Sono convinto che l'editoriale di oggi risulterà a molti poco gradito. Sono giornalista, e come tale amo scrivere le cose che penso. Ma questo poco importa. Facciamo un passo indietro...
Fa notizia (purtroppo) la mail con minacce di morte, arrivata nei giorni scorsi, sulla posta della presidenza della Lega B. Come riporta Sporteconomy.it, la mail è attualmente al vaglio della Digos e della Polizia postale. Il contenuto è fortemente minaccioso ed è rivolto, soprattutto, alla figura del presidente (l’avvocato Mauro Balata). Il numero uno della Lega viene additato dal mittente (con nome quasi sicuramente di fantasia) come il “male” del calcio italiano, insieme ad un altro presidente di club di A. Soprattutto nei confronti di Balata ci sono minacce precise e circostanziate di morte. Mail che dimostrano l’intollerabile escalation al ribasso che circonda il calcio italiano e che tenta di trascinare nel fango l’intero movimento. Un movimento senza regole, senza certezze, in cui prevale sempre la logica di parte e in cui le normative a cui attenersi sono costantemente un optional che è sempre possibile aggiustare per i propri interessi. Parlare di diritto sportivo per un giornalista equivale a un’autentica roulette russa, visto che costantemente ogni certezza giuridica viene calpestata. Parliamoci chiaro: la decisione di passare da 22 a 19 squadre nel format della categoria è stata sbagliata nei tempi e nei modi, sappiamo perfettamente che per statuto federale è stata compiuta una forzatura e che un campionato a numero dispari fa rabbrividire, ma se entriamo nel merito della questione invitiamo i lettori a riflettere. E non possiamo che condividere la coraggiosa mossa di Balata. Innanzitutto: tutti i 19 club hanno sottoscritto il documento poi ratificato dalla Figc a proposito della riduzione delle squadre partecipanti al campionato cadetto. In questo modo è evidente che la questione ridotta dalla controparte interessata meramente a un presunto interesse economico di parte, in realtà non può esserlo affatto: perché chi agita le folle e minaccia rivolte popolari finge di ignorare che approvando la B a 19 squadre all’unanimità diversi club hanno certificato l’aumento del rischio di retrocessione che coinvolge loro stessi in prima persona. E avranno sì, più soldi da spendere, ma allo stesso tempo non hanno certo imboccato la direzione che sarebbe stata per loro più conveniente, con un rischio retrocessione che come noto porta con sé spesso e volentieri catastrofi economiche di immani proporzioni.
Sarebbero sempre quattro, infatti, le squadre relegate in Serie C, sia con le 19 che con le 22 squadre. Basta un semplice calcolo matematico per rendersi conto quanto è aumentato il rischio per le 19 partecipanti di finire in Serie C. Ora: è accettabile cercare di infangare o, peggio, minacciare di morte e intimidire chi cerca soluzioni a un calcio malato che perde tre squadre (!!!) in un campionato, che dimostra di non saper trovare soluzioni se non di comodo, che iscrive squadre che si sa già non finiranno la stagione. Tanto per cominciare: il ripescaggio non è un diritto, ma un’opzione ed è semplicemente assurdo che club che neppure hanno partecipato alla finale promozione, come il Catania, minaccino rivolte popolari se non verranno ammesse in B. Nulla contro il popolo etneo. È ridicolo anche chi grida al rispetto del regolamento e contemporaneamente prova a farlo cambiare a colpi di carte bollate in tutti i gradi di giudizio per interessi di parte. Per quanto mi riguarda, però, esprimo tutto il mio apprezzamento a Balata per quanto sta tentando di fare. Serve seriamente un momento di riflessione, da parte di tutti, per riportare un clima di serenità nel calcio italiano. I dirigenti, secondo noi, sono dei rappresentanti “temporanei” di un mondo, e come tali si devono comportare. Devono essere al servizio del movimento, non sentirsi in un ruolo superiore alla loro funzione. Vada avanti presidente Balata, non si lasci intimorire...
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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