Equilibrio. E’ questa la parola che a molti viene in mente quando si pensa alla Salernitana di Paulo Sousa. Ed è quello che si vede in campo da qualche partita a questa parte, sotto la gestione del tecnico portoghese. L’impressione che da la Salernitana è quella di una squadra ponderata, attenta, compatta, che non va mai in difficoltà o meglio non va mai in difficoltà per larghi tratti di gara senza dare il segnale di non essere più in partita, come è capitato spesso con l’ultima parte della gestione di Davide Nicola. Prendiamo ad esempio la gara con il Bologna: vantaggio iniziale, pari immediato del Bologna, quarto d’ora/venti minuti di possesso palla del Bologna ma nessun pericolo per la Salernitana. Stesso discorso nel secondo tempo.
La Salernitana rischia poco o quasi mai e lascia volutamente il giropalla agli avversari (le percentuali di possesso palla infatti confermano come si viaggia tra il 35% e il 45%, anche nella gara vinta nettamente con il Monza). Una scelta tattica quella di Sousa, finalizzata a prendere le misure agli avversari, farli stancare e attenede i varchi e gli spazi che vengono a crearsi. Ma sempre con la consapevolezza di essere in partita, di poter colpire in ogni momento e soprattutto di produrre controffensive pericolose. Nonostante il ridotto possesso palla infatti la Salernitana di Sousa ha molte più occasioni da rete (42 nelle ultime 4 partite, compresa la trasferta di San Siro, con una media di oltre 10 a gara) ma soprattutto occasioni vere, con conclusioni nello specchio (15 nelle ultime 4 gare, contro le 20 nelle precedenti 8 gare). Insomma dati importanti che confermano la crescita di consapevolezza e di equilbrio della squadra di Sousa.
La Salernitana gioca da squadra di Serie A: sorniona, attenta, meticolosa. Niente vampate e niente gioco travolgente, ma fatto di esperienza e sagacia tattica, trovando in alcuni suoi interpreti come Candreva, il giusto meastro d’orchestra. Esperienza ed equilibrio: queste le parole d’ordine del credo calcistico di Sousa, nonostante una difesa a tre che potrebbe gridare alla vocazione offensiva, la squadra granata ha migliorato le statistiche difensive, mantenendo alte quelle offensive. Ci si difende in 7 (tre centrali difensivi e il quartetto di centrocampo, compresi gli esterni), si attaca in in 7 (il quartetto di centrocampo, oltre ai due trequartisti ed alla punta). Un modulo camaleontico, che con il Bologna si è addirittura trasformato in un 3-3-1-3, con Vilhena a supporto del tridente composto da Botheim, Dia e Piatek. Una prova di coraggio e di sicurezza di Sousa, che ha cercato in tutti i modi di vincerla ma senza rischiare di perderla, badando sempre all’equilibrio.
Insomma una squadra equilibrata, divertente, ma soprattutto sicura. Era quello di cui avevamo bisogno, e che ha convinto anche i più accaniti sostenitori Nicoliani come il sottoscritto.
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