Come iniziare l'editoriale di oggi? Considerando l'immobilismo della società e il rendimento della peggior squadra della storia, si farebbe fatica a non essere ripetitivi. Soprattutto se, come nel mio caso, per la prima volta dopo decenni di tifo sfegatato al fianco dei granata in casa e in trasferta non c'è nemmeno la voglia di guardare la partita in tv per il profondo senso di vergogna che questi calciatori hanno trasmesso a ciascuno di noi. In fondo loro che problema hanno? Tra due mesi andranno via, faranno le loro belle vacanze lussuose e troveranno una nuova sistemazione dimenticando i danni calcistici che lasciano in eredità in una città che li ha accolti alla grande e che certo non meritava un disonore del genere. Farli scendere in campo da lunedì con una maglietta di colore diverso dal granata in un Arechi completamente vuoto e disertato anche dai giornalisti accreditati sarebbe un modo degno di chiudere il campionato, visto che nessuno di loro merita di sfoggiare il glorioso cavalluccio marino sul petto. Si dirà: in gran parte sono gli stessi dell'anno scorso. In parte è vero.

Ma chi fa questo ragionamento dimentica che la stessa rosa, con Nicola in panchina, era sull'orlo del precipizio e collezionava figuracce in giro per l'Italia prima che un maestro di calcio trasformasse Pirola in un difensore insuperabile, Gyomber in un libero in grado di impostare il gioco, Coulibaly in un fuoriclasse, Kastanos in un esterno destro imprendibile e Dia in un bomber da 30 milioni di euro e terzo nella classifica marcatori. Poi Sousa è tornato "umano" e molti dei calciatori dell'organico hanno riproposto lacune gravi per la categoria e incolmabili se, di fondo, non c'è un minimo di amor proprio e attaccamento alla maglia. A memoria un gruppo così spaccato, strafottente e disamorato non riesco a ricordarlo. Fate vedere a questa gente le immagini della Salernitana 2010-11, quella penalizzata di 6 punti, costretta a chiedere aiuto ai tifosi e al Comune per pagare le trasferte, consapevole che il fallimento fosse alle porte ma che arrivò ad un gol dalla promozione in B decidendo arbitrariamente di rinunciare alla messa in mora, di accantonare sceneggiate italo-americane e di giocare GRATIS per amore di Salerno. Qui, invece, prendono fior di quattrini rendendo impotente una società che, tra mille errori, garantisce comunque un lauto ingaggio ogni fine mese e che dovrebbe essere maggiormente tutelata anche a livello legale.  Quanto al futuro, appare chiaro che nessun potenziale acquirente si farebbe avanti oggi, con una retrocessione da assorbire, un paracadute che rischia di essere meno ricco del previsto, una rosa da rivoluzionare per eliminare rami secchi con mentalità perdente e un ambiente calcisticamente parlando depresso, in più con la grana stadio che è un freno non di poco conto.

E così resterà Iervolino, si spera con l'entusiasmo giusto e non un atteggiamento che va in direzione opposta alle promesse fatte e, ahinoi, in larga parte non mantenute. Quest'anno è stato sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare e l'errore grosso lo fa l'ambiente se fornirà anticipatamente alibi non richiesti. Perchè se gli introiti saranno dimezzati non è colpa della sfortuna, ma del pessimo mercato fatto a gennaio con una Salernitana a due sole lunghezze dalla salvezza. Perchè i progetti li fanno architetti e ingegneri, mentre i campionati si vincono investendo e comprando giocatori forti. Perchè Iervolino, il 31 dicembre del 2021, ha salvato il club ma ha fatto anche un grande affare, ereditando i granata in A, con un buon parco giocatori, bilancio in attivo, 20mila spettatori di media in casa e una marea di milioni garantiti dai diritti tv. Era la Salernitana della cavalcata storica dalla D alla A, conferma del fatto che una società ambiziosa può vincere anche se compare uno striscione critico o se si subisce un coro non propriamente amichevole. Ora di alibi non ce ne sono più: a che serve, del resto, avere uno degli uomini più ricchi d'Italia al comando se poi si va nella direzione dell'autofinanziamento stile trust o come se al timone ci fosse il Lombardi di turno? 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 03 maggio 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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