Intervenuto a Pressing Room Granata, format organizzato dal tifoso Carmine Prisco in collaborazione con la nostra redazione, l'ex portiere della Salernitana Daniele Balli ha analizzato il momento vissuto dalla Bersagliera lanciando un messaggio a tutto l'ambiente:
Salernitana in difficoltà, ci sono responsabilità del tecnico?
"Ci vorrà del tempo per giudicare, tutto sommato siamo ancora all'inizio della stagione. In Italia a volte si decide di non decidere, c'è sempre la paura di sbagliare e le soluzioni non sono sempre immediate. Chi è ai vertici deve assumersi le proprie responsabilità, a Salerno mi sembra che ciò sia sempre avvenuto dall'avvento di Iervolino in poi. Sono allo stesso tempo d'accordo che, in alcune circostanze, si debba fare un'analisi approfondita senza trascurare alcun dettaglio nè cullandosi sul vantaggio rispetto alla terzultima, ma puntare il dito su una sola componente potrebbe essere un errore".
Cosa manca per il salto di qualità?
"Quando arrivai nel 1997 dicevano che saremmo retrocessi, alla fine stravincemmo il campionato. Il Chievo, per diventare la squadra da Champions che ha scritto la storia, ha impiegato anni. Stesso discorso per Udinese, Atalanta, Sassuolo e altre piazze che oggi sono una realtà. Ci vuole tempo, l'ambiente deve essere bravo a fare il salto di maturità. E' l'equilibrio che spinge il progetto ad andare avanti, altrimenti si crea confusione. Il pubblico può svolgere un ruolo importante e incidere, ma occorre la mentalità giusta. Vi svelo un aneddoto: quando mi chiamò la Salernitana tanti anni fa avevo pensato di non accettare. Venivo dall'Empoli, una piazza molto tranquilla che non mette pressioni. I granata avevano rischiato di retrocedere, c'era un certo fermento negli ambienti del tifo ed ero restio. Poi ho accettato e ho avuto modo di far parlare il campo. La gente ha riconosciuto il mio impegno e quell'attaccamento alla maglia di cui vado fiero anche oggi. Ecco, chi ora indossa la maglia granata sa che la tifoseria non critica a prescindere, sa essere pressante ma allo stesso tempo ti sostiene. Ognuno, nel rispetto dei ruoli, deve vivere il campionato con la testa giusta".
Come si può avere questa involuzione in appena due settimane e giocare senza anima con 5000 tifosi al seguito?
"E' il grande dilemma che ci si porta dietro a tutti i livelli. Dalla A alla terza categoria. Ti puoi preparare benissimo tutta la settimana, puoi essere consapevole dei tuoi mezzi dopo aver messo in grossa difficoltà la Juventus e poi...cadi quando non te lo aspetti. Non sempre c'è una spiegazione razionale, è inutile farsi troppe domande perchè ognuno darà una risposta diversa. La crescita della società passa anche da uno 0-5, non solo da un 2-2 allo Stadium".
Può aver inciso la stanchezza dei calciatori reduci dalle gare con le Nazionali?
"Vedo il bicchiere mezzo pieno, evidentemente la società ha scelto calciatori che hanno margini di crescita enormi. Io ragiono su un altro binario: se hai undici calciatori in nazionale, è chiaro che l'allenatore ha a disposizione gente di livello".
Un giudizio su Sepe?
"A me piace. Di sicuro gli errori fanno parte del gioco, io sono abituato ad analizzare il blocco difesa che parte dal portiere e arriva ai tre difensori. Mi sembra ridicolo metterlo in discussione, ha fatto un percorso difficile e ha dato un grosso contributo per il raggiungimento della salvezza in una piazza difficile che si ritrovava ultima in classifica. Secondo me è una garanzia".
Le eccessive aspettative dell'ambiente possono essere un'arma a doppio taglio?
"Fino a 10 giorni fa si diceva l'opposto, le pressioni non incidono in modo negativo. Sono risultati che vanno messi in preventivo quando si sta costruendo un progetto nuovo con una società entrata da poco nel calcio. Certo, anche la tifoseria deve trovare gli equilibri giusti e non parlare di Champions dopo il primo risultato a sfavore seppur roboante nelle proporzioni. La piazza è di valore, tutti sono onorati quando vengono a giocare lì e spero che si possa andare oltre la salvezza in A. Ma bisogna procedere per gradi senza bruciare le tappe".
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