Se da un lato c'è una ipotetica Salernitana composta da tutti quei calciatori che hanno fatto la differenza entrando di diritto nella storia del club granata, dall'altro in questi ultimi 20-25 anni sono transitati per Salerno diversi giocatori che non sono riusciti a dimostrare il loro valore e che sono stati etichettati come autentici flop da parte di tifosi e addetti ai lavori. Senza voler andare troppo indietro con la memoria, ricordiamo ancora con un mix di dispiacere, rimpianti e ironia atleti che avevano fatto bene dappertutto senza riuscire a ripetersi con la maglia granata, forse perchè arrivati a Salerno praticamente a fine carriera o senza grosse motivazioni. Di esempi anche recenti ce ne sono a bizzeffe: come dimenticare Pasquale Foggia, autentico fuoriclasse con le maglie di Lazio e Cagliari che teoricamente avrebbe dovuto far vincere da solo il campionato alla Salernitana, ma che chiuse la stagione con innumerevoli 5 in pagella e con il magro bottino di una rete realizzata, a Viareggio, per di più su calcio di rigore. A differenza di altri colleghi, però, Foggia si dimostrò una persona onesta e chiese la rescissione contrattuale nell'estate successiva, forse consapevole di non poter dare alla causa ciò che la società si sarebbe aspettata.
Stesso discorso per Alessandro Rosina, uno degli investimenti più corposi dell'era Lotito-Mezzaroma che, per la quarta stagione di fila, ha occupato più la tribuna che il rettangolo verde. Se un anno fa, pur tra tanti voti molto bassi, aveva messo insieme qualche gol e sette assist spesso di pregevole fattura distinguendosi per attaccamento alla maglia e per i tanti chilometri percorsi sul terreno di gioco, in questa stagione le cose sono andate addirittura peggio ed è finito fuori rosa. Come dimenticare anche la vicenda Borgobello, annunciato in pompa magna durante la presentazione della squadra allo stadio Vestuti dinanzi a 12mila persone e tra le lacrime del sacrificato Salvatore Russo, da sempre bestia nera della Salernitana, tra i bomber più prolifici della storia della serie B, ma mandato via appena sei mesi dopo e con il poco invidiabile score di zero gol segnati. Provando a formare la "flop undici", purtroppo ci sarebbe davvero l'imbarazzo della scelta a partire dal ruolo di portiere: i vari Squizzi, De Lucia e Brunner (premiato per tre anni di fila come miglior portiere della B, ma bocciato senza appelli a Salerno) non hanno lasciato tracce, ma in questa speciale formazione il primo posto va a Vincenzo Marruocco, calciatore che Zeman accolse freddamente ("Si può dire che la Salernitana abbia due numeri 12" affermò in ritiro, il secondo era Botticella), tra i portieri con il maggior numero di gol al passivo in relazione alle gare giocate e sovente spericolato in uscita come dimostrò sin dal match d'esordio contro il Palermo del lontano ottobre 2002.
In difesa spicca Stefano Archetti, richiesto a gran voce dal tecnico di allora Adriano Cadregari, ma apparso non pronto nè per la cadetteria, nè per la piazza di Salerno. Archetti, però, è in buona compagnia: al suo fianco ci sono Andrea Sbraga (uno dei tanti elementi giunti dalla Lazio che, per buona pace di Tare, ha rappresentato un flop e non certo per colpa dei tifosi), Andrea Rossi e Armando Perna che, tuttavia, numeri e statistiche alla mano hanno disputato una buona carriera scendendo in campo con continuità anche in categorie superiori. Il dilemma è: sopravvalutati altrove o annata sfortunata a Salerno? Anche a centrocampo la scelta sarebbe ampia, ma non possiamo dimenticare Valentino Sbaccanti, preferito al più forte De Martino da parte del tecnico del Salerno Calcio Perrone, utilizzato anche come centrale difensivo, ma non certo tra gli artefici principali della risalita tra i professionisti. Il terzetto in mediana è completato dall'olanedese Ely Louhnapessy (arrivato nell'inverno del 2001 assieme all'altra meteora Quintero, andato via ancor prima di iniziare) e da quel Teco che non riuscì mai a fare la differenza e che venne ribattezzato dai tifosi come "l'unico brasiliano scarso tecnicamente". In avanti molti tifosi ricordano ancora con ironia i vari Cammarata (che però veniva dalla A), Fragiello, Jansen, Arcadio, Joao Silva, Araboni e Raul Alberto Gonzalez, ma non possiamo non menzionare Vincenzo Chianese ed Enrico Polani, il primo pagato 7 miliardi su indicazione di Rossi (che spesso incomprensibilmente lo preferì a Di Michele) e ricordato per quell'errore-orrore col Bari che costò di fatto la retrocessione. Alle loro spalle il trequartista Gaetano Poziello, voluto fortemente da Zeman: ricordate in quel di Catania quei due tiri nella curva del Cibali a porta quasi vuota? In panchina la scelta è davvero ardua, ma affidiamo questa squadra ad Ersilio Cerone, recordman con 12 sconfitte su 13 partite. E secondo voi quali sono stati i peggiori?
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