È un amore lungo cent’anni e l’album che dovrebbe esser lo scrigno in cui custodire quel sentimento non avrebbe meritato tanta approssimazione. Perché la storia della Salernitana è il vanto più grande del suo popolo, anche nei più atroci affanni del suo cammino, visto ch’è proprio in quei momenti che la gente ha sempre saputo stringersi più forte attorno alla sua Bersagliera. E la vita d’ogni tifoso, si sa, è scandita dalle date che rincorrono un pallone. Memoria comune e condivisa: il giorno del terremoto al Vestuti contro la Turris; la trasferta a Monopoli mentre a Salerno arrivava Papa Giovanni Paolo II; il Giro d’Italia del ’95 a piazza della Concordia mentre Facci “sfondava la rete” contro il Verona. E poi i personalissimi ricordi d’ognuno: la prima volta in Curva come il primo bacio; il primo giorno di liceo dopo Salernitana-Milan; “che importa se è arrivata la retrocessione” cantato poco prima dell’esame di maturità; e via così, fino al matrimonio, ai figli e alla certezza che sarà ancora la storia granata che verrà a segnare la vita di chi il cavalluccio marino ce l’ha tatuato idealmente sul cuore. Per queste e per mille altre ragioni, s’è alzata un’onda d’indignazione dinanzi agli errori presenti in “Sentimento Granata”, l’album di figurine del Centenario commissionato, attraverso la concessione del proprio logo, dalla società di Lotito e Mezzaroma a un’azienda privata che aveva tra le mani - è proprio il caso di dirlo - il prodotto del secolo. Spot sui social diffusi con ampio anticipo per annunciare la “sorpresa” con colonna sonora dell’ultimo “State tutti attenti che” lanciato da Ciccio Rocco lo scorso 19 giugno all’ombra del vecchio stadio Donato Vestuti. Attesa, curiosità, poi la felicità nel giorno cui è stato tolto il velo all’iniziativa, infine l’amarissima sorpresa dei pasticci trovati all’interno. Sia chiaro, chi “combatte” quotidianamente per la realizzazione d’un prodotto mandato in stampa, come il giornale che il lettore ora ha tra le mani, (con)vive con l’ansia del refuso, d’una pagina magari vista e rivista decine di volte all’idea di rifinirla e perfezionarla, però poi magari macchiata da un’imprecisione quando l’inchiostro ha già “sporcato” il foglio. È la dolcissima condanna d’ogni prodotto cartaceo, dove non vale il comodissimo click alla voce “modifica testo”. Ciò detto, “Sentimento Granata” l’ha fatta grossa un po’ troppo spesso nel viaggio dei cent’anni della Salernitana del calcio. Errori madornali. Il portiere Soviero è diventato Stefano anziché Salvatore (e proprio l’esuberante Sasà non ha mancato di sottolinearlo).
La figurina di Pietro Strada è stata retrodatata al periodo 1965-’72, lui ch’è un “classe ’69”. Sballata è pure la stagione di riferimento attribuita a Vaclav Kolousek, il ceco dai piedi buoni che giocò con i granata nel campionato della promozione in A e proprio in massima serie ma non nel 2002/2003 come erroneamente riportato. Eppure sulle date siamo ai dettagli perché il vero errore è lo scambio di persona (anziché di figurina), visto che in azione, con un pregevole controllo d’esterno destro, non è immortalato Kolousek bensì Stefan Jansen, l’olandese portato a Salerno assieme al connazionale Ferrier nell’estate del 1996 da un giovane e non ancora (stra)ricco Mino Raiola all’alba della sentenza Bosman che sancì la moda del mercato straniero. Gli orange non incantarono, e la Curva Sud per protesta dedicò uno striscione all’allora patron Aliberti: “Se gli acquisti si fanno in videocassetta, allora comprateci Cicciolina”. Geniale… Proprio il cuore pulsante del tifo granata è al centro d’altri sgraditissimi refusi: il capolavoro del sipario che s’apriva su Salernitana-Lodigiani semifinale playoff del ’94 confuso (invertito) con la scenografia della gara dello scorso anno contro il Perugia; la didascalia “Vestuti” a indicare l’Arechi nel test match con la Lazio, che segnò il ritorno dell’effigie del cavalluccio marino sul petto dei calciatori. Creatiwa Studio, che ha realizzato il prodotto, in una nota ha «ringraziato per i feedback» inviati dai tifosi, infuriati, comunicando che «sarà distribuita gratuitamente una bustina speciale con tutte le figurine sostitutive»
Ma ci sarà da correggere pure qualche testo stampato sull’album, come il titolo “Merino da centrocampo” (roba del 2009) in cima, invece, all’amarcord del gol di Breda nel derby del ’94 ad Avellino. «Troppi errori per un prodotto a pagamento», sbottano i supporters, che nell’album del Centenario vedono consumarsi l’ultimo atto d’un’occasione persa. Sì, perché come tale s’avvia a esser consegnato agli archivi il 2019 dell’Unione Sportiva Salernitana. C’era da celebrare la ricorrenza più attesa, cent’anni dalla fondazione al civico 67 del fu Corso Umberto I. Per la società di oggi, potenzialmente, una miniera d’oro ma soprattutto un’opportunità per rafforzare il legame con il proprio popolo. Nulla di tutto ciò. Il Centenario è stato tale grazie al “Capodanno granata” in Curva Sud, alla sfilata bandiere al vento per le strade del centro cittadino nel giorno del compleanno culminato con la festa in piazza della Concordia, alla parata di stelle per il match delle vecchie glorie a Santa Teresa, alla mostra dei ragazzi dell’Associazione 19 giugno 1919 e a tante iniziative singole, private, di giornalisti e appassionati, che hanno dato un senso e un valore alla ricorrenza. Il club s’è mosso tardi. E gli errori dell’album, colpevolmente non rivisto da qualcuno che sulla storia granata non avrebbe dovuto lasciar sfuggire neppure una virgola, è l’ultimo atto d’un anno di rimpianti. L’area marketing dell’ippocampo è in fase di riorganizzazione, i nuovi store pronti all’apertura permetteranno di rinforzare il merchandising, ma ci sarà molto da fare per (ri)creare quello spirito identitario che manca tra la squadra e il suo popolo. È proprio questa, evidentemente, l’opera più importante e al momento incompiuta. In un tempo in cui i salernitani non si riconoscono comunità praticamente in nulla, il calcio e la maglietta granata restano l’ultima, unica ed estrema frontiera d’un sentire comune. Si perde anche quello se non se ne fa (buona) memoria…
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