Da 60 giorni, Filippo Inzaghi non è più l'allenatore della Salernitana. L'ex trainer granata, preso atto della volontà della società di non impegnarsi ufficialmente in prospettiva futura, ha successivamente rassegnato le proprie dimissioni lasciando sul tavolo tre mensilità e comportandosi, ancora una volta, da vero signore e da professionista legato alla maglia granata e a una tifoseria che ha imparato ad apprezzarlo e a rispettarlo soprattutto come uomo.

Sottovalutare il lavoro svolto in questi mesi significherebbe non rendersi conto dell'eredità pesante che Inzaghi ha dovuto gestire sin dal primo allenamento. Gruppo spaccato, di scarsa qualità. Squadra sulle gambe, demotivata, vulnerabilissima in difesa e sterile in attacco. Settimana dopo settimana, però, si inizia a intravedere qualcosa di interessante, al punto che la Salernitana riusciva a portare a casa 4 punti in rimonta tra Lazio e Milan sciorinando un calcio a tratti anche piacevole e fatto di corsa, grinta, organizzazione e coraggio.

La Salernitana di Inzaghi, al netto di lacune mai colmate nel mercato di riparazione e della scarsa collaborazione del direttore generale Walter Sabatini, ha messo sotto il Napoli (perdendo due volte per errori arbitrali), la Juventus (anche in 10 contro 11), la Roma (16 tiri in porta a due), a tratti anche Bologna, Sassuolo, Atalanta e Genoa raccogliendo molto meno di quello che avrebbe meritato.

Innumerevoli gli episodi incredibili che hanno condizionato il percorso di Inzaghi. Dal folle fallo di mano di Lovato contro il Genoa alle "papere" di Ikwuemesi al 95' passando per il record di legni colpiti, una serie incredibile di torti arbitrali, il gol a porta vuota fallito da Simy contro la Roma e una marea di infortuni che lo hanno costretto a giocarsi gare ufficiali con Bronn e Sambia a centrocampo.

Guardando il palmares in serie B, possiamo dire che poteva essere l'uomo giusto per la ripartenza. A Venezia, con una neopromossa imbottita di giovani, ha sfiorato la finale playoff esprimendo un calcio bello ed efficace. A Benevento serie A a suon di record e un vantaggio abissale sulla seconda in classifica. A Brescia fu esonerato in piena zona promozione diretta e con record di partite vinte in trasferta. A Reggio Calabria, con una situazione societaria precaria e una penalizzazione in classifica, si è qualificato agli spareggi battagliando fino alla fine col Sudtirol.

Chi, in B, potrebbe contare su una figura così carismatica, che ha scritto la storia del calcio e che, a Salerno, era riuscito a trasmettere quantomeno un po' di grinta e mentalità a un gruppo tuttora spaccato e senza identità? Lo stesso Dia, con Inzaghi, si stava ritrovando, come certificato dai tre gol in tre partite prima di un infortunio muscolare che lo ha costretto a mordere il freno.

Anche Inzaghi avrà commesso qualche errore, ci mancherebbe, e la sconfitta interna con l'Empoli pesa nell'economia del campionato. Altra gara, però, persa con una goffa autorete e un calcio di rigore assurdo mentre Caprile volava all'incrocio su Kastanos evitando il pareggio. Ora che la situazione è precipitata e dopo aver visto all'opera Liverani (nessuna colpa va attribuita a Colantuono, sia chiaro), ci si è convinti che Inzaghi stesse friggendo il pesce con l'acqua minerale andando oltre quello che la rosa consentiva?

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 23 aprile 2024 alle 20:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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