Sul gol di Improta che ha cristallizzato il netto successo sui dirimpettai dell’Avellino e sul quel sontuoso abbraccio di tutta la squadra con la curva “Siberiano” si è in pratica mandato in archivio il campionato tutt’ora in corso. Il prossimo impegno nella trasferta di Perugia assume l’importanza che rivestirebbe una “amichevole” di fine stagione.
Impegno e prestazione dei granata da elogiare. Coda e soci sono stati capaci di ammutolire i maligni e le loro “chiacchiere” sull’eventualità, rivelatasi infondata, di un derby al cloroformio. L’accondiscendenza alla possibile spartizione della posta. La “cattiveria” agonistica messa in campo dai granata è stata esemplare. Un biglietto da visita da sbattere sul muso di quanti si ostinano a sostenere che il pianeta calcio è deteriorato.
L’inutile “battage”, della vigilia, sostenuto da alcuni calciatori biancoverdi sullo “sbranare” e sullo “sfondargli i denti” è servito soltanto a caricare, ancor più del necessario, Antonio Zito e tutto l’ambiente granata. All’Avellino è rimasta una sola alternativa. Vincere in casa l’ultima di campionato con il Latina ed approfittare dello scontro, decisivo, tra Brescia e Trapani. Qualsiasi risultato, di quei diretti concorrenti, lo metterebbe al sicuro. Anche in considerazione di quella regola dei 5 punti di vantaggio sulla quart’ultima classificata che eviterebbe la disputa dei play out. Ipotesi realizzabile nel caso in cui le “rondinelle” battessero i granata siciliani.
Il segnale di una stagione giunta al termine con leggero anticipo, con vista proiettata sulla programmazione futura, lo ha dato proprio la curva “Siberiano” con quello striscione esposto al gol di Improta. “Vogliamo vincere il campionato” concludeva quel “grido” del popolo granata.
Un argomento sul quale è indispensabile attendere il pronunciamento della Società. Il discorso coinvolge, comunque ed inevitabilmente, due attori imprescindibili. Angelo Fabiani. Il console del “magno” Claudio, sul territorio. La sua posizione appare inattaccabile. Esperienza, diplomazia e professionalità gli hanno permesso di gestire anche i periodi meno felici della stagione. Alberto Bollini. L’uomo sembrerebbe godere della fiducia tecnica di Lotito e Mezzaroma. La domanda è: hanno entrambi la stessa visione tecnico/sportiva della vicenda? Viaggiano su due binari paralleli senza mai incontrarsi o condividono/confrontano le idee di gestione? Una “conditio” che appare indispensabile per mirare alla promozione.
Bollini ha il merito di aver saputo gestire il gruppo. Ha ruotato e dato spazio a tutti. Una dote in possesso di chi ha fatto gavetta nei settori giovanili. Bollini, nell’espletamento delle sue mansioni, è si è dimostrato valido allenatore da “addestramento”, da “valorizzazione”. Utile alla crescita, meno alla “scalata”. Ha vinto e convinto allenando i giovani. Tra i pro è stato valido supporto di Reja, ma né a Lecce né a Salerno, come in altri club, ha ottenuto risultati di prestigio. Aveva quest’anno il mandato di migliorare il risultato ottenuto, dalla Salernitana, lo scorso campionato. Ha assolto con dovere a quel compito. Permane il dubbio se possiede i polsi per guidare una squadra che punta alla vittoria del campionato. Se è in grado di sostenere la pressione di una piazza, che si sa essere pretenziosa, come quella di Salerno.
Per il progetto molto è legato alle scelte. Coda su tutti. Rimane una pedina inamovibile. E’ sotto contratto anche per il prossimo futuro. Sappiamo però che valenza possono avere gli accordi quando procuratore e calciatore hanno deciso di cambiare aria. Certo è che non si potrebbe mai rinunciare ad un programma di successo in granata, anche di fronte alle “sirene” di una serie A provinciale, immediata.
Claudio Lotito, infine. Non è personaggio da posizioni intermedie. Lo ha dimostrato, per quando riguarda Salerno, portandola in pochi anni dai dilettanti, dove era sprofondato con il fallimento, alla serie B. Ha conferito al club, unitamente a Mezzaroma, solidità finanziaria e credibilità. Con un crescendo graduale e continuo. Merita stima e fiducia.
Un richiamo alla calma, pertanto. Un avversario alla volta, un campionato alla volta, una promozione alla volta. Ricordando sempre che: la “gattina” presciolosa fece i gattini ciechi!
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