Imparare a goderci il momento. E' questo il consiglio che il sottoscritto, umilmente, sente di dare a tutti coloro che avranno la voglia di leggere quest'editoriale. Chi vi scrive, tifosissimo della Salernitana, ha vissuto decenni di serie C, due fallimenti, campionati anonimi, serie D con le maglie stile Barcellona, incassi pignorati per pagare gli stipendi e una serie di vicissitudini talmente strane e talvolta dolorose da assaporare ogni singolo momento di questo campionato sin qui ricco di soddisfazioni. E' vero, a volte la passione e un minimo di esperienza portano a criticare società, acquisti, direzione sportiva, calciatori e allenatore e chi ci legge sa che proviamo a farlo in anticipo e non a posteriori esclusivamente per il bene della Salernitana. Poi però ci fermiamo a riflettere e non possiamo far altro che emozionarci e inorgoglirci rispetto ai fatti oggettivi. Chi avrebbe mai detto, fino a pochi anni fa, che la nostra squadra del cuore avrebbe espugnato l'Olimpico, giganteggiato a San Siro chiudendo con tre punte, rovinato la festa del Napoli capolista, fermato l'Inter finalista di Champions, ottenuto 10 risultati utili di fila, rifilato 3 gol a Galliani e al suo Monza e pareggiato per 2-2 contro la Juventus? Chi poteva mai pensare che all'Arechi avrebbero vestito la maglia granata campioni di livello internazionale come Ochoa, Ribery, Candreva e Dia, gente che esulta sotto la nostra curva e bacia il nostro stemma?
La Bersagliera siede oggi a pieno titolo, a testa alta e lasciando ad altri il ruolo di vittima sacrificale al tavolo con le grandi e, fermando la Roma, avrebbe ottenuto risultato positivo con 19 avversari su 19. Altro record che si aggiungerebbe ai tanti già infranti in questa stagione, contraddistinta da qualche battuta a vuoto (8-2 di Bergamo purtroppo è macchia che ricorderemo a vita, ma Candreva al 93', la faccia scura e il "vaffa" di Gasperini al gol costituiscono una vendetta sportiva assai gradita), dagli errori di Nicola, da qualche innesto ad oggi inefficace, ma anche da un salto di qualità a tutti i livelli che non sappiamo apprezzare in pieno. Oggi si parla di progetto per il centro sportivo, di un settore giovanile in ascesa, della riconferma di un allenatore di caratura internazionale e che ha rimesso in carreggiata una squadra che aveva smarrito bussola e identità, di un giovane direttore sportivo che non avrà la parlantina e l'esperienza del suo predecessore, ma che ha dimostrato d'avere attributi e qualità utilissime in prospettiva. Cambiata anche l'interazione coi tifosi, oggi protagonisti e non spettatori chiamati a raccolta solo quando dovevano pagare il biglietto. I video pubblicati sulla pagina facebook ufficiale, la presenza del dottor Milan ad una serie di iniziative, l'idea di riservare la curva Nord a famiglie e nuove generazioni valgono quanto i gol di Dia o le parate di Ochoa. E Iervolino, che anche da queste colonne abbiamo criticato in qualche occasione, garantirà la serie A per il terzo anno di fila e anche quella stabilità economica che, di questi tempi, è grasso che cola e non roba da dare per scontato. C'è chi era in A tre anni fa e l'anno prossimo giocherà il derby con la Turris, chi ha un passato glorioso e purtroppo faticherà ad iscriversi in B, chi ancora da lustri prova a fuggire dalla Lega Pro senza riuscirsi. Salerno è invece un'isola felice che ha tutte le carte in regola per imporsi a certi livelli. Ma calma, piedi per terra e nessun volo pindarico. Sousa fa bene a ribadire che "siamo la Salernitana, al secondo anno di fila in A e al quarto in assoluto. Ambizione ma anche umiltà e memoria storica".
Fa parte del gioco immaginare che un giocatore forte possa essere ceduto altrove, fa parte della strategia investire il ricavato su giovani di prospettiva (al di là del valore dei singoli, quanto è stato bello battere senza subire gol l'Atalanta con un tridente difensivo under?), ci sta che un presidente ricco voglia comunque gestire tutto con oculatezza. Sin da oggi, dunque, si crei una mentalità condivisa che porti a sognare senza perdere di vista la realtà. Altrimenti, l'anno prossimo, dopo tre pareggi interni di fila o una sconfitta in casa inizieranno i soliti processi. Impariamo a goderci questa Salernitana, questi 20mila tifosi che fanno sempre la differenza e la bellezza di una città che, con la serie A, ha conquistato una vetrina importante. Criticando quando necessario, ovviamente, ma sempre a fin di bene e senza mai dimenticarci che siamo entrati in una fase di riscatto dopo anni complessi. E, a proposito di riscatto, chiudere con un buon risultato a Roma sotto lo sguardo di Foti e restituire 4 schiaffi all'Udinese che esultava con il sangue agli occhi - sportivamente parlando - per un successo inutile a Salerno sarebbe davvero tanta roba.
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