Di seguito uno stralcio dell'intervista rilasciata al sito UltimoUomo.com dal tecnico della Salernitana Davide Nicola che, dopo essersi soffermato sull'importanza del fattore tifo, entra nello specifico e spiega quali siano i concetti fondamentali per il suo modo di interpretare il calcio e quanto cambi il lavoro di un allenatore da subentrante rispetto alla possibilità di partire dall'inizio: "Cambiano le priorità. Quando subentri, erediti una squadra che non hai avuto tempo di conoscere. Nella prima settimana di full immersion bisogna capire le caratteristiche della squadra, la metodologia di allenamento a cui era abituata. Un’idea dell’impostazione tecnico-tattica che tu avresti dato, guardando da fuori quel tipo di squadra, ce l’hai; poi, allenandola, ti rendi conto di quanto tempo ci vuole per cambiare dalla vecchia impostazione. Bisogna conoscere le caratteristiche di tutti i giocatori, classificare le problematiche nelle varie aree, riconoscere i propri punti di forza, con un’analisi il più dettagliata possibile servendosi anche dei big data. E a quel punto: iniziare ad allenare, scegliere i principi di gioco che sono inderogabili, capire se c’è qualcosa da adattare in base alle caratteristiche dei giocatori a disposizione.
Fammi degli esempi concreti: anche quando le caratteristiche della squadra sono molto lontane della tua idea di calcio quali sono i principi a cui non puoi rinunciare?
"Un gioco organizzato nella valutazione e nella comprensione degli spazi, nelle relazioni tra giocatori. Un movimento deve obbligare un altro movimento. Ti faccio un esempio: in qualsiasi zona del campo, di solito i giocatori che partecipano alla costruzione di un’azione non sono mai più di quattro. Per me è importante che capiscano quale relazione devono avere tra di loro, quali sono i compiti che hanno l’uno rispetto all’altro. Altri elementi sono: i tempi di smarcamento, la conoscenza dei movimenti di reparto, una forte aggressività con e senza palla. Io mi annoio a vedere squadre troppo lente, che ragionano troppo. Anch’io voglio giocatori pensanti, ma è qualcosa che devi costruire negli allenamenti. In partita deve andare la parte inconscia della mente. Un giocatore in campo porta il suo bagaglio di conoscenze e di abitudini, e per costruirlo ci vuole tanto lavoro.Queste cose sono inderogabili, tutto il resto è adattabile. Per situazioni, momenti, caratteristiche dei giocatori, esigenze della piazza, storia del club. Io e il mio staff ci mettiamo sempre in discussione, ma siamo convinti che il nostro approccio metodologico ci abbia portato benefici sia subentrando che iniziando una stagione.
L’anno scorso avevi Milan Djuric, e quindi avevate un certo modo di risalire il campo, con palla addosso o palla alta, e contestando le seconde palle. Quest’anno hai attaccanti diversi e state muovendo di più la palla a terra. Il principio è lo stesso – la verticalità – è cambiato il modo di fare le cose. E l’efficacia in attacco è aumentata: oggi siete settimi per Expected Goals, l’anno scorso eravate terzultimi. È qualcosa che hai voluto tu, in accordo con la società, cambiare il tipo di attaccante per giocare un calcio diverso?
"Quest’anno mi è stato prospettato un programma, dove io potevo partecipare all’idea di gioco che volevamo proporre. Ci siamo seduti e abbiamo fatto una programmazione in funzione del tipo di gioco che volevamo fare e abbiamo individuato dei giocatori che ci potessero dare la possibilità di modificare l’arrivo sulle punte con caratteristiche diverse, più di attacco dello spazio, con giocatori che cercavano la soluzione individuale di superiorità numerica. Abbiamo cercato di mettere dentro giocatori con caratteristiche diverse, che si compensassero. Gli esterni, i quinti, li abbiamo cercati con proiezione esclusivamente offensiva. Mazzocchi aveva già fatto bene l’anno scorso. Candreva lo conoscevo da avversario, è stato una piacevole riscoperta, ha una qualità importante nella scelta delle giocate e nella partecipazione all’azione offensiva. Bradaric è un quinto perfetto, di qualità, ha avuto un infortunio, deve crescere ma avrà le sue chances, Sambia è diventato quinto nella sua carriera ma ha qualità da mezzala, aspettiamo la sua crescita. Bisogna considerare che tutti i giocatori che prendi dall’estero te lo puoi trovare tra quattro, cinque, sei mesi. Se hai la pazienza di aspettarli… io sono convinto che sono stati presi giocatori con criterio, qualcuno doveva essere importante in questo momento, come Lovato; altri di prospettiva te li ritroverai un po’ più avanti. Questa programmazione è stata possibile perché il presidente ha una visione lungimirante e ambiziosa, i direttori sportivi conoscono i campionati esteri, io ho dato delle caratteristiche, in alcuni casi ho proposto o confermato il nome del calciatore che avrei voluto portare io. Rispetto allo scorso anno: lo studio che facciamo per conoscere le caratteristiche di un giocatore quando arriviamo in una squadra è molto approfondito. Milan Djuric è uno dei giocatori più abili che io abbia conosciuto nell’avere quella precisione di sponda, per favorire l’inserimento del terzo uomo o anche per chiudere un uno-due. Non è un giocatore statico, sa sempre come divincolarsi in area e ha capacità di lettura per andare a prendere lo spazio dove cadrà il cross. Ma è inutile che io gli chieda una corsa box to box, o anche solo una di trenta metri. Né Milan né le altre punte avevano caratteristiche di attacco della profondità.
A me non piace il calcio verticale fine a sé stesso. La verticalità che piace a me è velocità, è capacità di riconoscere le pressioni dell’avversario per batterle. Non voglio un gioco che ristagni in orizzontale, con passaggi che non battono linee avversarie e non conquistano spazi. Quindi la capacità di appoggiarsi a Milan era dovuta al fatto che gli unici giocatori capaci di attaccare lo spazio erano i due esterni – uno più di un altro – e le due mezze ali. Poi, a rimorchio, arrivavano la seconda punta e Milan stesso. Ma non ci arrivavamo solo con quella giocata diretta su Milan [nell’ultimo terzo di campo, ndr]. Avevamo la possibilità di risalire il campo senza interessare Milan più di tanto uscendo in ampiezza, portando la palla, con magari un cambio gioco più esasperato, entrando nell’ultimo terzo per attaccare l’area con dei cross o dei traversoni dove Milan a quel punto poteva fare la differenza e noi potevamo riempire di più l’area portando più giocatori possibile".
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