Sconfitta inaspettata quella della Salernitana, che non sfata il tabu interno contro un avversario nettamente alla portata. Nonostante il cambio di modulo e lo solita buona partenza, gli uomini di Nicola subiscono il solito goal per disattenzione e non riescono a riprendere le fila della partita.
Partiamo come sempre dalle statistiche: possesso palla superiore agli avversari, nonostante l'inferiorità numerica per 12 minuti, con una percentuale pari al 52,7%, quasi il doppio dei tiri verso lo specchio, 14 a 8, anche se nello specchio sono solo 3, rispetto ai 5 del Toro. Equilibrio nelle linee di passaggio effettuate (249 a 247), mentre nettamente a favore dei padroni di casa il numero di corner (9 a 2), di cross (29 a 8) e di dribling riusciti (15 a 9).
Passiamo ora alle scelte tattiche: per la prima volta da quando siede sulla panchina granata, Davide Nicola schiera la difesa a tre, arretrando Radovanovic nel terzetto in posizione centrale, come nelle ultime stagioni a Genoa con Ballardini, e facendo scalare Fazio sul centro sinistra, con Gyomber sul centro destra. In mediana la coppia titolare Coulibaly-Ederson per garantire maggiore densita li nel mezzo, mentre Mazzocchi e Zortea posizionati come quarti di centrocampo. Davanti Verdi sul centrosinistra e Bonazzoli sul centrodestra pronti a fare da collante con la punta Djuric.
Solito approccio alto ed aggressivo, tipico marchio di fabbrica di Nicola che produce tanto possesso palla e recuperi a qualche occasione da rete, come la deviazione sul palo di Berisha, sulla volee di Verdi. Poi solito svarione difensivo, sempre di Fazio, e rigore procurato, con annesso vantaggio di Belotti. La Salernitana ha una buona reazione fino alla mezz'ora ma poi cala di intensità e il Torino prende le misure, non rischiando fino al fischio d'intervallo. Nel secondo tempo non c'è stato il cambio di ritmo previsto: Verdi che nella prima frazione aveva dato linee di passaggio e imprevedibilità è calato vistosamente come di consueto e il cambio con Ribery non ha prodotto nulla di buono, col francese evidentemente in stato di arretratezza fisica e tattica.
A differenza delle partite precedenti l'assalto finale non è stato efficace, soprattutto per l'assenza di Djuric che dopo lo scontro con Buongiorno ha perso lucidità mentale ed è stato costretto ad abbandonare il campo a venti minuti dalla fine. Mikael, entrato al suo posto, ha confermato la poca adeguatezza al campionato italiano, non garantendo né fisicità li davanti né profondità, e riducendo drasticamente le chance di ripresa della squadra di Nicola.
In conclusione, il passaggio a tre dietro, nonostante gli errori di Fazio ha garantito maggiore solidità, riducendo al minimo i rischi per la retroguardia e permettendo anche una costruzione dal basso proprio con Radovanovic che usciva spesso per dare il via alla manovra. È mancato il cambio di marcia nel secondo tempo che i subentrato, Ruggeri, Ribery, Bohinen e Mikael non hanno saputo imprimere.
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