Se la stragrande maggioranza della tifoseria contesta la società, implicitamente lo fa perchè ne riconosce enormi potenzialità economiche e gestionali. L’esempio Roma è lampante: la Lazio, da una decina d’anni, esprime il miglior calcio in Italia (con quell’allenatore che qui non volevano nemmeno far avvicinare all’Arechi!), sforna giovani di talento a ripetizione, mette a disposizione della Nazionale italiana 4-5 giocatori di livello assoluto e può addirittura ambire allo scudetto dopo il successo per 3-1 contro la Juventus. Tutto sommato, però, il modus operandi è praticamente identico: nessuna spesa folle, pochi ritocchi in estate, top player presi a zero e venduti a peso d’oro e un eterno “galleggiare” (per usare un termine molto in voga sui social) tra quarto e settimo posto contraddistinto dal costante calo di febbraio e da un mercato di riparazione che viene puntualmente bocciato da addetti ai lavori e pubblico. Se a Salerno i granata non hanno mai centrato i playoff in quattro anni i motivi sono tanti e non sempre associabili ai cosiddetti fattori imponderabili che pure, tra infortuni e arbitraggi, una incidenza effettiva l’hanno avuta. Di errori ne sono stati commessi a bizzeffe, sono stati talvolta anche riconosciuti pubblicamente e del resto non si va due volte ai playout (retrocedendo sul campo l’anno scorso, come onestamente ammesso dalla dirigenza) se il cammino non è stato contraddistinto da sbagli di ogni genere ormai analizzati in tutte le salse a costo di risultare ripetitivi.
Chi ha buona memoria e riesce ancora a ragionare con equilibrio sa bene che i problemi, spesso, vengono da lontano e che talvolta piccoli segnali apparentemente insignificanti nascondono l’origine di un malessere o di uno stop nel famoso progetto triennale che puntava alla serie A. La mente vola all’immediato post Lanciano, quando la Salernitana reduce da tre campionati vinti e due coppe messe in bacheca riuscì a mantenere la categoria in uno stadio da 26mila paganti, ma già in contestazione. Le parole di Claudio Lotito non fecero rumore, oggi invece riecheggiano nella mente e possono spiegare tante cose: “Sono venuto a Salerno in Eccellenza, non c’era nemmeno il pallone per fare allenamento. Ho speso 300mila euro per disputare la D, abbiamo vinto costruendo la squadra in dieci giorni. Dalla C2 siamo passati in B, mantenendo la categoria: fino a gennaio le cose non andavano bene, poi la società è intervenuta e ci siamo salvati. Ora è arrivato il momento di tirare una linea, qua tutti pretendono tutto ma nessuno si rende conto che in cambio non otteniamo niente. Non mi riferisco ai tifosi, che non hanno mai fatto mancare il proprio apporto. Ma il ritorno che mi aspettavo non c’è stato, e se pensate che basti l’incasso al botteghino per gestire una società così onerosa vi invito a fare i presidenti e a rendervi conto delle difficoltà. Non è questa la sede per dire chi o cosa avessero promesso, so che abbiamo sborsato 14 milioni di euro per far divertire la gente e per riportare Salerno in B. Il pubblico ha risposto bene, ma ci sono situazioni che non vanno”.
Da quel momento in poi l’atteggiamento è cambiato: dal Lotito in aereo che preferisce la D alla Champions o che viene in città nei momenti di crisi a un distacco generale, pur senza lesinare sforzi economici. Nel secondo anno, per chi ricorda la rosa, si poteva raggiungere tranquillamente il traguardo playoff. Nel terzo c’è stato un passo indietro dettato da esigenze di bilancio e dallo “scotto” per l’investimento milionario su Rosina che non aveva comportato nulla. Nel quarto, ripartendo da una certezza come Colantuono, dalle strutture e da una campagna abbonamenti accessibile, c’era stato il famoso rilancio e alzi la mano chi non era contento della rosa allestita. Da gennaio in poi non si è capito più niente, eppure sul tavolo erano stati messi tre milioni di euro da destinare al Parma purtroppo solo nell’ultimo giorno di mercato e con una classifica peggiorata. I botta e risposta con l’amministrazione comunale, però, continuavano, la gestione dello stadio non è stata consentita e la Salernitana ha perso incassi per colpa dei concerti. Anzi, ci ha rimesso pure i soldi della manutenzione...
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