile a stimolare la società affinché riacquistasse i segni distintivi della Salernitana. Eppure i dati al botteghino fecero capire immediatamente che per tanti era solo una scusa: in Seconda Divisione la media spettatori fu praticamente identica e la sfida promozione col Poggibonsi fu seguita da meno persone rispetto a Salerno Calcio-Monterotondo. I 5500 di Salernitana-Ascoli sono decisamente pochi per giustificare il "meritiamo di più" intonato dagli ultras della curva Sud, unici a poter davvero pretendere uno sforzo maggiore della società sul mercato di gennaio. In pratica la maglia del Barcellona con lo stemma religioso e un nome diverso tirava di più rispetto ad una squadra che si giocava la possibilità di collocarsi al terzo posto, a -1 dalla promozione diretta. Fino a quando si tiferà per l'obiettivo e non si farà un salto di maturità a 360° è palese che la serie A resterà una mera utopia. E nessuno sarà esente da responsabilità. 


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