Non sappiamo ancora se la Salernitana abbia un ottimo o un mediocre direttore sportivo. Come sempre sarà il campo ad emettere l'insindacabile verdetto e capiremo nel tempo se Iervolino abbia fatto un grandissimo colpo o se sia stato un errore passare da un totem come Walter Sabatini ad un giovane di belle speranze ma comunque inesperto come De Sanctis. Uno che, pur con tanta buona volontà e idee chiare, non può avere certo gli agganci e la personalità del suo predecessore. Una cosa è certa, però: la conferenza stampa di ieri merita tanti applausi e va analizzata andando ben oltre le novità su Ederson e il focus su Bonazzoli. Non ci vogliamo soffermare, almeno in prima istanza, sulle notizie di mercato, sulla questione agenti, sulle mancate riconferme e su una dichiarazione che riteniamo contraddittoria e sulla quale ragioneremo assieme dopo. Ciò che abbiamo ammirato è l'estrema sincerità con cui ha spiegato alla piazza programmi, strategie e, soprattutto, obiettivi e difficoltà. Mentre Danilo Iervolino e Maurizio Milan, presi dall'entusiasmo e mossi dall'inesperienza, si sono lasciati andare a dichiarazioni roboanti, a promesse di vario genere e a frasi ad effetto, il direttore sportivo ha dimostrato da subito cosa voglia dire stare nel calcio da decenni e ha riportato tutti sulla terra. Senza nascondere le ambizioni, ma con la consapevolezza che "non si passa dall'ultimo posto a metà classifica in 2 o 12 mesi. Se il progetto è triennale significa che si passa inevitabilmente attraverso un anno di assestamento, in cui dobbiamo salvarci alla penultima giornata formando una base solida per il futuro". E siamo assolutamente d'accordo. Parlare continuamente di "tredicesimo posto" o addirittura di Europa League porterebbe tutto l'ambiente a storcere il naso dopo un pareggio casalingo con lo Spezia di turno o dopo 2-3 sconfitte consecutive che, in A, sono sempre da mettere in preventivo. "Così come non è una chiavica di mercato se acquistiamo Botheim e non Cavani" per dirla alla De Sanctis.
Il ds è stato estremamente intelligente e sa perfettamente che solo costruendo una mentalità condivisa si potrà permettere a tutte le componenti di incidere in modo significativo, senza invasioni di campo nè illusioni che spesso sono propedeutiche di delusioni cocenti. Interessante anche il passaggio sulle difficoltà in sede di mercato: "Non è un problema di agenti, nè di budget. I calciatori di livello ambiscono legittimamente a trattare con società diverse, che hanno obiettivi differenti dai nostri. E' evidente che all'esterno ci sia ancora una certa immagine della Salernitana, solo con il tempo potremo provare a far capire ai giocatori in trattativa quale tipo di progetto stanno sposando". Siamo tutti d'accordo: la proprietà ha grosse risorse economiche e la tifoseria è da scudetto, nemmeno da Europa League. Ma la Salernitana resta comunque una matricola al suo quarto anno su 103 di serie A, reduce da una salvezza miracolosa e rocambolesca (ma pienamente meritata, sia chiaro), con una società inesperta e, ad oggi, il nostro mini campionato è con Lecce, Spezia, Cremonese, Empoli e Sampdoria. Mentalizziamoci su questo, poi tutto ciò che verrà oltre sarà ben accetto.
Per far questo è necessario si parli di meno e si agisca di più. Perchè la fiducia a prescindere non sarà infinita e parte della piazza mugugna non per partito preso, ma perchè ricorda perfettamente i proclami di un mese fa. "Vogliamo difensori italiani giovani e forti" e va via Ranieri, "Vogliamo puntare sulle bandiere per creare senso d'appartenenza e identità" e si perde Djuric a zero, "Servono attaccanti giovani che conoscano la categoria e siano legati alla piazza" ed è nato quest'alterco mediatico con Bonazzoli, "Sabatini non si tocca, è una leggenda" ed è successo quello che è successo, "Prima del ritiro avremo sei calciatori nuovi in organico" e domani si partirà con una rosa largamente incompleta. Senza dimenticare la questione abbonamenti, con prezzi tra i più alti della serie A e la promessa disattesa di ritoccarli verso il basso. Ribadiamo ancora una volta, per evitare i soliti stupidi commenti che rivangano un passato che, per fortuna...è passato: Iervolino ha salvato due volte la Salernitana, può commettere qualche fisiologico errore in un contesto per lui completamente nuovo e merita sostegno, fiducia e rispetto. Ma leggere sovente dichiarazioni contrastanti tra le varie anime della società crea soltanto confusione. Si scelga un solo tramite tra Salernitana, stampa e tifoseria, ci si affidi all'esperienza di chi ha fatto calcio vero in piazze di assoluto prestigio e che ieri ha dovuto necessariamente parlare con chiarezza per non generare aspettative che vanno ben oltre il budget a disposizione e l'attuale appeal della squadra.
Ed è su questo che notiamo una piccola contraddizione. Se è vero che molti calciatori in trattativa prendono tempo perchè vedono nella Salernitana una squadra che non può andare oltre la salvezza, come si può pensare cambino idea e sposino il progetto se buona parte dei migliori sono partiti o sono sul mercato? Trattenere Verdi, Bonazzoli, Djuric, Ranieri e Kastanos senza cedere Ederson in 24 ore all'Atalanta (prima del mancato accordo economico tra il brasiliano e i nerazzurri, ma l'operazione è tutt'altro che tramontata) sarebbe stato senza dubbio un bel bigliettino da visita tale da rendere la Salernitana un club assolutamente coerente e credibile. Ma anche su questo bisogna rispettare l'idea di De Sanctis che, pur riconoscendo ai suddetti atleti grossi meriti per la salvezza, ha coinvolto i giornalisti presenti in sala stampa con un ragionamento freddo, ma inattaccabile: "La Salernitana deve avere una rosa più forte di quella che si è salvata all'ultima giornata dopo uno 0-4 e anche grazie ai risultati provenienti dagli altri campi. Capisco che l'euforia di una rimonta clamorosa e la gioia per la prima storica salvezza in A abbiano fatto stringere legami forti con alcuni calciatori, ma io faccio il direttore sportivo e devo fare valutazioni differenti". Non ha tutti i torti. Se, nonostante gli innesti di gennaio e un tridente d'attacco da 21 gol, dobbiamo ringraziare Venezia e San Marco, probabilmente dobbiamo andarci cauti tutti prima di osannare giocatori forti, certo. Ma non certo insostituibili. Al campo l'ultima parola, da domani si inizia a fare sul serio. Sostengo, fiducia, equilibrio e piedi per terra. C'è una categoria da difendere, una serie A da salvaguardare, qualche sassolino dalle scarpe da togliersi. Salvarsi per la seconda volta di fila sarà estremamente bello. Fosse anche alla penultima giornata.
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