La redazione di TuttoSalernitana ha avuto il piacere di interlcuire con Emanuele Troise, doppio ex della sfida in programma dopodomani pomeriggio allo stadio Arechi tra la Salernitana e il Bologna. Ecco le sue dichiarazioni:
Si aspettava questa classifica dopo le sofferenze dell'anno scorso?
"I presupposti per vivere una buona stagione c'erano, la società ha cercato di migliorare per non rivivere un finale come quello del campionato passato. La serie A è un campionato molto difficile e per la Salernitana si sono complicate le cose, in fondo sta lottando per lo stesso obiettivo di pochi mesi fa a credo che Iervolino avesse programmato ben altro. La riconferma di Nicola testimoniava la volontà di dare continuità anche per gratitudine verso un allenatore preparato e che aveva scritto una pagina di storia, ma in varie circostanze ho sentito che ci fosse sfiducia e che si pensava di cambiare. Ora c'è un tecnico che non ti aspettavi di vedere lì, conosce perfettamente il campionato di A ed era abituato a palcoscenici e dimensioni differenti. Ciò testimonia, però, che di base c'è un progetto ambizioso in una città che sogna posizioni importanti. E' una scelta, quella di Sousa, che va ben oltre la salvezza di quest'anno. E' un profilo di livello".
Quanto ha pesato la presenza dei tifosi in uno stadio come San Siro?
"Ti faccio il mio esempio: nelle ultime gare abbiamo giocato a porte chiuse e si è sentita la differenza. Al Sud il pubblico è fondamentale, è il valore aggiunto, per raggiungere un obiettivo è determinante. Me ne sono accorto anche qui a Cava, città che per passione e attaccamento è molto simile. Il calciatore avverte l'apporto della gente e questo incide uslle prestazioni e sui risultati".
Difesa a tre anche con Sousa, però la Salernitana gioca bene e subisce poco. La testa conta più dei moduli?
"Sono il meno adatto a discutere di ciò che ha fatto Nicola, per ammirazione conosco maggiormente Paulo Sousa. Ha fatto di necessità virtù trasmettendo le sue idee ma capendo dove intervenire da subito. Ha ereditato una situazione di classifica in cui ci sono delle priorità, è stato intelligente sotto questo punto di vista. La squadra si esprime in modo aggressivo, come accadeva alla sua Fiorentina, ma anche con l'equilibrio necessario per chi deve salvarsi".
Quanto è importante il ruolo dell'allenatore?
"E' un discorso lungo. Ci sono allenatori-gestori che preferiscono puntare sull'aspetto mentale, altri che invece si concentrano sul campo e sul lavoro quotidiano. Siamo in un momento storico in cui l'allenatore incide, perchè rispetto a prima pensa maggiormente al rettangolo di gioco e alla voglia di trasmettere le sue idee e tradurle in prestazioni. Poi è chiaro che devi adattarti alle potenzialità della rosa e all'obiettivo che ti viene richiesto, ovvio che se guidi una big diventa più semplice trovare la soluzione e lì devi lavorare diversamente".
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