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Decimo posto, il mantra di Iervolino: strategia per spronare o messaggio a ds e allenatore?

di Maurizio Grillo

Obiettivo decimo posto. Lo ha ribadito ieri mattina Danilo Iervolino, quando ha preso parte alle celebrazioni per il Santo Patrono ricevendo un'accoglienza calorosissima dal popolo salernitano. Per la prima volta - digressione necessaria - la storia consegna agli archivi immagini che spiazzano la politica locale, con Governatore e Sindaco quasi snobbati dai tifosi e una proprietà che invece è stata acclamata all'unanimità. Segnale evidente che la gente vuole, auspica e pretende una totale apertura da parte delle istituzioni rispetto a tematiche scottanti come la gestione dello stadio e la creazione di un centro sportivo all'avanguardia. Non siano colori politici diversi o lungaggini burocratiche a frenare l'ascesa della Salernitana, Iervolino ha dalla sua parte l'appoggio di decine di migliaia di persone e risorse economiche tali da realizzare altrove gli ambiziosi progetti. Troppo spesso, in passato, gli attriti tra Comune, ex Sindaco e dirigenti hanno indirettamente ostacolato i granata, occorre fare un salto di maturità collettivo anche sotto questo punto di vista e remare nella medesima direzione isolando soggetti che sguazzano nel mare delle polemiche strumentalizzando ogni cosa per un minimo di popolarità e vanagloria.

Ciò detto, torniamo all'argomento originario soffermandoci sulle parole del presidente. Lo abbiamo ribadito più volte: è necessario restare con i piedi per terra e creare una mentalità condivisa che porti tutti a lottare per la salvezza senza fare voli pindarici. Il pareggio con la Juventus è storia, blasone e prestigio, ma nei mesi prevarrà il rimpianto per aver preso punti in due scontri diretti casalinghi piuttosto che l'orgoglio per aver fatto tremare la Vecchia Signora in casa propria e con 2000 cuori granata che ammutolivano lo Stadium. Se, però, è il proprietario della squadra ad alzare l'asticella ribadendo il medesimo concetto in ogni intervista è necessario interrogarsi. Delle due l'una: o è una strategia per caricare la squadra e spingerla a credere maggiormente nei propri mezzi o Iervolino ritiene davvero che la rosa allestita possa essere la rivelazione del campionato e stazionare stabilmente nella zona sinistra di una classifica che rischierebbe di farsi già preoccupante se non si portassero a casa 4 punti minimo dalle sfide con Sassuolo e Verona. Fosse vera la seconda ipotesi, è chiaro che i numeri e il rendimento di alcuni calciatori imporrebbero una seria riflessione. Nicola ha vinto una sola gara su otto ufficiali, perdendo in casa con il Lecce e strappando un sofferto 2-2 all'Empoli. Zero alibi è concetto espresso dalla proprietà e che "vale per tutti". Poi c'è l'apporto minimo di molti volti nuovi. Bradaric sembra lontano parente di un giocatore che ha ben figurato all'estero, Sambia e Pirola non pervenuti, Valencia pare pesce fuor d'acqua nel 3-5-2 di Nicola, Botheim è quarta scelta nel reparto offensivo e sembra ancora leggerino rispetto alla fisicità della nostra serie A.

Tradotto: chi ha speso 40 milioni di euro potrebbe a breve chiedere spiegazioni al proprio direttore sportivo per alcune scelte e al proprio allenatore rispetto ad una partenza migliore dell'anno scorso (non che ci volesse molto) ma contraddistinta da alti e bassi pericolosi. Del resto Iervolino, da imprenditore navigato che spende e pianifica, vuol vedere risultati e ha già dimostrato di non guardare in faccia a nessuno quando la resa è inferiore alla spesa. Ricordiamo ancora le sue parole nel giorno della presentazione di Sabatini, non propriamente l'ultimo arrivato: "E' un onore avere con noi una autentica leggenda del calcio, una istituzione che renderà grande la Salernitana. Speriamo possa aprirsi un ciclo pluriennale, ma vale per lui ciò che vale per tutti: io giudico solo i risultati e il rendimento, il calcio non dà il tempo per essere sentimentali o basarsi sulla riconoscenza". Tutti sotto esame? Prematuro dirlo, ma la proprietà s'aspetta una decisa accelerata. Anche perchè, dopo i prossimi 180 minuti, ci saranno 4 gare in trasferta (Inter, Lazio, Fiorentina, Monza...quoziente di difficoltà elevatissimo) e due scontri diretti interni che saranno già vitali. Considerando che nel girone di ritorno le gare "abbordabili" saranno quasi tutte in trasferta e che si chiuderà con Atalanta, Fiorentina, Napoli, Roma e Udinese è obbligatorio arrivare alla lunga sosta con buon margine sulla terzultima. Solo in quel caso potremo, sommessamente e senza fare voli pindarici, avvalorare la tesi del presidente.


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