Dell’instant team allestito a gennaio per tenere la Salernitana aggrappata alla Serie A, Pasquale Mazzocchi non era sicuramente il volto di copertina. Per intenderci: è agli antipodi, la sua carriera, rispetto a quelle dal nobile vissuto di Federico Fazio (che un contributo d’esperienza e sostanza lo sta dando) e Diego Perotti (meno utile, complici anche gli acciacchi). Pasquale da Barra, popolosa periferia di Napoli, la Serie A l’ha scoperta soltanto a 26 anni, guadagnandosela nella scorsa primavera con la cavalcata del Venezia di Paolo Zanetti. In Laguna ci è rimasto per tutto il girone d’andata di questo campionato, salutando poi a gennaio per accettare il prestito (con riscatto sostanzialmente già scattato) alla corte di Walter Sabatini.
Lo specialista
Lasciare Venezia, ha raccontato in quei giorni, non è stato facile: “Una maglia che ringrazierò a vita, perché mi ha dato la possibilità di esaudire il mio più grande sogno - il pensiero affidato ai social al momento dei saluti - per me é stata una famiglia, ma come in tutte le famiglie arriva sempre il momento in cui bisogna dividersi, a volte anche per motivi sconosciuti. Lascio parte del mio cuore a tutti voi, porto con me a Salerno la fame, la cattiveria e il mio spirito combattivo”.
Quello forgiato sui campi delle serie minori, anche tra i dilettanti frequentati fino a pochissimi anni fa: due campionati di Serie D vinti di fila, in due grandi piazze come Rimini nel 2015 e Parma nel 2016 a suon di record (94 punti, mai una sconfitta). Al Tardini il salto è stato triplo: dalla D alla A, tre promozioni consecutive e un incontro che gli ha cambiato la vita calcistica, quello con Roberto D’Aversa. Il tecnico abruzzese gli ha modificato il ruolo, aprendogli nuove prospettive: da esterno d’attacco a quinto a tutta fascia, inserendo nel suo hard disk anche i file dei movimenti difensivi. La forza nelle gambe, del resto, non gli manca e gli consente di reggere l’urto delle due fasi. Quando il Parma approda in A, però, Mazzocchi viene ceduto a titolo definitivo al Perugia per un biennio (2018-2020) in cui si consolida come uno degli esterni universali (con Nesta ha giocato anche a sinistra) più affidabili della Serie B. Poi Venezia, come accennato, il trampolino per il grande salto: con Zanetti fa realmente la differenza da esterno basso di destra nella linea a quattro, fino alla sorprendente promozione in Serie A dopo la finale playoff vinta col Cittadella. La quinta promozione in carriera, da specialista vero: dove c’è lui, si festeggia.
Ritorno al futuro
A gennaio 2022, la chiamata della Salernitana ha il sapore di futuro ma anche di ritorno alle origini. Cresciuto tra i vicoli di Barra, quartiere napoletano a cui è legatissimo, Mazzocchi non aveva mai giocato in Campania ad alti livelli: dopo le giovanili del Benevento il passaggio a quelle del Verona, prima delle tappe tra i grandi a Bellaria e Piacenza che hanno preceduto i successivi (e vincenti) step di Rimini e Parma. “Se non avessi seguito il calcio, forse starei lavorando in qualche cantiere – ha raccontato in un’intervista di qualche tempo fa al sito della Lega B - forse starei facendo il fruttivendolo. Il calcio mi ha aiutato moltissimo e di questo devo ringraziare i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto”. L’altro suo punto di forza è la fede, condivisa con la moglie Tonia: sulla schiena ha tatuato un volto enorme di Gesù, che spicca tra i suoi tanti tatuaggi ed è diventato anche immagine del profilo di Instagram.
Con Nicola, nel 3-5-2, sta facendo girare a pieni giri il suo motore sulla fascia destra. Con i piedi rimasti sempre educati, come testimoniato dall’apertura per la torre di Djuric che ha generato il gol del vantaggio a Bergamo. Contro il Milan, all’Arechi, a febbraio ha vissuto una delle notti più brillanti con l’assist per il pari dello stesso Djuric, tutto sotto gli occhi del commissario tecnico Roberto Mancini presente in tribuna. La priorità rimane la salvezza della sua Salernitana, impresa che sembrava impossibile solo fino a qualche settimana fa. Ma sulla strada di Pasquale Mazzocchi, partito dalle strade di Barra e arrivato in Serie A (stavolta per rimanerci), non si intravvedono limiti.
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