“Il tifo di Salerno conta tantissimo, in questo stadio sarà dura per tutti fare risultato”. Parole e musica di Gian Piero Gasperini ed Igor Tudor, professionisti abituati ad ambienti caldissimi e che, nelle rispettive interviste, hanno rimarcato quanto la Salernitana possa trarre vantaggio dal calore di una tifoseria straordinariamente importante. Ieri, anche a causa della politica dei prezzi alti e di un orario scomodo per i lavoratori e i commercianti, non c’è stato il sold out: il dato ufficiale parlava di 9600 spettatori, un centinaio dei quali provenienti da Verona. Eppure l’atmosfera era da brividi, merito dei gruppi ultras e di tutte quelle persone profondamente innamorate e che, soprattutto sullo 0-2, hanno continuato incessantemente a spingere sull’acceleratore sognando la rimonta. “Abbiamo detto fino alla fine, e fino alla fine sarà. Tutti insieme la difenderemo, forza Salernitana” l’appello pre-partita, conferma del fatto che i veri tifosi hanno avuto l’approccio giusto a questo campionato. Da un lato la consapevolezza di essere vaso di coccio tra vasi di ferro e di dover sudare le proverbiali sette camicie per evitare la retrocessione, dall’altro la voglia di godersi la serie A minuto dopo minuto accompagnando fedelmente la Bersagliera nei momenti più bui. Diciamoci la verità: quando Kalinic ha segnato il gol del 2-0 sfruttando un clamoroso errore collettivo, qualunque altro stadio del mondo avrebbe iniziato a fischiare e contestare. L’Arechi, invece, no. E’ speciale, capisce i momenti, vive e gioca la partita insieme ai calciatori indossando per davvero la maglia numero 12. “Sosteniamoli fino al 90′, portiamoli al pareggio”, e via con altri cori assordanti che hanno coinvolto e trascinato pure distinti e tribuna. E questa partecipazione emotiva ha permesso ai giocatori di trarre enorme forza e vantaggio, fino al gol di Gondo sotto la Sud che ha riacceso la fiammella della speranza. E il 2-2 di Coulibaly, con tanto di boato assordante e lacrime liberatorie, è stato soltanto la logica conseguenza di uno strapotere impressionante sugli spalti. “La curva te lo chiede, la curva te lo canta…dovete fare gol”, e via con altri 20 minuti di canti e sventolii di bandiere, proprio come aveva chiesto Castori in conferenza stampa. Dopo il triplice fischio del pessimo Irrati, la Salernitana ha lasciato il campo tra gli applausi. C’era un pizzico di delusione perchè si sperava nella prima vittoria stagionale, ma riacciuffare una partita che sembrava persa già dopo 25 minuti conferma che, a Salerno, sarà dura per tutti. E col Sassuolo, in pratica, sarà come essere all’Arechi!
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