«È stato emozionante vivere l’ansia del prepartita, c’erano tante bocche cucite e facce tese. C’era la voglia di arrivare il prima possibile al campo per giocarsela». Claudio Giambene, giornalista di Dazn, ha avuto la fortuna di trovarsi in prima linea lo scorso 10 maggio, quando la Salernitana di Fabrizio Castori ha espugnato l’Adriatico di Pescara mettendo le mani sulla Serie A. «Io ero esattamente dietro la panchina di Castori: il primo tempo è stato molto teso, il gol non arrivava e il Pescara ha anche colpito un palo. Ma c’era la consapevolezza che quella squadra, in un modo o nell’altra, ce l’avrebbe fatta. Sembra quasi che a volte il destino quidi certe situazioni nello sport, i segni portavano tutti nella stessa direzione: basti pensare, ad esempio, a come è arrivata la vittoria in casa del Venezia. In pochi, all’Adriatico, aspettavano il risultato del Monza. Posso raccontare una cosa curiosa, che compare anche nel documentario (disponibile su Dazn, ndr): nel momento del penalty, Bocchini, il secondo di Castori, voleva andare via dalla panchina per non vederne l’esecuzione. È dovuto intervenire Bogdan per farlo rimanere lì…».
Risposta secca: 10 mesi fa ti aspettavi questo risultato, per la Salernitana?
«All’inizio della stagione questa non era certamente una squadra costruita per la promozione diretta, ma neanche per cercare la salvezza. Io sinceramente credevo che si sarebbe giocata i play off in maniera tranquilla, posizionandosi in un buon posto. Anche quando continuava a stare lì in alto, continuavi a pensare: “Questa squadra però segna poco…”. Gli scontri diretti sfavorevoli, fino a quello con il Lecce, sembravano aver allontanano le speranze promozione. Questa squadra, secondo me, è andata oltre le buone – ma non eccelse – capacità tecniche di cui era dotata, ed è stata la dimostrazione di come un gruppo così compatto, in un campionato livellato come la B, vada completamente oltre qualsiasi merito. Perché poi in realtà, dopo 38 partite trascorse lassù, la promozione te la meriti. E questo, le griglie di inizio anno menzionate da Tutino, non possono prevederlo».
La dirigenza dice che è stato compiuto un miracolo, ma non è la prima volta che Castori porta a casa un risultato del genere.
«Ricordo che il giorno dei palloni tirati dalla tifoseria, in protesta contro la multiproprietà, scrissi un messaggio a Castori, dicendogli di stare sempre “in trincea”. Lui, ovviamente, mi rispose di essere abituato: era il 13 settembre. Non so se la Salernitana sia stata anche aiutata dall’assenza del pubblico, se la contestazione sia stata stemperata dallo stadio vuoto. So per certo però che, quando scendeva in campo, la Salernitana aveva 11 giocatori e 11 tifosi in panchina, cosa che non capita di vedere in tutte le squadre. Quando vedi i compagni incitarsi tra loro, senza invidie all’interno dello spogliatoio, capisci che questi sono valori di altri tempi. Le squadre di Castori sono proprio così, di altri tempi: sono letteralmente “squadre”, prima di addizioni di uomini».
Capitolo Tutino: dopo una stagione del genere, può ambire a ritagliarsi il proprio spazio a Napoli? O più giusto che continui con la Salernitana?
«Secondo me, se restasse al Napoli farebbe un errore. Ogni conquista, nella sua carriera, è stata graduale. Dicevano che non avrebbe potuto giocare in Serie C, poi invece l’ha vinta. Ha fatto lo stesso in Serie B, sia a Verona che a Salerno, forse nella prima occasione non era ancora pronto per la A. Quest’anno ha fatto un campionato pazzesco, sia dal punto di vista tecnico che di leadership. Per me, oggi, il suo posto è a Salerno, dove è un punto di riferimento. Non deve angosciarsi se in Serie A dovesse, almeno all’inizio, fare fatica, perché poi nessuna squadra rinuncerebbe a Tutino. Ovvio che a Napoli ci sono prospettive diverse e che il salto sarebbe troppo grande, fermo restando che Tutino potrà diventare un giocatore “da Napoli” successivamente».
Parliamo del futuro: questa è una rosa alla quale vanno fatte importanti modifiche. Chi terresti per la A?
«Dico Belec e Gyomber, sarei curioso di vedere in Serie A anche Casasola: per le sue caratteristiche, essendo un giocatore di gamba, magari potrebbe risultare più adatto per la A che per la B. Darei una chance anche al capitano Francesco Di tacchio, dopo una vita di gavetta. Detto di Tutino, secondo me gli va affiancato un attaccante titolare da 15-20 gol, non semplice da trovare. Terrei anche Djuric e Gondo, a centrocampo invece andrebbe cambiato davvero tanto. In difesa, in qualche modo, oltre Gyomber e Belec gli altri andrebbero testati. Bisogna stare molto attenti, perché quando c’è una promozione la prima tentazione è quella di essere riconoscenti verso il gruppo. Bisogna ragionare in modo molto pratico, tra la B e la A c’è un canyon di differenza. La Salernitana, per il gioco che vuole esprimere, deve aumentare la quantità muscolare, specialmente a centrocampo».
Autore: Ferdinando Gagliotti / Twitter: @Ferdinandogagl3
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