La redazione di TuttoSalernitana ha intervistato Giuseppe Araimo, il primo allenatore di Pasquale Mazzocchi ai tempi del Carioca. E' venuta fuori una chiacchierata a 360° fatta di aneddoti, racconti e retroscena che partono dalle difficoltà avute in età adolescenziale e arrivano al possibile passaggio al Monza e alla recente convocazione in Nazionale. Araimo, un vero e proprio secondo padre per il difensore granata, ha indiscutibili grossi meriti e nessuno più di lui ha potuto rispondere a domande a tratti anche molto personali. Ecco le sue dichiarazioni:
La convocazione in Nazionale è un meritato riconoscimento dopo un percorso di vita non semplice...
"Posso raccontarvi un aneddoto che può aiutarvi a conoscerlo soprattutto dal punto di vista umano. Abitava a Barra, all'epoca il lavoro scarseggiava per tutti e c'erano difficoltà economiche in tante famiglie. Soprattutto in quelle più numerose. Lo osservavo quando giocava a pallone, ero il suo allenatore in una squadra che si chiamava Carioca e posso dire che si vedeva ad occhio nudo avesse qualcosa in più degli altri sul piano tecnico e agonistico pur avendo un fisico mingherlino. Notai, però, che nei secondi tempi calava atleticamente e che in alcuni allenamenti fosse giù di corda. Ero dispiaciuto, non riuscivo a darmi una spiegazione razionale. Confrontandomi con alcuni dirigenti ho poi scoperto la verità: era talmente riservato che non volle dirmi che la stanchezza nasceva da un'attività che, pur avendo appena 10-11 anni, svolgeva per portare qualcosina a casa. Pasquale andava in giro a consegnare la spesa, si dava da fare in tutto il quartiere per potersi comprare un panino e per dare una mano al papà. A quel punto intervenni immediatamente: lo convocai in sede, gli dissi di dedicarsi al calcio e che economicamente lo avrei aiutato io. E' un'età in cui doveva pensare esclusivamente a divertirsi, non potevo accettare quella situazione".
Quale ruolo ricopriva?
"Era la vecchia ala destra, attaccante esterno da 4-4-2. L'ho portato a Verona e giocò ancora in quella posizione. Fu D'Aversa, a Parma, a spostarlo terzino destro. Mi chiese un consiglio, lo esortai a non mollare e a mettersi a disposizione del suo allenatore. Con la tecnica e le gamba che ha, credo che arretrare di venti metri il suo raggio d'azione sia stata la sua fortuna".
Se dieci anni fa vi avessero detto che Mazzocchi sarebbe arrivato in Nazionale, c'avreste creduto?
"Vi giuro: sì! Anche i suoi procuratori erano convinti potesse ambire ad una grande carriera. Mi ha chiamato appena ha saputo la notizia della convocazione, ha voluto condividere con me una grande gioia umana e professionale. Sono una sorta di secondo padre per lui, anche i suoi genitori mi dicevano "Mister, vuole stare solo con voi". C'è un legame forte, meritava questa soddisfazione dopo tutto quello che ha fatto. E' forte, non ci sono dubbi".
Cosa pensava in estate, quando si parlava di un passaggio al Monza?
"So tutto di quella vicenda. Vi racconto questo aneddoto: quando lo chiamò Iervolino era a pranzo con me. Mi disse, con gioia: "Mi sta chiamando il presidente". Vi posso assicurare che non voleva affatto lasciare Salerno, bisognava solo trovare l'accordo economico. Andare a Monza non gli avrebbe garantito la stessa visibilità, chi supera l'esame di una piazza come quella granata può giocare dappertutto. 5000 persone a Monza, 3000 a La Spezia e 30000 a Salerno che spingono, cantano e sostengono sempre...di che parliamo?".
Cosa ha provato quando Pasquale le ha detto che era arrivata la chiamata in Nazionale?
"Credo anzitutto che Cosmi e D'Aversa siano stati decisivi per la sua carriera. Pasquale, sin da piccolo, è stato sempre abituato a lavorare e a mettersi a disposizione. E' molto disciplinato, lo potete notare per come cura l'alimentazione. I figli dei ricchi difficilmente arrivano, per fare carriera devi essere mentalizzato al sacrificio. Può giocare bene o giocare male, ma la maglia è sempre inzuppata di sudore. E' un ragazzo dal quale imparare tanto, è un leader nato che incide tanto anche nello spogliatoio. Questo discorso è per farvi capire quanto io possa essere soddisfatto".
La prova incolore con il Lecce può dipendere dall'entusiasmo per la convocazione?
"Chi glielo ha detto prima di entrare in campo ha sbagliato. Il giorno dopo la partita ho mangiato con Pasquale, vi assicuro fosse arrabbiato per la sconfitta prima ancora che contento della convocazione. Sono convinto che questa cosa non abbia influito, forse il gol sbagliato davanti la porta lo ha condizionato. Peccato anche per quella rovesciata. Da addetto ai lavori dico che, per mezz'ora, era stato uno dei migliori. Poi è calato. E' vero che ha perso il pallone sull'azione dello 0-1, ma in quel caso ravviso anche altre responsabilità"
A gennaio fu accolto con scetticismo da parte della piazza, secondo lei perchè è esploso così tardi?
"Non saprei rispondere, nel calcio non c'è sempre una risposta. Io dico sempre che le belle giocate non determinano, occorre essere uomini con carisma e personalità. A Perugia ebbe problemi con Oddo, preferiva Rosi e ci può stare. Poi arrivò Cosmi e disse: "Come faceva a stare in panchina uno così forte?". Non a caso Oddo rientrò e lo ha lasciato in campo. Un allenatore può anche vederla differentemente e...sbagliare. E' la testa che fa la differenza. Pasquale ha preso tante botte, ma si è sempre rialzato".
Perchè il Venezia ha deciso di lasciar partire Mazzocchi?
"Zanetti stesso disse: "Non lo so". Evidentemente il presidente voleva fare cassa. Il mister certo non lo avrebbe ceduto, lo volle fortemente a Venezia. Rinforzarono una diretta concorrente"
Che futuro vede per il calciatore?
"Secondo me resterà in Nazionale, a prescindere da se sarà o meno convocato nell'immediato futuro. La Salernitana lo aiuterà a coltivare questo sogno, è una bella squadra".
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