"Abbiamo fatto un miracolo sportivo, devo ringraziare i calciatori che sono sempre i grandi protagonisti. Ho cercato di sfruttare al meglio il materiale umano a disposizione mettendo a disposizione dei ragazzi la mia esperienza. Giochiamo a Viterbo, in uno stadio che non è il nostro, senza tifosi e in un girone sempre molto complicato eppure stiamo facendo un finale di stagione estremamente positivo e interessante. Sono decisamente soddisfatto". Inizia così la nostra chiacchierata con l'ex tecnico della Salernitana (ed ex calciatore della Roma) Leonardo Menichini che, alla guida del Monterosi, ha disputato una stagione eccellente. Restando in casa granata, il mister ha analizzato così l'attuale situazione invitando tutto l'ambiente a rinviare giudizi di ogni genere per concentrarsi sulle ultime nove partite.
Iniziamo, però, dall'angolo amarcord: promozione e due salvezze, quale momento porta di più nel cuore?
"La promozione in serie B resta il ricordo più bello, vincere a Salerno con una tifoseria così passionale è una grande emozione e una piazza del genere era penalizzata in quella categoria. Ottenemmo una serie di record incredibili: 80 punti, 12 vittorie in trasferta esprimendo un bel gioco. Ho espresso una pagina importante di questa società e ne sono orgoglioso, fu una cavalcata indimenticabile".
Come giudica il lavoro di un dirigente come Sabatini che lei conosce molto bene?
"Non è mai semplice quando cambi undici calciatori a gennaio, inserendo gente che viene dall'estero in un campionato difficile come la serie A italiana. E' evidente che qualcuno non abbia avuto un approccio importante, la fretta non è mai una buona consigliera. Ma non è ancora il tempo dei giudizi e dei verdetti: ci sono ancora le possibilità per salvarsi, magari vincendo le due gare di recupero. Mi sembra prematuro parlare di piano B e ragionare di futuro, ci sono 27 punti in palio e bisognerà combattere fino a quando la matematica concederà una chance. Il mio Monterosi ha fatto un miracolo sportivo, spero di festeggiare anche quello della Salernitana".
Prematuro fare un piano B?
"Secondo me sì. C'è una società di livello, ho ascoltato spesso il presidente e devo dire che ha tutte le caratteristiche che servono per garantire eventualmente una serie B di prestigio alla Salernitana. Ma sono convinto che lui e l'allenatore non molleranno fino all'ultimo secondo, nella malaugurata ipotesi di retrocessione ci sono tutti i presupposti per rialzarsi da subito".
Lei ha giocato con Sabatini a Roma e ha allenato Nicola a Lumezzane. Che ricordi ha di questi due professionisti che Iervolino ha scelto per tentare l'impresa?
"Parto da Walter. A volte faceva arrabbiare un grande maestro come Liedholm perchè non passava mai la palla, ma era una mezzala di qualità e dotata di estro e imprevedibilità. Ricordo positivamente anche Davide Nicola, un terzino a tutta fascia con cui ho vinto anche una coppa Italia di serie C. Ci conoscemmo a Lumezzane, nel tempo gli ho lasciato la mia panchina".
Giusto cambiare undici calciatori nel mercato di riparazione?
"Stimo Sabatini, questo sia chiaro. La piazza sperava si potesse fare un mercato importante a gennaio, la rosa di prima andava assolutamente rinforzata e la dirigenza ha fatto tutto quello che era possibile. E' evidente, come detto, che qualche calciatore non si sia inserito bene ma ho visto la Salernitana anche contro il Torino e ha giocato benissimo così come accaduto col Milan. Spesso meritava di vincere ed è stata sfortunata. Direi di giocarci queste ultime possibilità sperando in una striscia di risultati utili consecutivi. E' difficile, ma le altre nemmeno corrono e, dalla Sampdoria in giù, nessuno può stare tranquillo nè definirsi spacciato".
Un allenatore, a 9 giornate dalla fine, inizia a ragionare anche da aziendalista schierando calciatori di proprietà e meno chi andrà via a giugno?
"Non credo, quando si fa la formazione si cerca di mettere in campo il calciatore più adatto alla gara che vai ad affrontare senza fare troppi calcoli o ragionamenti. La matematica non condanna la Salernitana ed è necessario lavorare sempre per esprimersi al meglio. Quando sarà il momento, eventualmente, cambieranno le valutazioni. Sono discorsi prematuri: giochiamocela fino alla fine".
Tornando indietro nel tempo, quale mancata riconferma ha reputato più ingiusta?
"Il passato è passato. Rimane a vita aver instaurato un rapporto splendido con l'ambiente, è la cosa a cui tenevo di più e non era certo scontata. Salerno la conoscete: se sbagli due partite ti criticano subito. Io ne sono uscito benissimo: una vittoria, due salvezze. A me va benissimo così. Resto tifoso della Salernitana, ogni tanto vengo a vedere la partita, ho tanti amici, ho fatto parte della storia granata e non potevo chiedere di più".
Iervolino ha detto che sarà fondamentale avere un rapporto stretto con la tifoseria, il vero valore aggiunto della Salernitana...
"E dico anche che non credo che il presidente si faccia condizionare dagli umori della piazza, ascolto sempre le sue dichiarazioni e creare un rapporto di osmosi con la tifoseria non vuol dire non prendere decisioni. L'amore e l'entusiasmo reciproco vanno bene, ma ognuno deve rispettare il proprio ruolo".
A proposito di tifosi, quante rimonte sotto la Sud...
"E' chiaro che attaccare sotto la curva nel secondo tempo era un vantaggio in più, ma secondo me è relativo. La squadra giocava a calcio, c'erano ampiezza e idee e la gente si divertiva. Non potrò mai dimenticare il 2-0 sul Benevento davanti a 22mila spettatori
Come spiega il flop Simy?
"Simy l'avrebbero preso tutti, io compreso. Aveva segnato molto a Crotone, invece non si è inserito. Il calcio è strano. L'anno prima vai benissimo, la stagione dopo non rendi. Non sempre è semplice dare una spiegazione".
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