Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone. Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone. Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone. Come un mantra, non c’è tifoso salernitano che non sappia cosa significhino questi quattro nomi, pronunciati così, quasi come una cantilena. Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone.
Li chiamiamo angeli, erano semplicemente ragazzi, tifosi in trasferta, al seguito della loro squadra del cuore, che a Piacenza si giocava la permanenza in serie A. La Salerno calcistica è una città che ha sofferto e ha imparato a farlo, sulla propria pelle, molte volte, ben conscia delle proprie responsabilità. Non è da tutti. E così al primo morto negli stadi, è stato intitolato uno storico club, Ultras Plaitano. Nel ’98, anno da record in cui la Salernitana vinse il campionato di B e approdò in serie A dopo 50 anni, la città tutta, piuttosto che festeggiare una così lunga attesa, preferì raccogliersi intorno al dolore che colpì la cittadina di Sarno, in provincia di Salerno, travolta da una terribile alluvione che costò la vita a 137 persone.
Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone. Era il 1999, e di anni ne sono passati 16. Una tragedia balorda, indelebile e profonda cicatrice che scaturisce rabbia al solo pensiero di come avvenne. La Salernitana perse la serie A e alla stazione di Piacenza, circa 1500 tifosi delusi e arrabbiati furono ammassati sul treno speciale 1681 per fare ritorno a Salerno. Alcuni di loro provocarono non pochi problemi durante la tratta. La tragedia a pochi chilometri da casa, alle 8 del mattino, nella lunga galleria di Santa Lucia, che collega Nocera a Salerno. Un incendio appiccato all’interno del quinto vagone, attimi di paura e tensione, si rischia il soffocamento. Nel buio della galleria, qualcuno fa il possibile per aiutare le persone in difficoltà. Qualcuno morirà a causa di un’azione assurda e sconsiderata. Quattro corpi carbonizzati, Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone, 16 anni fa.
Non c’è attimo in cui il loro ricordo non provochi un profondo dolore. Non c’è momento in cui non vengano commemorati, con rispetto e senso di responsabilità. I loro volti sono onnipresenti all’Arechi, tra i Distinti e la Curva Sud Siberiano. Nel 2013, la Salernitana, dopo aver ritrovato i propri simboli, vinse il campionato di II divisione per approdare in I divisione Lega Pro. La Curva festeggiò con una coreografia mozzafiato: nell’anello inferiore, davanti a una rappresentazione stilizzata di Salerno, campeggiavano quei quattro volti. Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone. Perché il tifoso di ogni età deve sapere e non può dimenticare. Perché il dolore e le cicatrici fanno parte della memoria e sono tacche indelebili che ti segnano e che ti aiutano a crescere e a maturare. Ciro, Giuseppe, Vincenzo e Simone, ragazzi, tifosi, angeli di Salerno.
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