Dopo la sosta per la nazionale, riprende il cammino della Salernitana nella massima serie con la sfida di Torino contro i granata di mister Juric. Il Toro, come la Salernitana, è fermo a zero punti dopo le prime due giornate, grazie alle sconfitte con Atalanta in casa ed a Firenze, nonostante due buone prestazioni. Alla sua prima stagione in quel di Torino il tecnico croato Ivan Juric forse non immaginava una partenza così negativa sebbene il calendario avesse scelto per il Toro due match non propriamente alla portata dell’undici piemontese. Dopo la disastrosa annata dello scorso anno, Juric è stato chiamato alla guida tecnica della squadra anche grazie all’ottima parentesi al Verona. Squadra ritoccata in tutti i reparti, specie nelle ultime 48 ore di calciomercato con gli arrivi di Pobega, Praet, Breakalo e Zima. Belotti è rimasto, cosi come il corteggiato Bremer, uno dei pochi a salvarsi insieme al Gallo nella scorsa stagione.
IL CREDO TATTICO DI IVAN JURIC
Ivan Juric è stato nella sua carriera calcistica un buon giocatore, un centrocampista dotato di grande aggressività ma anche di grande visione di gioco, unendo cosi le skills del centrocampista moderno, ovvero quantità e qualità. Da allenatore nelle sue squadre ha cercato di portare il suo modo di fare calcio: il suo “padre” tattico è stato Gian Piero Gasperini, di cui è stato prima giocatore e poi vice-allenatore in quel di Genoa. Da lui ha ereditato il modulo con la difesa a 3, il centrocampo a 4 e la fase offensiva in 3 uomini, con un trequartista dietro le due punte o due giocatori offensivi dietro il centravanti di movimento. Le sue squadre sono state sempre molto aggressive e caratterizzate da un pressing alto, con grande lavoro degli esterni a cui chiede sacrificio in entrambe le fasi per tutti i 90 minuti, sia con palla che senza palla. Un pressing però intelligente, che non sfocia spesso in cartellini gialli come per altre squadre. E’ sicuramente uno degli allenatori moderni tatticamente più intelligenti nel panorama calcistico, molto attento alla fase difensiva ma senza disdegnare quella offensiva.
COME GIOCA IL TORINO
Il Torino ha come caratteristica la costruzione dal basso, che parte molto spesso dalla difesa con i tre centrali che cercano il fraseggio per poi allargare verso gli esterni (Singo e Ansaldi/Aina), dando così ampiezza all’azione. A seconda dell’esterno che riceve palla si sviluppa l’azione dal basso: Ansaldi ha piedi educati e visione di gioco, e quindi spesso dialoga con la mediana, mentre Singo e Aina invece puntano sulla forza atletica e sulla velocità, cercando subito l’affondo sulla fascia. Arrivati sul fondo, gli esterni granata trovano sempre in area i tre giocatori offensivi scelti dal tecnico croato, pronti all’inserimento, così come l’esterno opposto o qualche centrocampista salito a rimorchio che si posiziona al limite dell’area. Quando invece la squadra granata non riesce a costruire dal basso, Juric chiede spesso il lancio lungo (Izzo o Bremer) per il centravanti, che di fisico protegge palla e aspetta l’inserimento dei centrocampisti per lo scarico. Nel caso di recupero palla, il Toro cerca subito di allargare sugli esterni o, se bloccati, la verticalizzazione rapida sulle punte. Molto importante per l’ex Verona è la fase di non possesso, caratterizzata da un pressing molto offensivo che prova sempre a recuperare palla nella metà campo avversaria, limitandone la costruzione dal basso. Anche la difesa fa pressing, con uno dei due esterni del terzetto che si alza fino a centrocampo e porta i due esterni a ripiegare, per garantire così la difesa a 4 nel caso in cui salta il pressing. Spesso la squadra utilizza il fallo quando non riesce a recuperare palla, rischiando cosi cartellini a ripetizione.
PRO E CONTRO DEL TORO
Il punto di forza del Torino, e delle squadre di Juric in generale, è sicuramente l’organizzazione e la compattezza che l’undici schierato mantiene per tutti i 90 minuti, abbinate ad una aggressività non solo fisica ma anche mentale. Tra i punti deboli invece riscontriamo la tenuta fisica, che tende a calare nell’ultima mezz’ora, proprio per le tante energie spese nel corso della prima ora di gara (si veda ad esempio la sconfitta con l’Atalanta alla prima stagionale) e la poca efficacia realizzativa, che sottolinea come la manovra offensiva del croato sia abbastanza prevedibile. Eppur vero che nell’esperienza di Verona non aveva attaccanti del calibro del gallo Belotti, quindi va analizzato come il bomber azzurro possa ovviare a questa mancanza del croato.
LA CHIAVE DI LETTURA
Ci si aspetta una gara con poche emozioni, in quanto entrambe le squadre non si lasciano piacere per il bel gioco. La squadra di Castori dovrà essere brava a saltare il primo pressing portato dai centrocampisti e dal reparto offensivo, per creare superiorità nel reparto nevralgico e ripartire velocemente allargando sugli esterni, in modo da far allargare a sua volta le maglie mediane del toro. La Salernitana dovrà inoltre, in fase di non possesso, essere corta e compatta, cercando di mantenere le energie psico-fisiche per tutta la durata della gara, e utilizzare i cambi dell’ultima mezz’ora per poter cambiare l’inerzia della partita. L’ingresso di Ribery negli ultimi venti minuti di gara, seppur non al top della forma, al posto di un centrocampista di rottura, potrebbe far saltare gli schemi in casa Toro, costringendo Juric a togliere a sua volta un giocatore offensivo e arretrare il baricentro. Saranno molto importanti i calci piazzati, che in una gara bloccata, potrebbero fare la differenza: occhio al Toro che vanta saltatori di prim’ordine, del calibro di Izzo e Bremer, e tiratori con piedi calibrati quali Ansaldi e Verdi.
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