Certe luci non puoi spegnerle. Brilleranno per sempre, di propria energia. Anche se non c’è più la presenza terrena. C’è una luce che non si è spenta, la scorsa notte in Argentina, mentre in Italia albeggiava. Un brivido. Alla Bombonera di Buenos Aires, il “tempio del calcio”, una lampadina fioca è riuscita a illuminare tutto il mondo. È quella posizionata nel box in cui prendeva posto, per osservare la sua squadra del cuore, uno dei più grandi talenti che lo sport abbia mai conosciuto. Quella luce è diventata un messaggio. Soltanto al risveglio, a quelle immagini, il mondo intero ha iniziato a comprendere che Diego Armando Maradona non c’è più. Il dio del calcio è salito in Cielo, lasciando un dolore enorme. Certe luci non puoi spegnerle. Anche Salerno e la sua provincia, ieri, hanno onorato il “Pibe de oro”. Nel modo più semplice, autentico: illuminando a giorno gli stadi e facendoli brillare per 90’. Il tempo di una partita, a partire dalle ore 17.02, il momento in cui si è spento il 25 novembre, nello stesso giorno di George Best e di Fidel Castro . Se già mercoledì l’Arechi di Salerno e il Lamberti di Cava de’ Tirreni hanno acceso i riflettori per onorarlo, ieri tanti altri stadi hanno brillato della sua luce. Stadi accesi solo per Diego, come il San Francesco di Nocera Inferiore dove i tifosi della Curva Sud molossa hanno esposto pure uno striscione: «La tua leggenda non morrà mai... AD10S!». Pure i sediolini dello stadio Torre di Pagani si sono illuminati: a centrocampo, proprio davanti le panchine, è stata poggiata una maglia con il numero 10. Riflettori in funzione anche al Wojtyla di Nocera Superiore, al Novi di Angri, al Guariglia di Agropoli, al Sant’Anna e al Pastena di Battipaglia, al Dirceu di Eboli, al Carrano di Santa Maria di Castellabate. A Roccapiemonte, invece, un faro azzurro ha illuminato la facciata della casa comunale in piazza Zanardelli. Certe luci non puoi spegnerle. Sono rimaste accese in Argentina. Lì dove l’ultima notte non è esistita. La camera ardente di Diego allestita nel palazzo del governo argentino, la Casa Rosada, è stata presa d’assalto: la folla - non sono mancati momenti di tensione - ha atteso per ore l’apertura della camera ardente. Dentro sono state solo lacrime: centinaia, migliaia di persone giunte da ogni posto del Sud America hanno salutato Maradona, passando rapidamente davanti a quell’altare. Sulla bara del Dies due maglie: quella della Nazionale e quella del suo Boca Juniors. Poi è arrivata anche una azzurra. Col numero 10 sulle spalle. Certe luci non puoi spegnerle. A Napoli, poi, è impossibile farlo normalmente. Figurarsi in un momento di lutto collettivo. Come per Totò, come per Massimo Troisi , come per Pino Daniele . Lo stadio San Paolo è diventato un museo a cielo aperto: in piazzale Tecchio il via vai di persone è stato continuo. Tanti hanno posato davanti ai cancelli del “suo” tempio un cimelio. Una sciarpa, una bandiera. Un semplice lumino. Tanto è bastato ai napoletani per far sentire la loro presenza e mandare un messaggio Lassù. Poi, all’improvviso, è arrivata una targa: “Stadio Diego Armando Maradona”, l’incisione che già “spodesta” San Paolo e anticipa ciò che sarà realtà di qui a breve, come confermato dal sindaco Luigi De Magistris . Il tempio di Diego porterà il suo nome. Su Palazzo Reale è spuntata una gigantografia. In piazza Plebiscito è comparso uno striscione. Il manifesto del sentimento comune: «La tua scomparsa è un colpo al petto. Un dolore al cuore. Napoli ti giura eterno amore». Allo stadio, in serata, centinaia di fumogeni hanno colorato di rosso Fuorigrotta mentre le luci dei riflettori abbagliavano la città. Più forte che altre volte. Certe luci non puoi spegnerle. Quelle del San Paolo, ieri se- ra alle ore 21, dovevano esser per forza accese. C’era Napoli- Rijeka, la prima sfida degli azzurri senza il suo più grande calciatore. Il patron Aurelio De Laurentiis gli ha scritto una struggente lettera, definendolo «un campione unico e irripetibile ». Poi, al minuto di raccoglimento prima del fischio d’inizio, mentre gli azzurri indossavano tutti la maglia numero 10, le sue immagini sono comparse nel silenzio irreale degli spalti vuoti causa Covid. Le lacrime sul volto mentre scorrevano le sue foto. Tutta Napoli spegneva le candele poste fuori le finestre, tributandogli un grandissimo applauso. Nella mente filavano via i ricordi di momenti mitici e irripetibili. Luci che non si potranno mai spegnere.
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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