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Lazio-Salernitana, l'analisi del match

di Roberto Sarrocco

Sconfitta pesante, forse troppo larga, figlia evidentemente della differenza di tasso tecnico tra le due squadre. Analizziamo meglio la gara, partendo dalle formazioni schierate dai due tecnici e dai dati riportati nelle statistische del match.

Sarri non fa pretattica e conferma la formazione annunciata alla vigilia: Lazzari sostituito da Marusic, tridente pesante confermato e conferma di Cataldi in cabina di regia, come playmaker basso. 4-3-3 classico dunque per il tecnico ex Juve, con Luis Alberto e Milinkovic Savic "costretti" alle fasi di ripiegamento. Colantuono continua con il 4-3-1-2 reinventandosi il centrocampo vista la squalifica di Kastanos: Obi interno di sinistra e Schiavone interno di destra a chiudere la cerniera con Di Tacchio vertice basso. Davanti Ribery e Bonazzoli pronti a supportare inizialmente la prima punta Simy mentre dietro conferma per il quartetto ormai titolare Strandberg-Gyomber centrali e Ranieri-Zortea esterni.

Possesso palla nettamente a favore della squadra di Sarri, che supera il 60% con oltre 600 passaggi riusciti, 9 cross e ben 16 tiri totali, di cui 5 nello specchio (3 goal e 2 respinte di Belec) e un palo. Reina mai operoso con zero tiri subiti su 5 totali, di cui due legni (Djuric e Ribery). 373 i passaggi, sopra la media standard, e pochi cross, 9 come la Lazio. Statistiche che dimostrano comunque una Salernitana in partita anche se poco efficace dalla trequarti in su. 

La lettura della partita è semplice ed in linea con le previsioni della vigilia: Lazio con possesso palla e baricentro alto, Salernitana dietro la linea della palla pronta a sfruttare le transizioni positive e ripartire per far male alla squadra di Sarri. L'approccio iniziale delle due frazioni di gara da parte della Salernitana è stato azzeccato: pressing alto a non far costruire dal basso la Lazio, costretta a cercare il lancio lungo per Milinkovic Savic o l'apertura veloce sui terzini, e ripartenze alla ricerca della verticalità rapida, affidata ai piedi educati di Ribery e Bonazzoli. Cataldi in chiara difficoltà si becca un giallo dopo dieci minuti che pregiudica la sua partita da incontrista e così Ribery ha più facilità di movimento in quanto il playmaker laziale non rischia mai il contatto per evitare il secondo giallo. Il primo goal è frutto dell'intelligenza tattica di Milinkovic Savic, bravo a leggere il movimento sbaglaito della catena di sinitra granata e scodellare al centro un pallone corretto da Pedro e orientato da Immobile. Il secondo invece è un errore individuale di Gyomber che si fa sorprendere dall'assistenza di Zortea e lancia praticamente Pedro in porta. Il terzo goal è invece figlio dell'errato posizionamento difensivo, con Zortea troppo alto e Gyomber troppo morbido, che ha concesso tempo e spazio a Luis Alberto che ringraziando, imbuca Belec. Nel mezzo buona la reazione nervosa dei granata, specie ad inizio secondo tempo, ma la manovra risultava sempre casuale e affidata al solito Ribery, accerchiato sempre da almeno due calciatori avversari. 

Ancora una volta la Salernitana ha perso la gara sugli esterni difensivi, dove le due catene non ingranano e vanno troppo in difficoltà, poichè non ben coperte della cerniera di centrocampo. Zortea è un esterno alto, Ranieri un centrale: nessuno dei due è un terzino puro e a lungo andare la loro non capacità di posizionamento li porta a commettere errori. Dalla cintola in su poche idee, anzi nessuna, se non provenienti da Ribery, costretto ad abbassarsi sempre per farsi dare il pallone e far ripartire la manovra. L'assenza di Kastanos si è fatta sentire, con Obi e Schiavone davvero fuori categoria, così come Di Tacchio. I due legni granata sono azioni derivanti dall'estro di Ribery: la prima nasce da un suo cross, la seconda da uno suo strappo personale, con il francese che decide di mettersi in proprio e fare tutto da solo. Insomma, davvero poco per poter tentare di raggiungere l'obiettivo salvezza. 


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