Che la squadra allestita e consegnata ai nastri di partenza del massimo campionato non era sicuramente affidabile e in grado di garantire una stagione tranquilla e perché no, sorprendente, lo si sapeva da quando è suonato il gong che ha sancito la fine del calciomercato estivo. Nessuno poteva sicuramente immaginare però una concentrazione così elevata di infortuni, proprio in quei capisaldi sui quali si era puntato per allestire almeno l'undici titolare. La Salernitana oggi paga una squadra composta solo da una decina di calciatori su venticinque in grado di poter giocare degnamente in serie A. Togliendo Bonazzoli, Ribery e Simy (nonostante una stagione fin qui a dir poco deludente) in avanti, Kastanos, Obi, Lassana e Mamadou Coulibaly a centrocampo e Strandberg e Ranieri in difesa, si evince subito che il numero di "arruolabili" è inferiore alla decina. Se a questi vogliamo aggiungere i positivi Ruggeri e Zortea, e l'ancor più deludente Gagliolo, si arriva ad una dozzina.
La matematica non è un'opinione e se dodici sono i giocatori all'altezza della massima serie, basta qualche infortunio per abbassare ulteriormente la percentuale di giocatori in grado di sostenere la categoria. Dodici su venticinque è davvero poco, se si considera la lunghezza e la difficoltà di un campionato come quello di serie A, che costringe spesso a turni infrasettimanali e tour de force ravvicinati. Ma ciò che deve far riflettere è la mancanza di alternative: in una gara bloccata, dove bisognerebbe pescare dalla panchina idee e forze fresche, la Salernitana non ha praticamente frecce da scoccare e pescando dalla panchina può solo peggiorare la situazione in campo, abbassando il tasso tecnico e qualitativo sul rettangolo verde. Ad aggravare la situazione c'è inoltre la questione sostituzioni: con le cinque sostituzioni i tecnici hanno la possibilità di cambiare metà squadra e quindi dare nuova inerzia ed indirizzo alla partita. La Salernitana invece resta sempre al palo, costretta ad ogni sostituzione ad abbassare ulteriormente la qualità, con cambi quasi mai all'altezza. Non è un caso infatti che la Salernitana, con la squadra "titolare", nei primi tempi ha sempre tenuto testa ai club più blasonati incontrati fin qui (Roma, Atalanta, Napoli) o comunque di tasso tecnico più elevato (Bologna, Torino, Sassuolo).
Un campionato di serie A non si può affrontare con dieci-dodici giocatori all'altezza e una serie di riserve dalle belle prospettive o dai buoni presupposti. Ai vari Di Tacchio, Schiavone, Gyomber, Veseli, Capezzi, Bogdan, va sicuramente il nostro ringraziamento e quello di tutta la torcida granata, ma la Serie A è un'altra cosa. In serie A serve esperienza e cattiveria agonistica, ma soprattutto qualità tecnico-tattiche che ad oggi, e ripeto, tolti una decina di calciatori, nessun'altro ha.
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