E' stato il presidente della Salernitana tra i più amati della lunga storia granata. E oggi che questa società spegne le sue 102 candeline la figura di Peppino Soglia è rimasta nel cuore di quella generazione dei tifosi del caro, vecchio <Vestuti> in piazza Casalbore affezionati a quel calcio antico ma pur sempre bello e soprattutto vero.
Parlare oggi di Giuseppe Soglia ci si emoziona ancora visto che si parla di 34 anni fa ma la spontaneità di don Peppino, il suo modo di fare sempre garbato, la sua passione per il granata, quel colore che ha portato sempre nel cuore, ci rendono felici e consapevoli che il suo ricordo, in questa giornata di festeggiamenti per la beneamata farà piacere a tanti, a tutti forse ed a quelli che amano svisceratamente la loro squadra del cuore.
Presidente per cinque anni dal 1987 al 1991 Giuseppe Soglia, don Peppino come veniva chiamato dai i tanti amici e tifosi granata che lo hanno sempre amato ed osannato, ha scritto quella pagina importante ed esaltante nella decennale storia della squadra granata.
Una pagina bellissima con quella passione che non gli è mai mancata che fin dal 1946, come ci dice oggi il figlio Gerardo lo ha contagiato quando all'età di soli sei anni seguiva già la squadra granata, in serie A, con Gipo Viani. <Mi raccontava papà che la domenica da Castel San Giorgio, dove era nato, raggiungeva il Vestuti con i suoi familiari e tanti amici per seguire le gesta dei granata. Erano altri tempi, è vero, ma quel suo amore non gli è mancato mai. Anzi. Si è rafforzato poi nel corso degli anni>
In che senso, Gerardo?
<Vedeva sempre in quei colori, in quella squadra qualcosa che lo esaltava. E ci sono stati anche momenti bui nel prosieguo di un cammino della società ma lui stravedeva sempre per quei colori e pensava, magari, di arrivare un giorno ad arrivare al vertice della società>
Come è poi capitato nel 1987 dopo aver rilevato la Fisa che faceva capo ad Augusto Strianese
<Si papà faceva parte della società e c'erano tante difficoltà per portare avanti la società in quel periodo. Ma lui quando si prospettò l'idea di acquisire le azioni della Fisa parlò con il cavaliere Amato, che era in quel tempo lo sponsor della Salernitana e con gli altri componenti il consiglio direttivo per acquisire tutte le quote>
Dunque arrivò ad essere il presidente della <sua> squadra del cuore?
<Fu un primo grande traguardo anche gratificante per lui. Si era avverato un sogno e lui voleva portare avanti quel discorso per cercare di fare uscire la Salernitana dall'inferno della terza serie meridionale. I primi anni furono difficili per tutti. Anche per noi familiari visto che quando le cose non andavano per il verso giusto l'umore di papà cambiava notevolmente. Soprattutto dopo le sconfitte che lo facevano sprofondare in una malinconia che terminava, magari, solo la domenica successiva quando la squadra vinceva>
Poi ci fu l'intuizione di acquistare un calciatore come Agostino di Bartolomei, grande calciatore della Roma, che cambiò le cose?
<Beh, si. Il colpo di portare un grande come Agostino a Salerno fu proprio di papà. Voleva far lottare la Salernitana per un traguardo importante. La serie B non arrivava da ben 25 anni ed anche gli allenatori importanti che si erano succeduti in panchina non portarono benefici. Dunque avere a Salerno un grande come Di Bartolomei, che era stato la storia della Roma, gratifica tutti>
Ed anche il tecnico Ansaloni che papà propose fu l'allenatore vincente?
<Diciamo che si costruì un bel gruppo, in ogni reparto. E con Agostino che era un grande maestro d'orchestra il risultato importante finale non poteva non arrivare>
Serie B dopo anni di sofferenze, papà portato in trionfo dai tifosi granata. Tutti tasselli che tornarono ai loro posti?
<Diciamo che la sua felicità, che aveva sempre voluto condividere con tutti i tifosi della Salernitana fu il giusto arrivo di un percorso iniziato tra mille perplessità ma che diedero l'esatta dimensione di quella società che papà aveva portato avanti proprio per ridare un sorriso a tutti i salernitani amanti del calcio. Peccato che la squadra rimase un solo anno in serie B ma papà voleva portare a Salerno Ravanelli e Benarrivo, due calciatori che erano tra i migliori per quell'epoca, ma non riuscì nel suo intento. Poi nell'anno 11991 ci fu la trattativa con il gruppo Casillo e papà lasciò la società>
OggI siamo in un'epoca diversa, Gerardo. La Salernitana è stata promossa in serie A da qualche settimana ma essendo la società attuale una multiproprietà Lotito deve lasciare
<Conosco le regole del gioco. E' vero, Gli articoli della Federazione Gioco Calcio in merito sono chiari. Permettimi di dire, però, che ammiro tanto il presidente Lotito. Ha fatto fatto qualcosa di eccezionale a Salerno, ha fatto rinascere il calcio dopo il fallimento. Lo vedo un pò come il mio papà. E' un presidente sanguigno anche se ha altri interessi da anni con la Lazio>
Secondo te come finirà questa querelle della multiproprietà
<Guarda leggevo del <trust> che potrebbe essere la soluzione temporanea in attesa della vendita della società. Vedi che anche in America succede sempre quando si hanno interessi che possono coincidere. Soprattutto nel caso dei presidenti quando sono eletti. Si crea un < blind-trust> che poi viene sciolto quando finiscono il mandato. Dunque nel caso della Salernitana la soluzione in questo modo è possibile>
Per quel che riguarda la squadra, invece, come credi che si comporterà in serie A?
<Guarda sono rimasto sempre tifoso della Salernitana. Questa <malattia> me l'ha trasmessa mio padre. Sono sicuro che sarà allestita una buona squadra, rafforzata in ogni reparto e con un allenatore come Castori che dall'alto della sua esperienza è una garanzia per la permanenza in serie A>
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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