Intervistato qualche giorno fa dalla redazione dell'Associazione Freedom nell'ambito della trasmissione "Cento+2" condotta da Carmine Prisco e Annamaria Portanova e organizzata in collaborazione con la nostra redazione, l'ex fantasista Davide Bombardini ha parlato anzitutto della situazione del calcio attuale: "Se devo essere sincero faccio molta fatica a seguire le partite, anche quelle di serie A. Il pubblico è una componente importante, è come se gli attori recitassero in un teatro vuoto. Sarebbe impossibile. Non c'è emozione, non c'è adrenalina: certo, dobbiamo stare in casa e il calcio ci aiuta a distrarci e a passare il tempo, ma speriamo quanto prima di tornare ad una normalità anche sotto questo punto di vista. E poi ci sono piazze come Salerno che pagano l'assenza dei tifosi, sono davvero il dodicesimo uomo".
Bombardini apre l'angolo dei ricordi: "Mi misi in discussione scendendo dalla A, ero un tesserato della Roma e firmai un contratto pluriennale. Nella prima stagione, messi da parte problemi di natura fisica, sono riuscito a dare un buon contributo e volevo ripagare l'affetto della piazza che mi accolse benissimo. In rosa c'era Di Vicino, l'allenatore era Pioli. A fine campionato accaddero un po' di cose e sembrava dovessi finire sul mercato, ma durante la festa allo stadio Vestuti chiesi ad Aliberti di non cedermi e di darmi ancora fiducia. Non potevo andar via lasciando un brutto ricordo, non era mai successo nella mia carriera. Credo di aver ripagato le aspettative generali sul campo, pur mancando nelle gare decisive per infortunio. Ho dato il massimo per la Salernitana, segnando anche qualche gol indimenticabile come quello col Genoa o a Perugia sotto la neve. Anche quell'estate fu rovente: Aliberti ci rassicurava sull'iscrizione, io e i miei compagni avevamo notizie diametralmente opposte. La nuova società, in C, mi chiese di restare e di far parte del progetto, ma era arrivata una proposta da parte dell'Atalanta e non me la sono sentita di scendere nuovamente di categoria".
Sull'attualità: "Ogni anno, in B, c'è la classica sorpresa. Chissà che non possa essere proprio la Salernitana. Castori ha grande esperienza, sa gestire bene il gruppo e trasmette una identità precisa. Ci sono squadre forti come Brescia, Lecce ed Empoli, ma è una categoria che non dà nulla per scontato. Come ho detto prima è sicuramente penalizzante non avere la tifoseria al proprio fianco, ricordo quante volte trovavamo energie infinite guardando la nostra curva. Si caricavano anche gli avversari, come capitò a me a Palermo quando mi fischiavano tutti e disputai, forse, la miglior partita con la maglia granata. Laziali? Non credo che scendano in campo pensando al futuro, un professionista serio vuole soltanto vincere la partita e dimostrare di meritare il posto. La Salernitana non può essere vista come una seconda squadra e spero sia l'anno buono per il grande salto".
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