Nelle settimane scorse non abbiamo nascosto un certo dispiacere per alcune situazioni che hanno suscitato polemiche. L'addio al veleno di un totem come Sabatini, la scelta di puntare su un direttore sportivo alla sua prima vera esperienza, il mancato riscatto di Verdi, Kastanos, Ranieri e Bonazzoli, l'addio di Djuric, la cessione di Ederson e gli zero acquisti prima della partenza per il ritiro avevano agitato le acque, ancor di più dopo aver comunicato i prezzi degli abbonamenti non propriamente in linea con le promesse. Ma alla base di tutto questo c'è un qualcosa che non va assolutamente dimenticato: la Salernitana parteciperà al campionato di serie A per la seconda volta di fila, è reduce da una impresa che resterà a vita nella storia del calcio mondiale e c'è un ritrovato patrimonio d'entusiasmo che non si deve affatto disperdere. Sarebbe bellissimo vivere l'intera prossima stagione in quel clima di trasporto emotivo che, siamo certi, ha giocato un ruolo determinante soprattutto nell'ultimo mese e mezzo, quando pubblico, società, dirigenza e squadra erano un corpo unico e c'era una spinta popolare davvero determinante.

Chi ha salvato due volte la Salernitana in pochi mesi merita fiducia e sostegno. Lecito criticare quando necessario, ci mancherebbe. Ma la tifoseria, quella da spalti e non da social, il salto di maturità l'ha ultimato l'anno scorso e tutti stanno vivendo questo periodo del calciomercato con estrema intelligenza. E' fin troppo evidente che, dopo anni di improvvisazione e di scelte incoerenti o in ottica Lazio, ci sia di base un progetto a medio-lungo termine che punta a trasformare la Salernitana in una piccola, grande realtà del campionato di massima serie pronta a battagliare in tutti gli stadi spinta dallo smisurato amore di quel dodicesimo ruolo che resta patrimonio inestimabile. La decisione è evidente: tenere il meno possibile di una rosa che, pur nella storia, si è salvata con appena 31 punti e record negativi in serie, ripartire da un ottimo allenatore, non trattenere nessuno controvoglia e formare una base di giovani italiani e stranieri di grandissima prospettiva integrandoli, nel tempo, con un paio di elementi di esperienza. Lo diciamo senza giri di parole: crediamo fortemente alla promessa di Milan, a fine mercato siamo certi arriverà un grandissimo attaccante. Non il "nome", ma uno che possa garantire quei 15-20 gol che servono come il pane per trasformare il gioco di Nicola in punti pesanti per la classifica.

Sezione: News / Data: Mer 13 luglio 2022 alle 17:30
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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