Un inizio negativo con Semplici e avvicendamento non positivo con Mazzarri: la partenza del Cagliari di quest’anno non è stata certo entusiasmante e l’arrivo sulla panchina rossoblu dell’ex trainer del Torino non ha certo prodotto i risultati sperati. Eppure la squadra non è molto differente da quella dello scorso anno: un altalenante Simeone è stato rimpiazzato da un più continuo Keita Balde, mentre in mediana si è registrata la sola partenza di Nainggolan, con la conferma di Nandez, a lungo ricercato dall’Inter. In difesa l’arrivo di Caceres ha innalzato il livello di esperienza, arricchito dalla freschezza di Dalbert. Insomma una squadra ben attrezzata che, ai nastri, poteva giocarsi un campionato più che tranquillo
IL CREDO TATTICO DI WALTER MAZZARRI
Le squadre di Mazzarri sono da sempre etichettate come squadre ruvide e fisiche: difesa a tre che in realtà è una difesa a 5 camuffata, con gli esterni molto coperti, un centrocampo di tre uomini, di cui due incontristi e uno dotato tecnicamente, e due punte. La difesa a tre è praticamente bloccata dietro per tutta la durata della gara, senza salire mai ad impostare la manovra: i due centrocampisti incontristi sono in genere dotati fisicamente e fanno dell’agonismo e del rubare palloni le loro caratteristiche principali. Gli esterni giocano a tutta fascia, concentrandosi però più sulla parte difensiva che su quella offensiva. Infine le due punte, si alternano nei movimenti: una più ferma in modalità pivot, l’altra più mobile a galleggiare sulla trequarti. Palla alta, pressing continuo ed inserimento dei centrocampisti per il tiro dalla distanza sono tre dei punti cardine del credo tattico di Mazzarri.
COME GIOCA IL CAGLIARI
La costruzione è quasi sempre dal basso, con scambi veloci del terzetto difensivo verso gli esterni o verso i centrocampisti. Non si escludono però i lanci lunghi verso la punta, brava a smistare e chiamare il rimorchio dei centrocampisti o l’apertura sull’esterno. In questo caso i laterali cercano le sovrapposizioni per arrivare sul fondo e mettere al centro cross, pochi, o cercare di entrare in area. Gli esterni in fase di non possesso si accentrano molto, per restare invece larghissimi in fase di possesso al fine di allargare le maglie avversarie. Spesso si cerca l’imbucata e la profondità di Keita Balde o di Joao Pedro, bravi nel dribbling e soprattutto nella conclusione a rete. Frequentemente i due attaccanti duettano con passaggi corti e veloci, per poter liberarsi alla conclusione. In caso di pressing avversario è il lancio lungo la soluzione preferita, nella speranza di trovare le punte libere o in grado di addomesticare il pallone e inventare qualcosa. Nel caso di recupero palla il Cagliari cerca sempre la verticalità immediata, grazie anche al movimento smarcante di Joao Pedro e Keita. Nel caso di transizione negativa invece la squadra si butta subito su un contropressing nella prima parte della gara, mentre nella seconda, a squadre allungate, opta per un ripiegamento compatto all’indietro. In fase difensiva la squadra è sempre molto alta e punta spesso sulla trappola del fuorigioco: questo però a volte si trasforma in un’arma a doppio taglio, in quanto, nel caso di mancato allineamento degli uomini, nascono pericoli vertiginosi per la retroguardia.
PRO E CONTRO DEI SARDI
I punti di forza del Cagliari di Mazzarri sono rappresentati sicuramente dal tasso tecnico di alcuni giocatori, Joao Pedro, Keita e Nandez su tutti, ma anche dalla fisicità e dallo spirito combattivo che contraddistingue le squadre di Walter Mazzarri. Il modo di giocare del trainer livornese è molto dispendioso e spesso si alternano buone prestazioni nella prima frazione e cali vertiginosi nella ripresa. Le cinque sostituzioni hanno sicuramente giovato al credo tattico di Mazzarri, permettendogli di caricare le energie in cambio. Uno dei punti deboli invece è rappresentato dalla scarna costruzione del gioco, molto prevedibile e fondata su poche varianti offensive. Oltre alla condizione fisica, che cala dunque nel secondo tempo, la difesa alta rappresenta una vera croce e delizia: fin quando le condizioni psico-fisiche tengono, fa il suo dovere alla grandissima, ma quando le stesse iniziano a calare, scattano vuoti vertiginosi e svarioni che diventano sanguinosi per il pacchetto difensivo cagliaritano.
LA CHIAVE DI LETTURA
Colantuono, che potrebbe giocarsi la panchina, dovrà studiare bene la gara e preventivare le mosse del suo avversario: il Cagliari preparerà probabilmente una partita all’arrembaggio e dai ritmi elevatissimi, specie nella prima frazione, per sperare di incanalare subito la partita nel binario giusto e poterla controllare. La Salernitana dovrà tenere botta alle scorribande di Joao Pedro & C., cercando di arrivare al secondo tempo a reti inviolate, per tentare la giocata o trovare l’episodio che possa sbloccare il match in favore dei granata. Centrocampo muscolare in grado di coprire la difesa, esterni difensivi bassi e compatti, e tanto sacrificio per gli uomini di Colantuono, che dovranno affidarsi alle ripartenze per far male. Vista la difesa alta, sarebbe opportuno non schierare Djuric dall’inizio, puntando su Simy e Bonazzoli e nella ripresa su Gondo che, a squadre stanche e allungate, con i suoi strappi potrebbe fare danni nella retroguardia rossoblu.
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