"Sono molto contento di aver segnato qualche gol importante nelle ultime settimane, contro il Frosinone si è prospettata la possibilità di calciare un rigore e non mi sono tirato indietro. Mister Pecchia lo ha detto anche nella sua intervista: batte chi se la sente in quel momento. E' andata bene, sottolineo che non c'è alcun tipo di problema con i miei compagni. Siamo tutti fortemente convinti che conti esclusivamente il bene del Parma, il gruppo è sano e remiamo tutti nella medesima direzione e con la consapevolezza che indossiamo una maglia storica e importante. Obiettivi? Vincere il più possibile per posizionarsi al meglio in classifica. E' evidente che questo organico abbia delle potenzialità, ci sono giovani che stiamo imparando a conoscere e che possono darci una grande mano. Ma la serie B è un campionato anomalo, difficilissimo. Piedi per terra e concentrazione in vista della prossima gara". Inizia così la chiacchierata della redazione di TuttoSalernitana con Gennaro Tutino, attaccante del Parma che ha lasciato un pezzo di cuore a Salerno. Città in cui ha vinto un campionato: "Sono ricordi bellissimi. Sento dire spesso che quella fosse una squadra normale, ma io non sono assolutamente d'accordo. Non vinci se non hai qualità, la Salernitana rimase nelle prime due posizioni dall'inizio alla fine e il merito va condiviso con ogni componente. Il segreto? Il gruppo. Chi restava in panchina sapeva perfettamente di poter fare la differenza da subentrante, l'esempio lampante è Cedric Gondo. In diverse circostanze partivamo io e Djuric dall'inizio, ma lui era sempre incisivo e concentrato. Anche l'allenatore Castori mostrò capacità nella gestione dello spogliatoio e ci ha saputo trasmettere la mentalità giusta. Fu una gioia incredibile, tra l'altro in una città legatissima alla maglia e che sa sempre riconoscere l'impegno dei suoi calciatori".
Tutino, che chiuse la stagione in doppia cifra siglando il rigore decisivo a Pordenone al 96', ha un solo rimpianto: "L'ho sempre detto: mi sarebbe piaciuto tantissimo poter scendere in campo in un Arechi pieno. Un calciatore con il mio carattere si sarebbe esaltato in quello stadio che mette i brividi anche se ci giochi da avversario. La pandemia purtroppo non ci ha permesso di vivere questa emozione, anche i festeggiamenti finali furono condizionati dalle restrizioni. Lo scorso 7 agosto poteva essere l'occasione per salutarli dal vivo e per ringraziarli del sostegno e dell'affetto che hanno sempre dimostrato nei miei confronti, purtroppo ho avuto un piccolo problema fisico e non ho potuto esserci". Da attaccante, l'ex Verona si sofferma su Djuric e Simy: "Con Milan abbiamo formato una bella coppia, ci completavamo bene. Non entro nel merito della sua scelta e di quella della società, so che c'era un contratto in scadenza e che le strade si sono separate. Come persona e come calciatore credo non si possa assolutamente discutere, ha dato una grossa mano per il raggiungimento della salvezza ed è stato fondamentale. Perdere un elemento del genere all'interno del gruppo pesa, è indiscutibile. Parla poco, ma sa farsi seguire e ascoltare da tutti. Mi sono trovato benissimo con lui. Quanto a Simy, abbiamo condiviso sei mesi a Parma. Purtroppo, a partire da me, incappammo in un periodo negativo e in tanti non riuscirono a dimostrare il reale valore. Ma a me piace descriverlo soprattutto come uomo, un ragazzo perbene che ha sempre dato il massimo. Un'annata fortunata può capitare a chiunque, ma se vai in doppia cifra anche in serie A per 2-3 stagioni di fila vuol dire che sei forte".
Sull'attuale Salernitana e sul campionato di A: "Ci sono sempre quelle 6-7 squadre che fanno un torneo a parte, è un dato di fatto. La Salernitana, eccezion fatta per la brutta sconfitta di domenica scorsa, è partita bene e ha un organico importante allestito con risorse economiche non indifferenti. Credo e spero possa arrivare una salvezza decisamente più tranquilla rispetto alla passata stagione. Una volta acquisita l'aritmetica, è giusto anche alzare l'asticella. Con quel pubblico non è mica impossibile finire tra le prime dieci. Voglio fare i complimenti a Mazzocchi, è un esempio per tutti noi. Non ha mai mollato, anche quando conviveva con situazioni complesse. La vita gli sta restituendo quello che ha provato a togliergli in passato, la convocazione in Nazionale è meritato riconoscimento per uno dei migliori terzini della serie A".
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