Nell'ambito della manifestazione "Salerno Letteratura", si è svolto ieri sera un interessantissimo convegno interamente dedicato al mondo del calcio. La kermesse, da anni appuntamento abituale per centinaia e centinaia di salernitani, ha preso il via lo scorso 18 giugno e si concluderà domani sera con una serie di iniziative a sfondo sociale e culturale. Ieri, come detto, si è parlato soprattutto di sport e di una serie di problematiche che rischiano di sgonfiare definitivamente un pallone che, seppur a fatica, continua a rotolare soltanto grazie alla passione di milioni e milioni di tifosi. Nella suggestiva cornice del Museo Diocesano, è stato il giornalista Franco Vanni ad intrattenere i tanti curiosi presenti soffermandosi sulla crisi economica, sulla Superlega, sulla fine del calcio romantico, sui diritti televisivi, sulla fuga di spettatori dagli stadi rispetto ai campionati stranieri e sulla necessità di rivedere i compensi da corrispondere ai procuratori. Inevitabilmente l'argomento è scivolato anche sui recenti accadimenti di casa Salernitana, con la diatriba tra Iervolino e Sabatini che non è passata assolutamente inosservata: "Da Salerno può partire un messaggio importante" ha detto Vanni "è una battaglia che merita assolutamente rispetto. Il presidente granata può passare come il Don Chisciotte di turno, ma era ora che qualcuno ci mettesse la faccia per affrontare una questione delicatissima, attorno alla quale deve ruotare il mondo del calcio per avviare quella riforma invocata da tempo e mai realizzata. Sicuramente Sabatini è un personaggio affascinante, di carisma e cultura immensa. Merita rispetto e non può essere lui, legato al calcio d'altri tempi, a fare questo tipo di battaglia. Ed è logico che, a lungo andare, se non ci sarà l'appoggio degli altri colleghi è probabile che Iervolino si ritrovi da solo contro tutti. Ma e me risulta che importanti esponenti della Federazione e della Uefa abbiano apprezzato tanto la presa di posizione del patron della Salernitana che, a differenza di alcuni colleghi altrettanto battaglieri, è "vergine" nel mondo del calcio e ha dunque entusiasmo, strumenti e meno tavoli aperti per proporre qualcosa di innovativo".
Sempre sul tema agenti: "Ebbi modo di pranzare con un noto procuratore sportivo, da giornalista volevo fare la mia onesta figura e pagare il conto. 200 euro, mica pochi. Questo agente mi confidò che aveva incassato oltre 15 milioni di euro in un mese. Gli dissi simpaticamente: "Ok, a questo punto paga tu". E' chiaro che, se il regolamento lo permette, non c'è nulla di male a guadagnare cifre che a noi comuni mortali sembrano spropositate. Ma è un sistema che non funziona e che si regge in piedi a fatica. Per riformare il calcio, lo ripeto, è necessario trovare un punto d'incontro affinché questi professionisti, che oggi ricoprono un ruolo predominante, guadagnino il giusto. Certamente non più degli atleti che scendono in campo. La Salernitana può essere un modello e un punto di riferimento per tante realtà europee che la pensano come Iervolino, ma che evidentemente non avevano avuto la forza di esporsi con questa fermezza. Onore a lui". Vanni, che nella circostanza ha presentato il libro "Il calcio ha perso: vincitori e vinti nel mondo del pallone", ha poi parlato in modo egregio della Salernitana e della grande impresa salvezza: "Ho iniziato a legarmi ai colori granata quando mi hanno fatto partecipare alla festa del centenario, una grande emozione. Si percepiva l'attaccamento del popolo salernitano alla propria squadra di calcio. Nel rush finale del campionato appena concluso, in tantissimi hanno tifato Salernitana sperando che si potesse compiere una impresa straordinaria. Sembrava scritto dovesse andare così: inizio da incubo, causa questione societaria, poi un finale in crescendo e l'apoteosi della tifoseria malgrado lo 0-4 con l'Udinese. Ecco, è un miracolo quasi paragonabile allo scudetto del Milan che, partendo in sordina e pur non avendo i migliori giocatori in assoluto, ha sbaragliato la concorrenza. Non me ne vogliano le società retrocesse, ma fa veramente piacere per la Salernitana. La multiproprietà? E' vero, il problema come sempre è di fondo. Se la legge permetteva a Lotito di avere due squadre e di vincere il campionato di serie B, è legittimo che l'ex proprietario volesse far fruttare l'investimento in massima serie cedendola solo a condizioni a lui favorevoli. Spero, al di là di chi abbia torto o ragione, che una storia del genere possa essere da esempio affinché nessuna tifoseria possa pagare sulla propria pelle per colpe di altri. Ero all'Arechi per Salernitana-Inter, percepivo il dolore e l'amarezza di un popolo carico d'orgoglio che rischiava di perdere tutto e che assisteva ad uno spettacolo sul campo non propriamente degno. E a Bari ci sono le medesime preoccupazioni".
L'interazione col pubblico è stata costante ed ha reso ancor più bella questa serata. Tra gli altri c'erano l'avvocato Massimo Falci, esponente di spicco del Centro di Coordinamento Salernitana Club, e il professore Alfonso Natale, giunto appositamente da Olevano sul Tusciano ed emotivamente coinvolto pur non essendo un grande appassionato di calcio. Vanni ha poi risposto alle tante domande del moderatore Corrado De Rosa, ecco una estrema sintesi del suo pensiero: "C'è un dato di fatto inconfutabile: chi vince è destinato ad avere milioni e milioni di debiti da ripianare. E' chiaro che un tifoso sceglierà sempre la vittoria a scapito del bilancio piuttosto che un quarto posto con conti a posto, ma è necessario riformare il sistema affinché i proprietari di un club non debbano investire sapendo che ci rimetteranno di sicuro. Sono davvero in pochi che riescono a tenere a galla la barca senza rischiare d'affondare. Mi vengono in mente i Percassi e Lotito, oppure il tandem Berlusconi-Galliani. La stessa Juventus, pur gestita da decenni da una famiglia facoltosa, negli ultimi tempi ha avuto qualche difficoltà. Per tornare ad essere economicamente competitivi con le big europee, quelle che ci danno 4-5 gol di scarto ogni volta che ci affrontano, non bastano gli stadi di proprietà. Anzi, nella mia visione romantica non mi entusiasma nemmeno l'idea di un impianto sportivo trasformato in un centro commerciale invaso più da turisti e curiosi che da tifosi. Sarò impopolare, ma non faccio i salti di gioia. I problemi sono tanti, andrebbero affrontati singolarmente mettendo a capo del sistema qualche dirigente di spessore assoluto. Il nome giusto sarebbe Marotta, uno ormai appagato economicamente e professionalmente che, sposando questo progetto, non avrebbe certo alcun tipo di interesse personale. Anche sulla ripartizione dei diritti tv bisognerebbe essere più equi, in B ad esempio non c'è la tv esclusivista e ognuno, anche all'estero, può acquistare il prodotto. In A, per motivi facili da intuire, appare invece discorso utopostico. Purtroppo la vittoria della Nazionale agli Europei ha permesso a chi governa il calcio di nascondere ancora per tanto quei problemi che, se non risolti, rischiano di svuotare ulteriormente gli stadi".
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