L'intervento a gamba tesa del presidente Danilo Iervolino ha ufficialmente sbloccato il mercato della Salernitana che, fino al 7 agosto, era stato contraddistinto da una serie infinita di rifiuti anche sorprendenti. Alla spicciolata sono arrivati Candreva, Maggiore, Vilhena, Bronn e Dia, cinque elementi di grande esperienza e che hanno le caratteristiche giuste per completare una rosa che, per come si presentava fino alla coppa Italia, rischiava davvero di essere inferiore a quella della passata stagione anche a causa di casi spinosi irrisolti e di infortuni in serie sui quali occorrerebbe fare, finalmente, una riflessione seria senza trascurare alcun dettaglio.In attesa di un altro paio di tasselli che, entro il primo settembre, senza dubbio arriveranno, diciamo da subito che il mercato merita un voto alto. Quanto meno per il concetto di base che ha determinato il modus operandi del club: la stragrande maggioranza dei nuovi acquisti è arrivata a Salerno a titolo definitivo, firmando contratti pluriennali e con esborsi economici non indifferenti.
Gente magari anche giovane, ma con un curriculum di tutto rispetto alle spalle, esperienze internazionali e finanche un gol recente nell'ultima semifinale di Champions League. Da non credere, se pensiamo che un anno fa si doveva pregare un modesto attaccante come Simy aspettando l'ok di trust, trustee, generali e amministratori prima di mettere nero su bianco. Numeri alla mano, la Salernitana è stata una delle società più attive in Europa e che ha decuplicato il valore assoluto della rosa creando una base talmente solida da consentire, nelle prossime sessioni di mercato, una gestione quasi soft e senza affanni di alcun genere. Non vogliamo essere certo noi a raffreddare gli entusiasmi popolari, ci mancherebbe, ma a questi dati oggettivi inconfutabili aggiungiamo una riflessione che riteniamo doverosa: oltre che per qualità, si spera che questa Salernitana sia forte anche per qualità. Non vorremmo, insomma, che le centinaia e centinaia di nomi accostati ai granata durante l'estate e la sfilza di ufficialità degli ultimi dieci giorni portino ad emettere giudizi affrettati o eccessivamente lusinghieri. Così come non eravamo affatto d'accordo con il de profundis recitato dai detrattori di professione fino al ko casalingo contro il Parma, non lo siamo ora che si parla addirittura di Europa League o si ragiona come se la salvezza fosse già acquisita e matematica. Per carità: un Candreva anche solo al 70% è un fuoriclasse per una squadra che lotta per non retrocedere, Maggiore sarà il faro del centrocampo, Vilhena ha tutto per non far rimpiangere Ederson, Lovato al top è un centrale affidabilissimo e Dia è quel centravanti di spessore che serviva come il pane per trasformare in gol la mole di gioco prodotta.
Su qualcun'altro sarà il campo a dover emettere il verdetto, a nostro avviso è doveroso essere cauti. Sambia ha talento ma dovrà confermarsi nel campionato italiano, Valencia e Botheim sono validi ma under e quindi devono crescere con calma senza pressioni sulle spalle, Bronn era nome sconosciuto ai più fino a sette giorni fa, Pirola non ha convinto nemmeno ai tempi del Monza e si spera che Bradaric sia davvero quel talento etichettato da molti addetti ai lavori come "predestinato". Le rivoluzioni e i tanti stranieri in rosa richiedono un fisiologico tempo d'adattamento e Nicola non ha certo la bacchetta magica. Sulla carta, comunque, questa Salernitana è superiore ad almeno 5-6 squadre, a nostro avviso anche dello stesso Monza che ha iniziato subito con una meritata sconfitta casalinga a cospetto di un Torino in difficoltà. Ora a Udine occorrerà scendere in campo con la voglia matta di portare a casa i primi tre punti della stagione dopo la sconfitta onorevole - e forse immeritata - di domenica contro la Roma. Pensare alla faccia desolata dei bianconeri dopo le notizie che giunsero da Venezia il 22 maggio, al balletto di Pereyra sotto la Sud, alla lotta per ottenere il 3-0 a tavolino e al 2-3 dei friulani con lo Spezia sarebbe sufficiente per giocare la proverbiale partita della vita. Sperando che, a ritorno, saranno loro a venire all'Arechi con l'obbligo di fare punti. In fondo il calcio è una ruota che gira. E ci sono i primi quattro sassolini dalle scarpe che vogliamo toglierci.
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