Quella per sta per chiudersi sarà ricordata come una stagione assolutamente negativa per le due squadre campane impegnate nel campionato di serie A. Al di là delle rivalità e della reciproca antipatia tra tifosi, è comunque un peccato che il Sud Italia esca così ridimensionato dal punto di vista sportivo dopo aver toccato vette altissime sfociate nello scudetto del Napoli e in una salvezza a suon di record della Salernitana, capace di ottenere risultati positivi contro tutte e 19 le antagoniste e negli stadi più prestigiosi in assoluto.

Il percorso delle due compagini è simile in diverse sfaccettature. A nostro avviso, ad esempio, già l'anno scorso gli azzurri non avevano una rosa schiacciassassi nè i granata un organico tale da giganteggiare contro Inter, Juve, Roma e Lazio. A fare la differenza sono stati Spalletti e Paulo Sousa, bravi a trasformare squadre discrete in formazioni belle da vedere e in grado di disputare prestazioni di altissimo livello.

Persi i due condottieri - per motivi differenti - sono emersi i limiti dei vari Di Lorenzo, Lobotka, Bradaric, Coulibaly, Politano e Botheim. In fondo sia De Laurentiis, sia Iervolino hanno deciso di ripartire dalla famosa ossatura perdendo, di fatto, soltanto Kim-Lozano e Piatek-Vilhena tra i titolari quasi inamovibili. Eppure i risultati sono stati disastrosi, al punto che l'entusiasmo popolare si è trasformato in contestazione, dispiacere, amarezza e rassegnazione.

Il problema di fondo è stato proprio questo: sopravvalutare alcuni giocatori, acquistando contestualmente solo giovani di prospettiva o ragazzi sconosciuti ripartendo da un Garcia in involuzione da tempo dopo un casting infinito e un Paulo Sousa lontano parente del tecnico motivato e strepitoso ammirato nei mesi precedenti. E poi il gruppo: da un lato una squadra forse satura dopo il trionfo tricolore, dall'altro professionisti che forse aspettavano di ricevere offerte importanti dopo un'annata super e che, evidentemente, hanno visto Salerno come una soluzione di ripiego.

A Napoli e Salernitana sono mancati anche i due attaccanti di riferimento. Dia e Oshimen, anche per questioni legate al mercato, non hanno fatto la differenza, hanno saltato tante partite, sono stati condizionati dalla coppa d'Africa e, probabilmente, avevano la testa altrove. In alcune occasioni, entrambi hanno palesato nervosismo: Dia mandava a quel paese Liverani a San Siro, Oshimen era già insofferente verso Garcia a inizio campionato nella trasferta di Bologna.

E poi Kvara e Candreva, le due anime della squadra e gente di assoluta qualità che ha avuto un percorso quasi inverso: AC87 è partito alla grande ed è calato nel girone di ritorno, il talento georgiano ha vissuto un girone d'andata mediocre per poi tornare agli standard abituali pur toppando contro quasi tutte le big. 

E ancora i cambi di allenatore. Il Napoli è passato da Garcia a mazzarri (reduce da una serie di esoneri e flop) fino a Calzona, qui invece Inzaghi per Sousa e poi Liverani, capace di far peggio dei suoi predecessori e infine sostituito da Colantuono che si stava dedicando al settore giovanile. Infine è venuto meno anche il fattore campo che, con due tifoserie del genere, fa sempre la differenza.

Il Napoli, nel fu San Paolo, ha faticato assai e pure il Frosinone ha giganteggiato esprimendo un calcio efficace e di livello, la Salernitana all'Arechi ha battuto solo la Lazio dell'ex Lotito perdendo quasi tutte le gare del 2024. Nei derby, infine, l'azzurro ha prevalso sul granata, ma il fatto che i partenopei abbiano superato il cavalluccio soltanto al 94', con un gol rocambolesco e contestato contro un avversario fanalino di coda con 8 titolari fuori, fotografa alla perfezione una stagione da dimenticare in fretta.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 15 aprile 2024 alle 22:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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