Salernitana-Cremonese, gara del riscatto obbligatorio per i granata, si giocherà il 29 giugno, «che per noi cetaresi - dice Vincenzo Torrente, ex a metà - è il giorno più bello dell'anno». Si festeggia San Pietro, in Costiera Amalfitana è il richiamo delle radici, festa di tradizione. Anzi, sarebbe: il Covid ha congelato tutto, per San Pietro potrà esserci la festosa corsa sulle scale che conducono alla chiesa madre e lo stadio Arechi non avrà il proprio pubblico, in ossequio al distanziamento sociale."Speriamo che almeno i fuochi d'artificio ricomincino all'Arechi", dice il mister che ha allenato la Salernitana per una parte della stagione regolare 2015-2016 e la Cremonese fino al 9 marzo 2014.
Sarà la gara bivio?
"È la prima di otto finali: non decide ma indirizza, incanala. La Salernitana ha davanti a sé un percorso: prima si ridesta e trova continuità, più presto raggiunge ciò che è alla portata, cioè un piazzamento playoff nei vagoni di testa. Può farcela, perché la Serie B offre sempre una seconda opportunità e la vittoria contro la Cremonese può ridare slancio. Ripartire dopo il lockdown non era facile per nessuno e la Salernitana ha incontrato qualche difficoltà».
Perché più delle altre?
"Non mi pare che la Cremonese sia messa meglio. Se i granata erano partiti per ben figurare, in Lombardia con quell'organico avrebbero dovuto vincere il campionato. La classifica per la Cremonese è ingannevole e non me lo spiego. La società ha cambiato allenatori, la squadra aveva trovato un equilibrio con Bisoli ma poi ha perso di nuovo terreno. È in una posizione a rischio, aveva impattato bene sulla ripresa del torneo battendo l'Ascoli nel recupero ma forse ha pagato lo sforzo di tre gare in dieci giorni ed è reduce da due ko di fila. La Salernitana dovrà trovare risorse tecniche e caratteriali per sopraffare un'avversaria che è pericolosamente in bilico e vuole uscire dalle sabbie mobili".
Le differenze tecniche più importanti tra i due gruppi?
"La Cremonese gioca in verticale, ha attaccanti veloci e sceglie spesso i tre riferimenti offensivi. Fuori casa ha un ottimo rendimento: sette punti nelle ultime tre partite, colpaccio pure sul campo del Frosinone. La Salernitana di Ventura, di contro, sviluppa gioco dalle retrovie, cerca la giocata per Djuric ma anche il velo per gli inserimenti e le sovrapposizioni. Il centravanti bosniaco si è sbloccato e va alimentato: se arriva il cross buono, stacca e fa la differenza. Ventura però ha già detto che serviranno alternative: la Salernitana è consapevole che dovrà produrre gioco e trovare strade diverse rispetto alla palla per l'airone. In questa ottica, è una notizia buona il recupero di Lombardi, che ha caratteristiche di forza e velocità, bravo anche nell'uno contro uno".
Pure lei perse a Chiavari e proprio in Liguria, contro lo Spezia, subì la sconfitta del capolinea. Ha fatto capolino alla vigilia per un saluto e la Salernitana era a pochi passi da casa sua. Come spiega il ko granata contro l'Entella?
"È un campo trappola, ostico per tutti. L'Entella al Comunale, in un contesto piccolo e su un sintetico veloce, ha costruito le proprie fortune, da sempre. C'è tempo per rimediare. I valori tecnici c'erano e ci sono: due partite non cambiano la scena, la solidità era stata trovata, serve solo una vittoria che ricrei entusiasmo. Si rianimerebbe anche la classifica e non è poco: tutti riflettono sulla risalita dell'Entella, in chiave playoff. Nessuno dice che la Salernitana farà un bel balzo, se batterà la Cremonese. Subito dopo, avrà in casa anche la Juve Stabia. Sarebbe servito un po' di pubblico, perché per un calciatore è importante percepire vicinanza".
Lei sperimentò il clima derby con l'Avellino all'esordio. Ricorda?
"Fu bellissimo, emozionante, vincemmo di slancio. Non avevo bisogno del derby per apprezzare la passione dei tifosi granata, perché anche io ero tifoso al Vestuti insieme a mio padre Gaetano. A fine gara, adesso a Gubbio, rivolgo sempre un pensiero alle squadre che ho allenato e mi informo. La Salernitana è ovviamente tra queste, in cima".
Da tifoso, si è sentito tradito e scaricato dopo l'addio nel 2016?
"Non porto rancore: la stima per l'ambiente, la società e la proprietà resta immutata. A me era stato chiesto di salvarci anche all'ultima giornata, di sicuro non mi era stato chiesto di lottare per i playoff. La squadra l'avrebbe fatto, aveva intrapreso un cammino, poi si è comunque salvata. Vale anche per la mia Cremonese, quella del 2013-2014. Lì c'erano progetti di due anni, avremmo dovuto fare cose belle ma fui esonerato da quarto in classifica e dopo undici risultati utili consecutivi. I progetti non furono rispettati, c'era possibilità di vincere ma furono fatte altre scelte. Si parla sempre di programmazione ma poi nel calcio si vuole il raccolto senza la semina e si corre troppo".
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