Quarant'anni sul campo e venticinque da professionista. Fabrizio Castori ha tagliato il traguardo degli «anta» da allenatore e cerca il punto numero 600 in Serie B. Perché no, anche 602. Una carriera iniziata nel 1980 quasi per caso, da amatore, che lo ha poi portato a sedersi sulle panchine di ogni categoria del nostro calcio, dalla Terza alla Serie A. Un record. Nel 1995 il primo gradino importante, la C2 con il Tolentino. "Quel disgraziato mi fece fare un salto imprevisto, catapultandoci nel professionismo pur... non volendo, perché avevamo risorse limitatissime. Di questo, naturalmente, lo ringrazio", dice Ivano Ercoli, all'epoca presidente del sodalizio cremisi che Castori guidò dal 1992 al 1998, balzando dalla Promozione alla C2 e salvandosi per due anni di fila. Ben 25 stagioni fa, più o meno di questi tempi (il 3 dicembre), l'allenatore otteneva la sua prima vittoria casalinga tra i professionisti in un Tolentino-Cecina. "Persona schietta, razionale e leale, senza retropensieri. Fabrizio è rimasto come quando calcava i campi dilettantistici. aggiunge Ercoli L'ho visto tante volte buttare per aria lo spogliatoio, con le bottiglie che volavano, quando le cose non andavano. Per la squadra ha dedizione totale: pensa solo al calcio, secondo me non dorme nemmeno la notte. Forse questo difetto è il suo grande pregio".
I NUMERI Con le sue 470 panchine in B, playoff compresi, Castori è l'allenatore in attività più presente in categoria, sesto nella classifica all time a -20 dal compianto Gigi Simoni. Sul podio, nell'ordine, Guido Mazzetti (615), Eugenio Fascetti e Nedo Sonetti; quarto Bruno Bolchi. Domani contro la Cremonese sarà la presenza numero 830 da professionista, tenendo dentro anche la «macchia» della squalifica di un anno e mezzo che per 72 match tra il 2004 e il 2006 lo costrinse a guidare il Cesena dalla tribuna. Aveva aggredito l'ex granata Pietro Strada all'epoca calciatore del Lumezzane - in un'accesa finale playoff per salire in B. Gli scrisse una lettera per «chiedere perdono e dolersi pubblicamente per un comportamento deprecabile». Castori lo ha ribadito spesso: «Mi fido di quello che faccio io». Nello staff ha i fedelissimi: il figlio Marco, lo scudiero Pestrin (allenato a Castel di Sangro, Lanciano, Cesena e Salerno) e il vice Riccardo Bocchini. Uno che del Tolentino dei miracoli fu protagonista in campo. «Lui e Fabrizio sono fatti della stessa pasta. dice Ercoli Di Riccardo ho un ricordo lancinante: il suo trasferimento all'Ascoli era fatto, invece si ruppe la tibia. Avrebbe meritato qualcosa in più in carriera. Si è creato un bel sodalizio con Castori che va avanti da anni: parlano la stessa lingua calcistica, fatta di valori e generosità».
DALLE MARCHE Il Tolentino ha festeggiato il centenario l'anno scorso, come la Salernitana. "Quando noi tifosi rilevammo la società dopo il fallimento, Castori fu tra coloro che sostennero la rinascita, mettendoci la faccia. Il suo aiuto non manca mai, che si tratti di dispensare consigli o promuovere la campagna abbonamenti. - racconta Marco Romagnoli, attuale presidente del Tolentino - Il primo risultato che andiamo a verificare la domenica è quello della sua squadra e lui fa altrettanto col Tole. È il nostro angelo custode, segue la nostra campagna acquisti come se fosse la sua". Marche... di fabbrica. Se Fabrizio Castori fa l'allenatore il merito è di Renato Ciocchetti, ex dirigente della Belfortese di Belforte del Chienti, provincia di Macerata, che nel 1980 militava in Seconda Categoria. "Lavorava in pelletteria come ragioniere con mia moglie, noi eravamo ultimi e in grande difficoltà. Sapevo della sua passione, lo avvicinai e gli proposi di allenare la squadra. racconta All'epoca non c'era necessità di prendere patentini, tutti potevano improvvisarsi. Eravamo dilettanti allo sbaraglio, ma lui si manifestò subito scrupoloso. Una domenica venne a svegliarmi alle 7 perché avevamo tanti assenti ed era preoccupato su come fare la formazione". Alla fine, Castori riuscì a salvare una squadra «raccogliticcia, ma che iniziò a rispettarlo subito perché aveva dato un'impronta a tutto. Un giorno mancava l'undicesimo: Fabrizio lo andò a prendere con le cattive direttamente al bar, dove il ragazzo si era attardato a giocare a carte. Era un suo ex compagno di scuola, dove giocava a fare tattiche e formazioni delle squadre di Serie A in partite figurate». Seconda Categoria, poi Terza, Prima, l'U19 del Tolentino e via via tutti i campionati, fino alla massima divisione raggiunta nel 2015 con il Carpi. Anche in quel caso, a 61 anni, con un record: è il più anziano mister ad aver esordito in A. Chissà che nell'anno delle sue nozze d'argento con la panchina, «quel disgraziato» non riesca a progettare un altro salto inaspettato.
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