La stagione appena conclusa dovrebbe lasciare in eredità una serie di insegnamenti all'intero ambiente salernitano. Quello che, la scorsa estate, prese le distanze da chi provava a raccontare la verità per il bene della Salernitana e che ancora oggi garantisce una minima vetrina social a personaggi inqualificabili e che propinano fake news a ripetizione pur di ritagliarsi cinque minuti di presunta popolarità.

E' evidente, comunque, che tra le cause della retrocessione ci sia stata la scarsa capacità di analizzare con obiettività e preventivamente quanto stesse accadendo già dal ritiro, al punto da fornire alibi di ogni genere alla società. Ricordate, ad esempio, la storiella della preparazione sbagliata? O quella ancora più esilarante dell'ossatura e del "sono andati via soltanto Piatek e Vilhena?". Ecco,  per quanto leggiamo in questi primi giorni post retrocessione ci rendiamo conto che l'aria non è cambiata e che tuttora si fa confusione senza rendersi contro dei disastri sportivi a cui stiamo assistendo.

C'è chi, ad esempio, tira ancora fuori l'alibi della politica. Effettivamente sono stati De Luca, Napoli e gli assessori ad acquistare Ikwuemesi, Martegani e Legowski, a puntare su Liverani e a pensare che Simy e Stewart potessero risolvere i problemi in zona gol. Naturalmente non c'è nessun legame tra "non vi dò la gestione dello stadio" e "retrocedo con 15 punti a suon di record negativi".

C'è poi chi, già da qualche settimana, mette le mani avanti e ritiene che la retrocessione comporti un disastro economico tale da non poter pretendere l'allestimento di una rosa super competitiva. Alibi, anche in questo caso. Anzitutto perchè, tra paracadute, diritti tv, cessioni e contratti che scadranno il 30 giugno, il tesoretto ci sarà a prescindere. Basta prendere da subito un valido direttore sportivo che possa operare sotto traccia per evitare di arrivare al ritiro con situazioni irrisolte, musi lunghi e scuse per non intervenire sul mercato in entrata.

In secondo luogo, va benissimo la politica dell'autofinanziamento e della sostenibilità a patto che non ci si limiti ad incassare quanto si spende. Era una strategia che si poteva accettare quando c'era il trust e si doveva convivere con una situazione di effettiva emergenza finanziaria. Ma quando c'è al timone uno degli uomini più facoltosi e vincenti d'Italia, è necessario aspettarsi qualcosa di più.

Sia chiaro: nessuno chiede a Iervolino di gettare soldi. Ne ha spesi indiscutibilmente tanti in questi primi due anni e mezzo di gestione seguendo consigli spesso sbagliati e fidandosi di professionisti che hanno commesso errori a ripetizione causando la retrocessione della Salernitana. Tuttavia, quando a gennaio e a -2 dalla salvezza si scelse di non ricapitalizzare, si doveva mettere in preventivo il salto all'indietro di categoria con annessi introiti dimezzati, soprattutto alla voce diritti televisivi.

E così, ora, bisogna prendere atto degli sbagli anche a costo di rimetterci, di dover investire, di mettere in preventivo investimenti di un certo spessore che potranno rientrare ampiamente con il ritorno della Salernitana in serie A. Se, per qualche opinionista,l'errore deve diventare alibi e non strumento per correre ai ripari, partiamo subito col piede sbagliato. L'autofinanziamento va bene, siamo la Salernitana e dobbiamo mettere in preventivo di anno in anno partenze "eccellenti" e toccata e fuga per l'Ederson di turno. Ma questo non significhi ridimensionamento.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 29 aprile 2024 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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