Diciamo la verità: se la partita, obiettivamente brutta, fosse finita 0-0, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Ci saremmo presi il pareggio valutando positivamente il calendario ed esultando per aver mantenuto il preziosissimo punto di vantaggio su un Cagliari palesemente in difficoltà e graziato da alcune decisioni arbitrali e da quel pizzico di fortuna che spesso ha accompagnato i sardi nelle ultime stagioni. Ad ogni modo non è stata la solita Salernitana, complice la scelta della Lega di far giocare tre partite in sei giorni mentre i rossoblu hanno avuto la possibilità di preparare il big match nella classica settimana tipo. Un indiscutibile vantaggio, ovviamente. Certo è, però, che se prendi gol su palla inattiva non ti puoi aggrappare alla stanchezza: mai come quella situazione doveva essere gestita diversamente, non si spiega come sia possibile che dovesse essere Lassana Coulibaly a marcare un Altare in fiducia e che è stato tra i pochissimi quest'anno a tenere testa ad un colosso come Djuric.
A proposito del bosniaco, ogni volta che esce la Salernitana soffre tremendamente. Tanto per fare un esempio, ha lasciato il campo contro Roma, Bologna, Atalanta e Cagliari con i granata in vantaggio e, purtroppo, il risultato è stato puntualmente ribaltato.E' lui il vero regista della squadra, l'unico insostituibile. E la riflessione va estesa a Nicola: chiudere sempre le partite con un trequartista rapido e una seconda punta fisicamente leggera non fa altro che concedere campo agli avversari e far abbassare il baricentro. Bergamo è l'esempio lampante. E così, se Djuric è esausto, ci chiediamo come mai non venga gettato nella mischia Mikael. E' l'unico ad avere determinate caratteristiche, a questo punto lo sfrutti e lo metti alla prova tre mesi dopo il suo arrivo. O si tratta di una bocciatura?
C'è anche una riflessione da fare su Sepe, portiere che trasmette sicuramente grande serenità al reparto difensivo ma di cui, ad oggi, facciamo fatica a ricordare interventi "salvarisultato". Il prolungamento del recupero e quell'euforia generale post revoca del VAR nasce da un suo intervento completamente sbagliato, quando un lancio innocuo dalle retrovie facilmente intercettabile si è trasformato in un flipper sfociato poi nel penelty e nel successivo intervento risolutivo di Mazzoleni. Bastava bloccare quel pallone e far trascorrere serenamente quei minuti per blindare una vittoria che sembrava ormai certa a cospetto di un Cagliari decisamente modesto e che, sino a quel momento, non aveva mai calciato in porta. Resta, comunque, il grande cuore di una squadra che non si arrende mai, che suda la maglia ma che, negli ultimi 180 minuti, si è espressa meno bene rispetto alle due eccellenti performance con Fiorentina e Atalanta. Lavorare nella settimana tipo consentirà di ritrovare brillantezza in vista di Empoli, laddove mancheranno Ribery e Bohinen oltre agli infortunati.
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