La sconfitta di Roma inquadra perfettamente il campionato della Salernitana. Sfortuna, imprecisione, carenze strutturali di organico e direzione arbitrali avverse. Eppure in tanti credevamo in una vittoria all’Olimpico, alla vigilia quasi impossibile, grazie a una rete capolavoro di Radovanovic, che nella nuova collocazione tattica sta in parte riscattando il brutto impatto avuto in maglia granata. Tenendo conto di tutti i fattori, compresa l’occasione del raddoppio mancata da Kastanos che grida ancora vendetta, ovvio scaricare le responsabilità sull’arbitro Volpi mal coadiuvato da Mazzoleni al Var. Andiamo con ordine: sullo 0-0 il fallo di Ibanez su Djuric è grosso quanto una casa, arbitro e Var non intervengono perché il pallone ormai era tra le mani di Rui Patricio, con contatto praticamente ininfluente. Tutto ok secondo logica, ma non secondo regolamento. Il fallo se s’è con il pallone in gioco va comunque rilevato, ma le decisioni in questo caso vengono interpretate a proprio comodo perché in Italia non vengono rispettati i canoni generali del ricorso a Var.
Esempio? Semplicissimo e riguarda proprio un rigore fischiato ai danni della Salernitana nella gara dell’Arechi contro l’Empoli, con Colantuono all’esordio in panchina. Strandberg stende Pinamonti in area, ma l’attaccante prima del contatto si era già liberato del pallone, in questo caso l’arbitro Doveri lascia correre, ma richiamato da Nasca è praticamente obbligato all’on field review e successivamente a indicare il dischetto per gli ospiti. Mancanza di uniformità con la gara di Roma e comunque sempre a danno della Salernitana, ma si tratta solo di un esempio. Se ne potrebbero elencare tanti non riguardanti solo la società cara al presidente Iervolino. Solo in Italia c’è un utilizzo spropositato e incoerente del Var, a differenza di quanto avviene in Europa. Perché? Eh, bella domanda. Potrebbero essere tanti i motivi, dall’eccessivo protagonismo del direttore di gara comodamente seduto su una sedia a giudicare e magari “sadicamente” intento a smentire il “collega” probabilmente in stretta competizione nelle graduatorie, fino ad arrivare alla legalizzazione di “errori” (chiamiamoli così), che una volta senza lo strumento tecnico venivano scaricati solo sul direttore di gara, colpevole di subire il “fascino” di alcune squadre privilegiate.
Veniamo poi alla designazione dell’arbitro Volpi, alla fine inadatto a dirigere una gara particolarmente delicata. Qui spezziamo una lancia a favore del designatore. Volpi ha esordito in Serie A tre anni fa, raccogliendo in massima serie 16 presenze in totale, impiegato sei volte nel torneo attuale mai dirigendo una grande, ma solo formazioni di centro bassa classifica. Ovviamente è giunto il momento di pesare sotto il profilo comportamentale e non solo tecnico, il direttore di gara al cospetto di una grande e con un pubblico numeroso e caldo. La scelta di Roma-Salernitana non è stata casuale. I granata sono con un piede e mezzo in Serie B, se anche l’arbitro si facesse condizionare dall’ambiente e favorire i padroni di casa poco influirebbe sull’ obiettivo finale delle contendenti: questo il pensiero del designatore. Diverso il discorso se l’avessero mandato a dirigere una gara del tipo Lazio-Napoli, dove le eventuali errate valutazioni avrebbero falsato il cammino di squadre le cui ambizioni di classifica sono di notevole spessore. Qualcuno dirà la Salernitana (e non solo, sia ben chiaro) merita rispetto, ma gli internazionali purtroppo sono impiegati in gare con quoziente di difficoltà più alto e arbitri come Volpi devono fare esperienza prima di essere lanciati in partite importanti. Il problema della Salernitana è di classifica, non a caso lo scorso torneo in cadetteria le direzioni arbitrali non sono state così scandalose come nell’attuale.
Le nostre riflessioni sono dovute dopo quanto accaduto all’Olimpico: “Gli arbitri hanno una personalità blanda, è normale prendere certe decisioni poi quando vedono una panchina intera che entra in campo per un fallo laterale. Inventano le punizioni, il rigore su Djuric non l’hanno neanche voluto vedere. Siamo la Salernitana, ultimi a 16 punti e so che devo perdere a Roma ma vorrei farlo in un’altra maniera”, le condivisibili parole di un risentito e arrabbiato direttore Sabatini a fine gara, rispettano quanto da noi sostenuto. E’ un anno calcistico nato male tra mille difficoltà e continua a esserlo, considerata la situazione di classifica. Non è nemmeno il caso di fare processi. Quando le cose nell’intero arco di un campionato non vanno per il verso giusto, le colpe sono divise, semplicistico darle a uno o ad altro responsabile. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, lo sanno tutti. Non è finita, c’è da onorare ancora la speranza e la dignità di una squadra di una città come Salerno, ammirata in tutta Italia per la passione dei propri tifosi. Quelli sì non meriterebbero di retrocedere!
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