Cari tifosi della Salernitana, tenete in allenamento le vostre coronarie e abituatele a vedere una Salernitana completamente diversa da quella senza idee, prevedibile e noiosa che nelle annate precedenti non riusciva quasi mai a coniugare risultato e bel gioco. Anche in C1, con una corazzata a disposizione di Menichini, l’imperativo era sempre quello di difendersi dopo aver trovato il vantaggio sfruttando soltanto la superiorità dei singoli senza mai imporsi. Con Giampiero Ventura le cose sono cambiate sotto tutti i punti di vista e ammireremo con frequenza passaggi di prima, cambi di gioco, azioni che partono direttamente dal portiere o dai difensori centrali, movimenti continui di centrocampisti e attaccanti, sette calciatori nell’area di rigore avversaria. Undici calciatori parte attiva di quanto accade sul rettangolo verde, ognuno con compiti e funzioni precise. Certo, potrà capitare l’errore in disimpegno, qualche pallone perso in zone pericolose del campo o un contropiede in più da parte dell’altra squadra. Va messo in preventivo e non esiste squadra che possa creare tanto senza subire nulla. Ieri, però, per la prima volta nell’era Lotito-Mezzaroma il pubblico ha lasciato lo stadio con il sorriso stampato sulle labbra a prescindere dal positivo risultato di 3-1. Sin dai primi minuti è emersa la qualità di una Salernitana talmente bella da aver spinto molti addetti ai lavori a ribaltare i pronostici ingenerosi delle scorse settimane. Nei primi 8 minuti, tabellino alla mano, sono arrivate tre occasioni da gol e quasi tutti i giocatori in campo hanno avuto almeno un’occasione per segnare. Tatticamente i granata hanno surclassato il Pescara, forti di un efficace gioco sulle fasce. Perché il vero 3-5-2 non è quello “ammirato” l’anno scorso, con terzini bloccati, tre centrocampisti di rottura e un attaccante di peso che fungesse da boa, ma un modulo armonioso che favorisca inserimenti senza palla, verticalizzazioni e superiorità numerica in ogni zona del campo. Per farlo, ovviamente, servono condizione atletica e qualità tecniche: per fortuna la Salernitana di ieri ha dimostrato di possedere entrambe le doti, merito anche di un allenatore che sta lavorando singolarmente su ogni giocatore al punto che Cicerelli, che di mestiere faceva l’attaccante, non ha avuto alcun problema a fare il quinto a sinistra applicandosi in entrambe le fasi. E’ una Salernitana che detta i ritmi e decide a piacimento se accelerare o gestire le risorse prima di afferrare l’assalto decisivo. Di gol ne sono arrivati tre, potevano essere almeno il doppio. Detto degli inserimenti continui dei centrocampisti e del lavoro sfiancante ed eccellente degli esterni, la Salernitana ha sfruttato anche qualche schema interessante su palla inattiva. Spesso chi batteva il corner toccava corto per Kiyine, bravo a dribblare l’avversario nell’uno contro uno prima di crossare sul secondo palo o effettuare un traversone arretrato. Molto spesso, inoltre, non appena si recuperava palla sulle fasce si notava un movimento in verticale delle mezz’ali abilissime a liberarsi anche grazie ai due attaccanti che attiravano le attenzioni dei centrali abruzzesi. E’ la presenza massiccia nella metà campo avversaria anche dopo il 3-1 la piacevole novità, frutto di una mentalità diversa rispetto al passato e di una scelta ben precisa ma anche coraggiosa. La Salernitana ritrovava l’Arechi dopo mesi di fischi e diserzioni ma non ha mai avuto paura di giocare al calcio, di provarci, di rischiare. E il passaggio all’indietro al portiere non era frutto di manchevolezza di idee ,ma di un atteggiamento che vede anche Micai parte attiva di ogni azione potenzialmente pericolosa. Un vento che cambia, un allenatore di spessore in panchina. E se dopo un mese e mezzo di lavoro, con un organico non di altissimo livello ma di qualità superiore al passato ,si gioca già a memoria senza 5 potenziali titolari a disposizione…
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