Di seguito uno stralcio delle dichiarazioni di Davide Nicola rilasciate al sito UltimoUomo. Si parla del calcio moderno, della crescita delle cosiddette piccole: " È vero, ma questa è un’evoluzione verso una cultura sportiva che dovrà progredire sempre di più. Il confronto con l’Europa, con i vari campionati – lasciamo stare i quattro campionati più importanti – tante altre nazioni stanno acquisendo consapevolezza, competenze, programmazione per orientare la loro crescita. Favorire le competizioni europee – la Champions League tanto quanto la Conference – ha contribuito all’esportazione di una certa idea di calcio nel mondo, ha contaminato le idee. Prima noi italiani venivamo apprezzati per certe cose, e apprezzavamo gli altri per cose differenti. Metti anche che ogni anno arrivano da noi giocatori e allenatori di altri campionati. C’è anche un’esigenza di spettacolo diverso, legato alle regole e al loro cambiamento per aumentare la produzione di gioco, per creare occasioni in più, per favorire lo spettacolo, per rendere una partita più divertente. Un tifoso si diverte di più a una partita con molte transizioni, perché aumenta il livello emotivo del seguire un’azione dopo l’altra. A me sembra che oggi è cambiato il significato di velocità, ha assunto un connotato di emotività: tutto ciò che è più veloce, più intenso, ti sembra che ti dia qualcosa in più, lo vivi meglio.
Sulle cinque sostituzioni, Dario Saltari ne ha scritto su L’Ultimo Uomo. Quando sono state introdotte si diceva che avrebbero favorito le grandi squadre, per via delle rose più profonde. Dopo due anni ancora non si capisce dove sono i vantaggi, anche perché molti allenatori ne hanno fatto un uso differente. Tu che uso ne fai?
"Le cinque sostituzioni nascono dalla pandemia. Poi sono rimaste per favorire la possibilità di aumentare il livello qualitativo o fisico, per mantenere i ritmi elevati. Secondo me è anche diretta conseguenza del fatto che negli anni è aumentato il numero di giocatori che vanno in panchina. Le rose ampie ce le hanno tutte le squadre, poi è da vedere se tutti possono costruire rose di qualità. L’idea è tenere alto lo spettacolo, alto il ritmo. Con le cinque sostituzioni un allenatore può gratificare più giocatori, nella partecipazione al progetto tecnico-tattico, perché più giocatori si sentono chiamati in causa direttamente. Io sono favorevole, non mi dispiace, l’utilizzo che ne faccio è funzionale alla partita. Se posso le faccio tutte, sempre. Se credo che la partita stia viaggiando su parametri a noi congeniali o se l’espressione di gioco in campo è adeguata, magari non le faccio tutte e cinque. C’è la possibilità di valutare – non è il nostro caso – l’andamento delle tre partite in una settimana, dove le sostituzioni ti garantiscono il 50% di turnover in campo dei giocatori di movimento durante una partita. Sono curioso di sperimentare cosa succederà quest’anno, quando ci sarà questa macro-pausa per i Mondiali che cade prima nella stagione rispetto a quanto successe nel 2020.
La costruzione del basso è spesso bollata in TV come una moda. Tu che ne pensi?
"Adesso è una moda! Prima non si poteva giocare al calcio se non si costruiva dal basso, adesso non si può giocare al calcio se non si lancia lungo. Il bello del calcio è che tutti possono dire tutto e il suo contrario, darai sempre l’illusione di avere in tasca una verità. Una volta che tu sai che funziona così, raccogli e rilanci solo le considerazioni che magari pensi che possano essere pubblicate. Ma l’informazione di qualità gli addetti ai lavori la riconoscono subito, la studiano, cercano di confrontarla con le proprie impressioni, di oggettivarla attraverso i dati. A me non interessa se era una moda prima o lo è adesso. Il vero limite di chi parla di calcio, io credo, è che se esce un concetto nuovo, sembra che se tutti non parliamo di quel concetto siamo fuori dal mondo. Per me dovrebbe valere un altro approccio: esce un concetto, lo analizzo, se mi da spunti per migliorare il mio pensiero, devo poter essere libero di seguirlo. Oppure no. Ma se diventa un’imposizione perché altrimenti divento démodé se non seguo quel concetto… secondo me démodé diventa questa visione di dover andare tutti costantemente in un’unica direzione. La vera ricchezza è la differenziazione di pensiero. È la libertà di scegliere strategie diverse. Il bello del calcio è questo: tu fai una cosa, io posso farne un’altra; io cerco di mettere in difficoltà te, tu cerchi di creare difficoltà a me. Se entrambi facciamo la stessa cosa, diventa solo una questione meccanica o solo di assoluta qualità. Ma laddove la mia qualità è inferiore alla tua, se cerco di batterti sullo stesso territorio, probabilmente perderò sempre. Devo essere intelligente, devo portarti su un altro territorio dove forse sarai battibile.
Io ho mantenuto sempre la mia idea: il gioco inizia nel primo terzo di campo, ma io devo arrivare nell’ultimo terzo e ho cento minuti a disposizione per arrivarci il più alto numero di volte possibile. La costruzione dal basso è una lettura sistematica rispetto a come si posizionano gli altri, in funzione di cosa fanno. Se l’avversario mi aspetta, non mi pressa, io non costruisco dal basso, inizio velocemente e vado. Non ho bisogno di posizionare uomini, non ho nessuna linea di pressione da saltare, perché costruire? Inizio. Ma se l’avversario mi porta pressione è perché ha una strategia, e il mio scopo sarà creare due-tre situazioni perché non sappia mai quando proverò l’una o l’altra. Ma il mio obiettivo è sempre arrivare lì [nell’ultimo terzo, ndr] per creare più occasioni possibili per fare gol.E quindi: abituare i giocatori a contare la parità numerica o a capire che se c’è superiorità numerica si può uscire velocemente. Battere linee avversarie, conquistare spazi: meno tempo ci metto, meno passaggi ci metto e meglio è. Perché vuol dire che arriverò di là più volte nel tempo che ho a disposizione".
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