Oramai era arrivato il momento. Anche i più scettici e i pro-Nicola si erano convinti da qualche giorno, e da qualche giornata, che cambiare la guida tecnica era ormai diventato necessario. Un cambio forse che andava fatto dopo Sassuolo o dopo Monza, sicuramente dopo Bergamo, ma forse anche dopo la gara con la Juventus. Insomma un cambio che era nell'aria e che in fondo anche lo stesso Nicola sentiva. Eh si perché la formazione schierata a Verona sapeva tanto di suicidio annunciato e di ultima spiaggia per il tecnico che comunque rimarrà per sempre nei cuori dei tifosi granata. La squadra non lo seguiva più e già da tempo i segnali erano più che chiari: fratture e fazioni negli spogliatoi aleggiavano in maniera sempre più costante, e poco a poco diventavano sempre più pressanti alimentando un clima di tensione e di stress. E cosi si arrivati, o per meglio dire si è ri-arrivati, al fatidico momento clou: fuori Nicola, dentro il nuovo tecnico. Non un nome a caso, ma uno che il calcio lo ha vissuto ad alti livelli, soprattutto da calciatore. Ma ora la domanda è Paulo Sousa è la persona giusta?
Al di la del pathos dovuto al nome altisonante, in molti si interrogano sull’effettiva bontà della decisione societaria, quella di puntare su un nome blasonato ma che di fatto non ha mai ben figurato come guida tecnica. Un buon anno a Firenze seguito da uno meno brillante, qualche esonero qua e la, cosi come qualche risoluzione contrattuale, con nel mezzo una guida tecnica della nazionale Polacca, anch'essa terminata con una risoluzione consensuale. Non proprio una grande carriera da allenatore fin qui, che alimenta i dubbi e le perplessità dei molti che si aspettavano forse un traghettatore alla Iachini per chiudere con onore la stagione e poi pensare a programmarla nel migliore dei modi. Ed invece la società ha sorpreso di nuovo la piazza, con un nome gettonato, sul quale poter già pensare di costruire qualcosa per il futuro. La squadra c'è ed è di indiscusso valore: a lui il compito di metterla in campo nel miglior modo possibile e di sanare le spaccature presenti nello spogliatoio, per ricompattare l'ambiente e giocarsi alla pari questo finale di campionato. Sousa sa sicuramente il fatto suo, anche perchè a Salerno si gioca la sua ultima chance da allenatore per tornare nel calcio che conta. Floppare anche questa occasione, con un esonero o l'ennesima risoluzione consensuale, potrebbe voler dire stop alla sua carriera, almeno in Italia e forse in Europa.
La piazza si affida anche a questo, alla sua voglia di rivalsa e di rivincita nei confronti di chi lo ha già etichettato come bollito ancor prima di iniziare. Che sia 4-2-3-1 o 3-4-2-1 poco importa: l'importante è vedere la Salernitana tornare a vincere e chiudere in maniera dignitosa un campionato iniziato bene ma che stava per finire male. E se Pauolo dovrà usare tutta la sua esperienza per fare questo, come utilizzava il fallo tattico per fermare gli avversari, che lo faccia pure. A Salerno non aspettiamo altro.
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