La speranza, un anno fa, era di dover chiudere soltanto per qualche mese. Ma il Covid, dodici mesi dopo, continua a circolare in Italia e le porte degli stadi sono rimaste sbarrate. Il 3 marzo 2020 la Salernitana "salutò" il suo pubblico con il successo contro il Venezia. A un anno da quella partita, gli ultras che si riconoscono nella sigla Direttivo Salerno hanno voluto lanciare un messaggio attraverso i social:   

"Esattamente un anno fa, il 3 marzo 2020, si disputava in notturna all’Arechi la partita Salernitana Venezia. Eravamo in pochi e non solo per l’orario, per la sfiducia, dopo la sconfitta il 29 febbraio in trasferta a Frosinone, per il tempo uggioso. No, intorno a noi c’era già paura, quella paura di un virus sconosciuto che al Nord stava mietendo vittime e che si temeva potesse diffondersi anche da noi. Ma, nonostante un’atmosfera strana, eravamo lì a tifare, a sostenere la nostra amata, ignari che quei cori quello sventolio di bandiere, quegli abbracci tra fratelli, sarebbero stati per lungo tempo gli ultimi.
Porte chiuse, campionati fermi e ripresa sottomessa al Dio denaro infischiandosene dei morti, di chi lottava per sopravvivere, anche economicamente.
Noi del direttivo Salerno dichiarammo il campionato finito. Tutto era diventato secondario e decidemmo di convogliare le nostre forze verso chi aveva bisogno, verso il nostro ospedale e chi lottava in prima fila. Mai avremmo immaginato che tutto ciò sarebbe durato tanto e che questa pandemia modificasse le nostre vite, il nostro modo di essere ultras.
Con questo virus hanno combattuto anche tanti tra di noi e non tutti purtroppo hanno vinto. Speriamo che, anche grazie ai vaccini, tutto possa tornare quanto prima alla normalità e quando tutto sarà finito di poter ritornare a modo nostro in curva, tutti insieme, vicini, con i nostri cori, i nostri fumogeni in una zona libera, come liberi sono gli ultras.
Ed è per questo che combattiamo e combatteremo, perché tutti si sono accorti che il calcio senza pubblico, senza Ultras, senza la fantasia non è calcio, non ha una anima, non ha calore, è più freddo di un videogioco.
Noi combatteremo affinché i nostri figli, i nostri nipoti, possano emozionarsi ed innamorarsi come NOI abbiamo fatto guardando la CURVA CHE CANTA.
Noi senza stadio non sappiamo stare, ma lo stadio senza di NOI non ha senso.
Il calcio è del popolo, di quella gente che fa sì che il calcio sia il gioco più bello del mondo non per quello che esprime sul terreno di gioco, ma per quello che è il vero spettacolo. LE CURVE, IL CUORE PULSANTE IL CALORE ED IL COLORE CHE NOI ESPRIMIAMO".

Sezione: News / Data: Gio 04 marzo 2021 alle 09:00
Autore: TS Redazione
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