"Da uomo di sport dico che la partita andava rinviata, stiamo vivendo un periodo d'emergenza senza precedenti che ci ha colto tutti di sorpresa. I punti vanno conquistati sul campo, ma allo stesso tempo ricordo alla Reggiana che anche il loro presidente aveva firmato un protocollo e ci sono delle normative che parlano chiaro. Sono sbagliate? Possiamo discuterne. Però, ad oggi, la Salernitana ha tutto il diritto di chiedere la vittoria a tavolino. E' evidente, dall'esterno, che la società granata sia organizzatissima e stia rispettando in modo eccellente il protocollo senza trascurare alcun dettaglio. Vedremo come andrà a finire, secondo me sarà una battaglia lunga e che servirà da lezione anche per tutte le altre situazioni simili". Così David Mounard ai microfoni di TuttoSalernitana. Il fantasista, protagonista di tre campionati e due coppe vinte a suon di gol e assist, si sofferma molto sul tema della lealtà sportiva e ricorda un episodio che lo ha visto coinvolto in prima persona: "Dovevamo giocare la partita con il Gavorrano, qualche ora prima ho ricevuto alcuni messaggi molto sospetti. Mi ritengo un uomo leale e un grande professionista, ho denunciato immediatamente e sono scattate le indagini. Non so se nel calcio di oggi sia un merito essere persone trasparenti e senza scheletri negli armadi, ma lo rifarei altre mille volte. Ho due figlie e cerco di crescerle circondate dai veri valori della vita. La mattina, quando ti alzi allo specchio, devi anche poterti guardare in faccia".
Mounard è uno di quelli che, pur di giocare a Salerno, ha fatto tanti sacrifici rinunciando a soldi e proposte di categoria superiore. Gli chiediamo quanto dia fastidio, ad un ragazzo che può essere ormai considerato un salernitano d'adozione, leggere le parole di Dzickek o di tanti giovani che vedono nella maglia granata una sorta di ripiego prima del salto alla Lazio: "Mi dà fastidio, non c'è ombra di dubbio. Salerno non è una seconda scelta. All'epoca della serie D o quando le cose andavano bene, nessun calciatore anche affermato si è mai permesso di chiedere a Lotito un premio che prevedesse il passaggio alla Lazio. La Salernitana è roba seria, una fede per tantissimi tifosi che muoiono per questa maglia. Chi viene con questa mentalità non entrerà mai nel cuore della gente. Vi faccio il mio esempio personale: fatta eccezione per qualche giornalaio ben noto in città, anche quando ho giocato male mi hanno sempre attribuito voti alti. Il motivo? Vedevano in me un professionista serio, innamorato della maglia, leale e mai ruffiano. Si poteva sbagliare un gol o una partita, fa parte del gioco, ma l'uomo viene prima del calciatore".
Sulla sua esperienza a Salerno e sui motivi dell'addio: "Anni fantastici in una città meravigliosa, ho scelto di vivere qua e sono contentissimo. Continuo ancora a giocare a calcio, sto condividendo un'esperienza lavorativa con Ciro De Cesare che apprezzo molto perchè, come me, è schietto e dice sempre le cose come stanno. Vincemmo tre campionati, il gol più bello forse l'ho realizzato contro il Foligno. Mi tengo stretta anche la punizione col Gubbio, rete arrivata in un momento particolare: la società voleva mettermi fuori rosa, risposi sul campo senza fare una sola polemica. Da pelle d'oca anche il 2-1 col Benevento, possiamo dire che il secondo gol lo ha segnato la nostra curva. Gustavo, entrato al mio posto, fu bravissimo a metterla all'incrocio dei pali, ma la gente fece la differenza. Quando i calciatori si stancano e sembrano stremati riescono a trovare forze incredibili guardando i nostri tifosi. Sono fondamentali per la Salernitana. Il mio addio? Non avrei mai lasciato Salerno, ma ormai ero fuori rosa. Fu una scelta del direttore sportivo Fabiani, non di Lotito e Mezzaroma. Ancora oggi non conosco i motivi".
Proprio sul distacco con la piazza ci si sofferma nel ragionamento successivo: "Un po' me lo aspettavo. Fa male perchè i presidenti hanno investito soldi e perchè ne paga le conseguenze la squadra. Senza tifosi è normale che la Salernitana sia meno forte e perda quella spinta in più che fa la differenza. Non mi meraviglia perchè i 5 anni di B sono stati anonimi, anzi per due volte si è rischiata la retrocessione in C. La domanda è sempre la stessa: quando hanno voluto vincere lo hanno fatto al primo colpo, che cosa è successo dal 2015 ad oggi?". Sulla squadra attuale: "Probabilmente non giocano un calcio spettacolare, ma credo che il passaggio da Ventura a Castori abbia comportato vantaggi. Il mister sta lavorando benissimo, tiene tutti sulla corda, vedo un gruppo che combatte come non accadeva da anni a Salerno. Per chi, come me, è partito dalla D è un'emozione grossa vedere i granata tra le prime. Sperando che non ci sia il solito calo tra novembre e dicembre. La rosa non è male, Djuric è un fuoriclasse per la categoria e Tutino può esplodere definitivamente e segnare tantissimo. Certo, Djuric ha caratteristiche uniche: dovesse saltare una partita per infortunio o squalifica potrebbe emergere qualche limite".
Infine si chiede a Mounard per chi farebbe il tifo in una ipotetica sfida tra Foggia e Salernitana, due piazze in cui ha lasciato un pezzo di cuore nel vero senso della parola. La moglie, Monica, è foggiana, ma è nata il 19 giugno. Una data non casuale: "Fu bellissimo festeggiare centenario e compleanno di mia moglie nello stesso giorno. Ma non potrei mai scegliere tra Foggia e Salerno: una figlia è nata qui, l'altra in Puglia. Sono legatissimo alla maglia rossonera così come a quella granata, emozioni stupende che resteranno per sempre nel mio cuore. Due piazze da serie A".
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