Stefano Pioli asfalta la Juventus del miliardario e sopravvalutato Sarri e a Salerno è un autentico plebiscito. Il popolo di fede granata non ha dimenticato che l'ottima carriera dell'allenatore rossonero è partita proprio da qui, quando fu scelto dal compianto Carmine Longo per guidare un gruppo di giovani in serie C salvo poi ritrovarsi nella B più competitiva di sempre in virtù del blocco delle retrocessioni. Mentre Aniello Aliberti annunciava l'incontro con Ezio Capuano, il direttore sportivo chiudeva l'accordo con un tecnico giovane, ma che aveva già dimostrato il suo valore nella Primavera di Chievo e Bologna. Si può dire senza timore di smentita che Pioli sia l'emblema di un calcio poco meritocratico e spesso anche poco logico. Il Milan era in cattive acque, ha una situazione societaria anonima e una rosa nemmeno lontanamente paragonabile a quella gloriosa del passato. Oggi i lombardi battono in scioltezza Roma, Lazio e Juventus, giocano un bel calcio, si ritrovano in zona Europa, eppure la dirigenza ha già deciso di esonerarlo a fine stagione. Dall'altra parte, invece, ecco un Sarri preso per far vedere un gioco stellare, ma che ha perso già Supercoppa e Coppa Italia, è con un piede fuori dalla Champions dopo il ko contro il modesto Lione e in Italia vincerà per la totale assenza di avversari all'altezza. Il mister toscano (a cui la Salernitana diede una bella lezione di calcio nel 2011, nella doppia sfida playoff con l'Alessandria) guadagna tanto, ma non si arriva a 60 anni in A per caso. Nel calcio contano i risultati e gli allenatori dovrebbero prendersi meno sul serio. Meno taccuini riempiti di appunti, più consapevolezza che in campo vanno i giocatori e i moduli servono solo per le statistiche e gli opinionisti di Sky. 

Sezione: News / Data: Mer 08 luglio 2020 alle 20:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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