Non capita tutti i giorni che un allenatore, a tre anni di distanza dalla sua esperienza su una panchina, non solo continui a manifestare affetto, rispetto e riconoscenza, ma addirittura ammetta i suoi errori. In un calcio sempre più autoreferenziale, in cui per determinati tecnici scatta il "reato" di lesa maestà se qualcuno osa muovere una critica, c'è chi si dimostra anzitutto un uomo leale e poi un professionista eccellente. Proprio per questo Salerno ricorda ancora con grande affetto Stefano Colantuono, colui che condusse la Salernitana ad una tranquilla salvezza prima di gettare le basi per un campionato importante e per una riorganizzazione collettiva che partì dal Mary Rosy e si estendeva anche ad una stretta collaborazione con il settore giovanile. "E' quello che dovevo fare, rientra nel mio lavoro. Sono una persona molto precisa e scrupolosa, tutto ciò che può portare vantaggi alla squadra che alleno è giusto venga fatto" ha detto in esclusiva ai microfoni di TuttoSalernitana in una intervista telefonica, parlando anche delle voci di un possibile ritorno che si erano diffuse in estate subito dopo l'addio di Ventura: "Ci tengo a fare una premessa: hanno scelto Castori e hanno fatto benissimo. Sento dire tante cose sulla qualità del gioco espresso, ma la Salernitana ha una suo fisionomia ben precisa e rispecchia in pieno il suo carattere. I risultati sono eccellenti e c'è tanto di Fabrizio dietro questa scalata fino al primo e al secondo posto. Quanto al mio ritorno, c'è stata una chiacchierata con il presidente ma nulla di più. C'era anche una offerta del Perugia, Santopadre è in ottimi rapporti con Lotito e c'è stato un piccolo confronto. Tutto qui. Sottolineo che i miei rapporti con la Salernitana sono rimasti ottimi, anche con il direttore sportivo Fabiani. Certo, sarei ipocrita se dicessi che non avrei valutato una proposta concreta. Lì sono stato benissimo, ho tanti amici, è una città stupenda e c'è una tifoseria che è un valore aggiunto".
In questa Salernitana ci sono tanti calciatori arrivati a Salerno o plasmati proprio da Colantuono: "E' vero, vuol dire che avevamo individuato già all'epoca qualche profilo interessante. Anche dello stesso Tutino ebbi modo di parlare con Fabiani a suo tempo, poi improntammo la squadra su caratteristiche diverse. Sono contento per due giocatori in particolare. Milan Djuric, anzitutto. Fu piuttosto bersagliato nei primi mesi perchè non faceva gol, ma era reduce da un infortunio e non aveva svolto il ritiro. Occorreva solo un po' di tempi, i fatti sono dalla sua parte. Voglio fare un mea culpa pubblico su Emanuele Cicerelli, a cui non ho dato spazio. Si vedeva che fosse un ragazzo con colpi interessanti ed è stato di una professionalità encomiabile sotto la mia gestione, però la Salernitana aveva determinate peculiarità e lo avevo inquadrato solo come un esterno offensivo nel 4-3-3 o, al massimo, in un 4-4-2. Ho seguito il suo percorso di crescita e, alla lunga, è diventato un giocatore di grande affidabilità anche come quinto a tutta fascia. Non ho avuto l'intuizione giusta e mi dispiace, proprio per questo sono doppiamente felice che abbia avuto la possibilità di esplodere lo stesso con la maglia granata".
Sul suo addio: "Ho chiarito tante volte. Purtroppo c'erano problemi familiari gravissimi, ho subito un lutto e non avevo la serenità e la spensieratezza necessaria per portare avanti il mio lavoro a Salerno. Tutto sommato non stavamo facendo male, anzi una squadra completamente rinnovata si è ritrovata addirittura al terzo posto a pochissimi punti dalla vetta prima di quelle tre partite in cui ci fu un calo fisiologico. Un po' come accaduto alla Salernitana quest'anno. Via per le pressioni? Come ho detto prima mi sono lasciato benissimo con la proprietà e c'è un bel rapporto. Confermo che, dopo il ko interno col Brescia, fui un po' infastidito dall'atteggiamento di parte dello stadio. Non mi riferisco alla curva, che ha sempre sostenuto la squadra, quanto alla parte inferiore dei distinti che prese di mira Pucino che non stava giocando la sua miglior partita, ma andò ulteriormente in difficoltà a causa di un clima ostile. Secondo me è proprio in quei momenti di difficoltà che la gente deve prenderci per mano e fare la differenza, Salerno ha le potenzialità per essere un valore aggiunto. C'era sempre qualcosa che non andava: a volte ci si lamentava del gioco, altre volte anche un 1-0 sofferto ma meritato era oggetto di discussione. Questa cosa mi dispiaceva, la gente ragiona col cuore ma dovrebbe capire che i grandi progetti e i risultati si costruiscono nel tempo e non dalla mattina alla sera".
Colantuono, però, precisa che "ho un ricordo stupendo della tifoseria, ancora oggi coltivo amicizie fraterne come VIttorio Ruggiero del Salerno Club e spero di poter tornare quanto prima da voi. Magari per festeggiare qualcosa di importante. Non lo dico per scaramanzia, ma sapete benissimo a cosa mi riferisco. Ogni tanto ripercorro mentalmente le tappe salienti della mia carriera e mi soffermo sui momenti che mi hanno emozionato di più, devo dire che quella coreografia in Salernitana-Palermo è uno dei più belli e toccanti in assoluto. Veramente da brividi. In pochi stanno sottolineando quanto pesi, a Salerno, giocare in uno stadio vuoto. Forse anche l'anno scorso, in quelle partite decisive perse in casa, con la curva gremita si poteva scrivere un'altra storia. Magari la pandemia ci concederà un po' di tregua e si riapriranno gli stadi. In quel caso l'Arechi sarebbe osso duro per tutti e i granata giocherebbero in dodici. Con quella curva nessun traguardo sarebbe precluso".
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