Prima di sabato scorso aveva giocato soltanto 54’. Poi, contro l’Entella, Sannino l’ha mandato in campo nella ripresa e Peppe Caccavallo ha cambiato la partita. Stasera, ad Ascoli, potrebbe partire dall’inizio, esordendo così da titolare in una squadra chiamata a fare risultato per non essere risucchiata in basso. La storia del ventinovenne di Pianura è quella di un ragazzo costretto a crescere in fretta dopo la morte del padre, che ha cercato nel calcio la sua vita, che ha incantato Zeman ma che si è anche fidato di persone sbagliate. Ecco l'intervista integrale rilasciata da Caccavallo ai colleghi del Corriere dello Sport.
È arrivata l’occasione che stava aspettando?
"Contro l’Entella ho cercato di fare il massimo, ho servito un assist a Coda e ho cercato anche di segnare. Insomma, mi sono fatto trovare pronto. E non è facile quando non ti senti considerato per 5 partite".
La scorsa stagione quattordici gol con la Paganese, ora rincalzo in B. È dura?
"Non bisogna mai mollare. Qualche mio ex allenatore, come Grassadonia e Bucchi, a cui chiedo consiglio, ha continuato a dirmi in questa fase di stare tranquillo e di aspettare il mio momento".
Spera di giocare dall’inizio ad Ascoli?
"Da quando sono arrivato spero di potermi giocare il posto".
Lei è un esterno d’attacco, ma adesso può fare solo la seconda punta.
"Negli anni ho fatto anche la seconda punta e credo di avere le caratteristiche giuste: tecnicamente so gestire lo spazio, attacco la profondità e mi piace venire incontro al pallone. Purtroppo questo modulo mi penalizza. Sono stato preso per un 4-3- 3, ma durante il ritiro ho fatto di tutto per farmi apprezzare dal mister. Perché comunque l’ultima parola è stata sua, lui ha voluto che io restassi".
Ha cominciato in B a Lecce, poi ha riassaporato la serie cadetta a Crotone. È bravo, ma perché non ha ancora sfondato?
"In dieci anni della mia carriera mi è capitato tutto quello che un calciatore non spera di vivere. Innanzitutto gli infortuni. Con Zeman sono partito alla grande, giocavo, poi mi sono infortunato e sono rimasto fermo per tre mesi. Quando sono rientrato, sono riuscito a fare gol all’esordio, poi hanno esonerato il mister ed è arrivato Papadopulo, con altre idee. Tanti infortuni, ma anche scelte sbagliate, procuratori che mi hanno consigliato male. All’inizio della carriera, ogni sei mesi cambiavo sempre squadra".
Cosa non rifarebbe?
"Non peccherei di presunzione come feci a Lecce. Pur con un nuovo allenatore pensavo comunque di essere il calciatore più importante. Mi consideravano più importante di Osvaldo. Un peccato di gioventù. Il rammarico più grande è non aver avuto un maestro come Zeman per tutto l’anno, sicuramente avrei avuto una carriera diversa, magari come quella di Insigne. A Pescara voleva portami con lui, ma ho dovuto rifiutare l’offerta del Pescara e del Foggia per tante cose che poi ho scoperto negli anni".
Per Zeman lei era il nuovo Vucinic.
"In tv Bojinov disse a Zeman: trattamelo bene, è più forte di me. Ma negli anni ho imparato anche a curarmi bene dopo gli infortuni".
Cosa chiede oggi al calcio?
"Ho fatto di tutto per tornare in B, per dimostrare quello che sono. A volte girano voci false, magari che uno ha la testa sbagliata. Io sono sempre stato un professionista, ho avuto gambe e testa, sono stato sempre un leader. E voglio dimostrare che ci posso ancora stare in questa categoria".
Chi è Caccavallo fuori dal campo?
"Ho una moglie, Gaia, e tre figli: Roberto di sette anni, Cristiano di tre e Luce di un anno. Mi dedico alla famiglia ed alla mia passione per il taglio dei capelli. Li taglio anche ad alcuni compagni di squadra, ai miei figli ed a mia moglie. Ho seguito dei corsi, può darsi che quando smetterò di giocare mi dedicherò a questa attività".
Un creativo, quindi, in campo e fuori?
"Probabilmente sì. Mi piace anche disegnare, cantare e ballare. A dodici anni ho perso papà, ho dovuto costruire tutto da solo e forse questo mi ha portato a fare anche qualche scelta sbagliata. Ma ora sono tornato in B e ci voglio restare".
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